Sette episodi da 45 minuti, come fossero sedute di psicoterapia. Una serie imperdibile, da non perdere, come si dice? La serie Tutto chiede salvezza si svolge in un ospedale psichiatrico, dove viene ricoverato con TSO – Trattamento Sanitario Obbligatorio – Daniele, un ventenne che, dopo una notte in discoteca con un po’ di coca, ha un attacco psicotico e picchia i genitori.

Detta così, vade retro, immagino. Ma un momento: se mi date retta, prometto un percorso di rara intensità, dove godibilità e emozioni si fondono per dare vita a una grande esperienza sentimentale e umana. Standing ovation a interpreti (tranne il primario) e sceneggiatori: si rasenta la perfezione.

Premetto che per me è stato facile empatizzare, io che di psicoterapie ne ho fatte 7 (era un’attività che faceva parte della cultura familiare, avendo per zio uno come Nino Dazzi): una psicoterapia psicoanalitica di 3 anni, ancora minorenne per via della mia omosessualità (erano altri tempi); due cicli di psicoanalisi freudiana da 7 e 9 anni; un ciclo di terapia di gruppo con approccio DBT (Dialectical Behaviour Therapy); 4 anni di terapia cognitivo-comportamentale con EMDR; due cicli da un anno di terapia di coppia.

Se sommo, arrivo a 25 anni, metà della mia vita. Non mi sono fatta una buona idea, alla fine, della psicoterapia, come si evince dall’inchiesta per L’Espresso per il mio blog Borderline – guarda caso – e devo dire che alla fine mi ha aiutato più un ciclo di antidepressivi somministrato da uno psichiatra a seguito di una depressione reattiva post-Pandemia. Certamente, oggi mi sento una campionessa in quanto a consapevolezza, ma parlare di guarigione dalla sofferenza è altra cosa, come appunto ci insegna questa bellissima serie.

Ma per identificarsi con i protagonisti e le protagoniste degli episodi di Tutto chiede salvezza, giuro, non occorre avere un cv come il mio o come quello dell’autore dell’omonimo libro da cui è tratta la storia (vera), Daniele Mencarelli, Premio Strega Giovani 2020, ed è questo il bello: se alle prime scene la risposta può essere di repulsione, ribrezzo, fastidio, se inizialmente è molto forte il fattore disturbante, con uno che prega dalla mattina alla sera, ha i capelli unti e il pannolino, un’altro che molesta sessualmente i compagni, un terzo semi-analfabeta, e via dicendo, il viaggio in cui regista, attori e sceneggiatori ci fanno fare prendendoci per mano non solo è alla portata di tutti ma addirittura permette una fortissima immedesimazione.

La radice dei personaggi, infatti, è quella umana e l’autenticità con cui è narrata e interpretata ha un forte potere riparativo sulla vita di tutti noi, dato che – questo è certo – chiunque è alle prese col dolore.

La prova attoriale in
Tutto chiede salvezza

Se vi dicessi di preparare i fazzoletti probabilmente vi disincentiverei, ma insisto nel dire che la commozione continua non è pietà, bensì mirroring, come dicono gli anglofoni: riconoscersi nei personaggi, nelle loro vulnerabilità, nelle loro nudità. E, parlando di personaggi, vi mancheranno, una volta finita la serie: sono talmente credibili, mai idealizzati o favolistici, così profondi e tridimensionali da farci confondere e illudere di aver trovato i nostri nuovi migliori amici.

Attori straordinari, dicevo, a partire dalla coppia di protagonisti ma nessuno escluso: Andrea Pennacchi (Mario), Vincenzo Crea (Gianluca), Lorenzo Renzi (Giorgio), Vincenzo Nemolato (Madonnina), Alessandro Pacioni (Alessandro), i compagni di stanza durante i 7 giorni di TSO. Ma anche le due infermiere (e Ricky Memphis, razzista e omofobo), e i due medici (Filippo Nigro, una bestia!). Ognuno con un arco narrativo senza sbavature, perfetto, direi.

Tutto chiede salvezza: cast, trama e personaggi della nuova serie tv italiana più vista su Netflix - immagine 6
Il protagonista Federico Cesari

Un lavoro corale di grande valore sociale, anche, perchè prende posizione sullo stigma sulla salute mentale, impegnandosi a combatterlo, a cominciare dal sito che, nel finale, si mette a disposizione delle persone che hanno bisogno di aiuto, soprattutto giovani, trattandosi di un’epoca di vera emergenza. Impegno che anche noi rewriters sosteniamo, a partire dal nostro Manifesto.

Se vorrete partecipare alla poesia di questo sguardo sul mondo, se vorrete investire 315 minuti della vostra vita per immergervi in questo racconto che, con gentilezza e rispetto, ci aiuta a sovvertire la parte falsa della nostra interpretazione esistenziale, liberandoci, prometto che troverete sollievo, qualsiasi siano le vostre sofferenze.

Tutto chiede salvezza è un capolavoro di educazione alle differenze e di valorizzazione delle unicità di ognuno, una grande opportunità per imparare ancora qualcosa su se stessi e sviluppare valore in nome dell’autenticità e dell’amicizia.

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