Con mia moglie Rory Cappelli, giornalista come me, abbiamo deciso di scrivere Nata con noi,
un libro su una famiglia omogenitoriale femminile, di raccontare cioè la nostra storia d’amore e l’infanzia della piccola Barbara. Principalmente, per due motivi.

Eugenia Romanelli «Com'è avere due mamme Chiedetelo a nostra figlia»

Il primo, più privato, per rispondere a domande sulla sua origine che oggi non ci pone ma che un giorno potrebbe volerci porre, magari proprio quando noi non ci saremo più.

La seconda ragione è politica: Rory vuole che questo libro sia uno dei mattoni con cui pavimentare la strada dei diritti per chi verrà dopo di noi. Per me, invece, è importante soprattutto creare narrazioni, dare visibilità a storie come la nostra, raccontare per fondare rappresentazioni, pensiero, conoscenza: non si possono avere opinioni autentiche e libere su qualcosa che non si sa immaginare, resterebbero solo pre-giudizi, che sono sgambetti pericolosi.

Al di là della certezza sull’urgenza storica di un libro come questo, ci siamo però poste il problema di eventuali reazioni di odio delle persone. Il tema è violentemente divisivo, soprattutto adesso: quando uscì Sei come sei, il doloroso romanzo d’amore su una famiglia omogenitoriale maschile, Melania Mazzucco, che ne era l’autrice, dovette girare con la scorta. Abbiamo scelto lei come testimone della presentazione in anteprima nazionale di questo libro proprio per dare una misura al tempo: dieci anni dopo, avremo ancora bisogno di una scorta, oppure l’Italia ha imparato qualcosa in più sul diritto d’amare, nonostante una destra omolesbobitransfobica al governo?

Il libro si apre con la nascita di Barbara e si chiude con la sua prima autonomia, in un mise en abyme che gioca con la cronologia come fosse una filarmonica, andando avanti e indietro negli anni, utilizzando come filo conduttore le associazioni del presente con fatti del passato. Credo che venga fuori una famiglia come le altre, fatta di amore e liti, slanci e attriti, generosità ed egoismi, problemi da affrontare, quotidianità significative, piccole soddisfazioni da festeggiare. Tranne per la specificità che la caratterizza: la bisessualità delle mamme, la presenza di un donatore, l’assenza di un padre, l’ipocrisia o la solidarietà delle persone intorno, le risorse e le competenze di una bambina fin da subito al corrente della sua origine, i parenti omofobi, gli assistenti sociali in casa, i Tribunali.

Se mi aspetto che sfogliando le pagine sarà l’empatia a fare da padrona, rendendo contenti tutti, è forse in queste specificità che si potrebbe trovare l’occasione di conoscere mondi nuovi, fare riflessioni sulla vita e sul suo significato, ma anche sull’amore e le relazioni, e sul valore della famiglia come luogo di educazione sentimentale. E, magari, dopo questo check, dopo questo viaggio narrativo, riposizionarsi rispetto al proprio senso di giustizia. Un po’ come accade tornando da un luogo esotico, dopo aver fatto esperienza di usanze lontane dalle nostre. Mia madre lo ha definito un libro doloroso, e mi ha stupita: le difficoltà di cui raccontiamo, gli incidenti di percorso, i problemi, sono quelli che rendono imperfette le vite e le relazioni di tutti noi, e la forza che spero emerga da queste pagine sta nelle risposte creative, capaci di trasformare gli ostacoli in opportunità.

Ma forse, visto dagli occhi di chi vorrebbe per noi sempre tutto in discesa, in effetti i crepacci durante il percorso sono stati vertiginosi. Come ad esempio affrontare le assenze o i rifiuti della famiglia di origine. O l’iter giudiziario per garantire alla bambina due genitori anche dal punto di vista legale: non dimenticherò mai le telecamere nascoste mentre giocavamo sul tappeto, atte a misurare le capacità genitoriali di Rory, la madre d’intenzione, come si fa per chi è accusato di abusi o atti criminali.

Si ride, anche però, tra aneddoti buffi e situazioni grottesche, mentre per i deboli di cuore occorre tenersi a portata di mano i fazzoletti, perché le parole della piccola Barbara, anche se a dirlo sono io, sua madre, sono veramente toccanti, con una saggezza minimale ma intensa, come spesso lo sono i bambini.

Spero tanto che Giorgia Meloni e i meloniani leggano questo libro perché sono certa che le storie d’amore abbiano il potere di illuminare le ombre della nostra mente e scacciarle via, aprendoci con gioia alla comune radice umana alla quale apparteniamo.

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