Sarà per via della sua identità ibrida e cangiante, metà francese e metà tedesca, sarà perché è da sempre un crocevia della storia europea, sarà perché è la capitale d’Europa, sede di Parlamento europeo, Corte dei diritti dell’uomo e Consiglio d’Europa: fatto sta che Strasburgo è a tutti gli effetti un must per dinamismo culturale, apertura e pluralità. Anche per questo è meta sempre più battuta dal popolo GLBTQI, ossia dalle persone gay, lesbiche, bisex, transessuali, queer e intersessuali. Ma non solo: infatti è un viaggio consigliato a tutti coloro che vogliono fare un’esperienza un po’ radical e un po’ chic: non convenzionale né conformista, piuttosto disinibita ma elegante, come si addice alle città cosmopolite.

Dopo aver fatto una gita sul battello, visitato la cattedrale di Notre Dame e la piazza della Cattedrale, il museo dell’Opera di Notre Dame, i musei di Palazzo Rohan (costruito per alloggiare i principi vescovi, questo bel palazzo nel centro di Strasburgo ospita il museo delle Belle Arti, il museo delle Arti decorative e il Museo archeologico), e il museo di Arte Moderna (con lavori eccezionali da Picasso al Surrealismo), si consiglia di finire la serata in uno dei tanti locali gay-friendly, assai più accoglienti e divertenti di tutti gli altri, più tradizionali. Sofisticati e sexy, sono perfetti per chi vive la vita con disinvoltura e così come nell’architettura della città, nell’organizzazione sociale, nell’arte e nella gastronomia convive il meglio delle due nazionalità (lo ricordiamo: per 1000 anni Strasburgo fu territorio dell’Impero Germanico, poi nel 1681 Luigi XIV la occupò fin quando non tornò ai tedeschi ma, nel 1919 fu nuovamente annessa alla Francia, e, con la Seconda Guerra Mondiale, tornò tedesca), anche in alcuni locali si può apprezzare una perfetta sintesi tra consistenza tedesca e raffinatezza francese. Atmosfere degne di nota sono quelle della Petite-France, vera cartolina del centro storico, il quartiere dove una volta vivevano mugnai, conciatori e pescatori. Le case sono rimaste quelle del 1500, con i tetti spioventi, i piccoli balconi con i gerani, e le finestre a filo d’acqua e, tra queste viuzze e vicoli, si trovano alcuni locali bohémien, spesso ricavati da fienili e magazzini ristrutturati, che si alternano tra piccoli laboratori artigianali. Anche intorno ai cosiddetti Ponti Coperti o alla Diga Vauban (una casa-diga che prende il nome dell’ingegnere militare che la progettò) è carino passeggiare alla ricerca di un posto per bere qualcosa e scaldarsi.

Ma la top-twenty 2015 dei locali per i turisti più estrosi comincia dal quartetto gay style (il So divine, L’idèal, il Tabu Gayclub, e l’Abbatriot Cafè) e arriva a posti semplicemente gay-friendly, ossia frequentati da un pubblico misto, molto aperto agli scambi interculturali. Se L’Antracte e Le Glouglou bar hanno un’identità più spiccatamente arcobaleno, Le Living Room è un bar apprezzato soprattutto dal pubblico giovane e alla moda dove si ascolta l’elettronica. La Laiterie invece è un centro culturale allestito in un’ex-centrale del latte, nelle vicinanze della stazione: si balla house e techno tra esposizioni di arte contemporanea. Labattoir offre eventi dal vivo, e il Rhumerie Bar Waikiki, arredato in stile caraibico, è famoso per cocktail originali. Le Jimmy’s Bar è decisamente per teenager, mentre al Le Zanzib’Art si balla, dalla techno alla hardcore. Per una cena volante vanno provati il Nelson, l’Exils, e l’Acadèmie de la Bière: gli spuntini fino alle tre di mattina sono niente male. Gli amanti della musica classica devono invece puntare all’Angel’s House, così come i fanatici del reggae saranno di casa al Fiesta Makassi. E poi ci sono Le Molodoi, che va bene per l’alternative, e il Cafè de Thèatre che, al contrario, è molto chic. Le Saxo è un bar accogliente e frequentato da un pubblico variegato che adora il jazz, mentre Le Rock City ospita live rock, come pure il Gayot. Au Camionneur e Le 3 Singes sono locali tranquilli, il secondo in particolare è un lunge bar che cavalca l’onda asiatica, con musica soft e profumi d’incenso. Infine la Perestroika, in perfetto stile russo. Insomma, non resta che partire alla scoperta.

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