D. La principessa Diana e la palpebra di Dio, di Cesare Catà, per la regia del bravo Luigi Moretti, racconta l’icona di Lady Diana Spencer nelle sue vicende umane, esistenziali e sociali, dando voce alla sua figura in una sorta di memoriale post-mortem in cui la Principessa, ripensando alla propria vita, narra di sé, dei suoi amori e dolori, dei suoi affetti più cari perduti.

In scena da stesera fino al 12 gennaio al Teatro Brancaccino, è il ritratto, fiabesco e psicologico a un tempo, di una delle figure di donna più amate, controverse e celebri del Novecento. Un ritratto dal sapore “neo-shakespeariano”, che getta una luce originale e commossa su uno spaccato della recente storia inglese ed europea. Nel monologo, Lady D. dialoga con voci che sente giungere dal regno dei vivi: quelle dei due figli William e Henry, quella della Regina Elisabetta, quella del suo ex-consorte Carlo. Mentre racconta di sé, l’immagine di Lady D. si sovrappone a quella di alcune eroine della mitologia classica – Medea, Arianna, Antigone e Artemide – e il testo del monologo si interseca con estratti da Euripide, Ovidio, Sofocle, Seneca.

Bravissima l’interprete, Paola Giorgi, che tiene la scena mozzando il fiato. E bravissima anche Maria Chiara Orlando alla tromba jazz, e poi Sonia Barbadoro e Giovanni Moschella.

“Ho sempre ammirato Lady Diana Spencer – dice la Giorgi – quella sua impronta di donna libera e ho sempre desiderato portarla in scena. Non mi interessa il gossip, mi interessano le tante sfaccettature di una donna di nobile famiglia, coraggiosa, anticonvenzionale, elegante, moglie, ma soprattutto madre. C ’è un punto di contatto forte tra me e Lady Diana, una esperienza comune, il disturbo del comportamento alimentare, che si è manifestato con la bulimia in lei, con l’anoressia in me; ma ancora più forte c’è la consapevolezza di averlo superato. Entrambe”.

Una grandissima identificazione, dunque, tra l’attrice e il suo personaggio, che giova all’impatto emotivo sullo spettatore: “Quando penso a Diana penso ad Antigone, al suo atto di insubordinazione, al suo essere idealista e romantica e decisa ad affermare il primato della libertà. Con questa suggestione mi sono rivolta a Cesare Catà, uno scrittore profondo, coltissimo, sportivo, tenero e folle che ha fatto sbocciare la mia idea di Diana connettendola alle vicende di Medea, di Artemide, di Arianna; creandone un mito che Cesare ci permette di conoscere attraverso la sua palpebra di Dio. Un lavoro così intimo e potente non potevo che affidarlo alle mani di Luigi Moretti, amico, collega ma soprattutto grande regista di profonda sensibilità e raffinatezza.

D la principessa Diana e la palpebra di Dio, è la storia di una donna, con tutta la meraviglia che questo termine racchiude.

Info: https://www.teatrobrancaccio.it/spettacoli/brancaccino-2019-2020/d-la-principessa-diana-e-la-palpebra-di-dio/

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