Finalmente un documentario sui figli delle famiglie arcobaleno. Protagonisti Gus, Ebony, Matt e Graham, tutti bambini tra i 10 e i 12 anni, cresciuti di coppie gay e lesbiche. A girarlo una regista attenta, Maya Newell, cresciuta essa stessa da due mamme. Si intitola “Gaybay Baby” ed è una buona occasione per cercare risposte alle infinite domande che stanno attanagliando la contemporaneità, soprattutto italiana. Il racconto, emozionante e vero, mette in scena cosa significa essere una famiglia “nuova”, e si sofferma sulle difficoltà che è necessario affrontare nel confronto col pregiudizio della comunità in cui si vive. Straordinaria la narrazione, resa ancora più intensa dall’assunzione del punto di vista dei bambini.

Il film sarà proiettato durante il festival Cinemazero Le Voci dell’Inchiesta di Pordenone, che quest’anno torna a farsi sentire coi suoi temi di irriverente attualità tra il 13 e il 17 aprile. È da nove edizioni che questo festival è impegnato ad a prire uno sguardo sulla contemporaneità più scottante – dai cambiamenti del costume all’evoluzione geo-politica internazionale, dalle trasformazioni sociali, ai nuovi linguaggi mediatici fino alla situazione dell’ambiente che ci circonda – e ad oggi si può affermare che ci è riuscito, diventando uno degli appuntamenti più originali del panorama italiano. In particolare, quest’anno, il cardine attorno al quale ruoteranno gli incontri e gli omaggi ai protagonisti del cinema e del giornalismo, è il “cinema del reale”: oltre trenta incontri tra gli eventi e le proiezioni di documentari italiani e internazionali, selezionati nei più importanti festival del mondo (IDFA, Scheffield Doc/Fest, Götheborg, Toronto, Tribeca, New York Doc, etc), molti dei quali in anteprima assoluta per l’Italia .

Oltre al tema delle nuove famiglie, si toccheranno i fronti più innovativi del giornalismo e dell’analisi politica con l’anteprima nazionale di “Requiem for the American Dream”, un dialogo durato 4 anni tra i registi Peter Hutchison, Kelly Nyks, Jared P. Scott e il filosofo, linguista e attivista politico Noam Chomsky. Ma anche la terribile questione del fenomeno migratorio che sta attraversando l’Europa, con “The fog of Srebrenica”, film che racconta la vita di oggi dei sopravvissuti al più grande massacro avvenuto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale, o con l’incredibile anteprima nazionale di “Walls“: esperienza cinematografica rarissima, con la sua potenza visiva (ha la menzione speciale ai festival di San Sebastian e all’IDFA di Amsterdam), raggiunge i confini ai quattro angoli del mondo, Spagna e Marocco, U.S.A e Messico, Sud Africa e Zimbabwe, Israele e Palestina.

Guantanamo’s child ”, canadese, porta invece in scena il primo bambino processato dagli USA dalla fine della Seconda guerra mondiale (ha passato una decina d’anni a Guantanamo per un’accusa mai pienamente provata), mentre con “Crocodile Gennadiy” (arrivato dal festival di Tribeca in prima nazionale) si resta in area sovietica: il protagonista prende con sé i giovani senzatetto che trova, li carica nel suo furgone e li obbliga a disintossicarsi nella sua clinica-fattoria, con grande buonafede e altrettanta mancanza di autorizzazione (alla fine degli anni ‘90 c’erano circa 160 mila ragazzini senza casa che vivevano per le strade dell’Ucraina, esposti allo sfruttamento sessuale, alla tossicodipendenza e all’HIV). L’argomento must del festival è però l’ecologia, e lo chef-attivista austriaco David Gro ss presenterà un’altra anteprima nazionale, “Wastecooking: make food, not waste”, ricette dalla spazzatura contro lo spreco alimentare.

I nfine, l’omaggio alla grandissima Liliana Cavani, di cui è meno conosciuta la produzione documentaristica d’inchiesta, proprio quella che, coi suoi 12 lavori, segnò l’esordio della sua carriera cinematografica: sabato 16 aprile la regista incontrerà il pubblico per parlare degli inediti che verranno proiettati.

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