“Un’epoca raccontata attraverso una pista da ballo” è il titolo dell’ultimo libro uscito dalla penna di Osvaldo Sponzilli. Un omaggio al suo amico Walter Santinelli, maestro di ballo di antica tradizione famigliare. Un viaggio attraverso la storia di Roma dal 1932 ad oggi: la biografia di una famiglia di ballerini, che ha fatto conoscere il ballo in ogni angolo d’Italia.

“Leggere questo libro vi farà innamorare del ballo, della scrittura e della storia d’Italia. Pagina dopo pagina, Sponzilli ci trasporta in un mondo dove inseguire le proprie passioni diventa la cura, e, attraverso il racconto di una vita esemplare, ci insegna ad usare gli ostacoli come trampolini e a trasformare i limiti in orizzonti”. Sono le mie parole per la quarta di copertina, visto che mi sono letteralmente innamorata di un volume che davvero sfida le convenzioni tutte, letterarie, autoriali, narrative, e che porta la firma dell’uomo più eclettico sulla scena editoriale dell’autoproduzione: pricoterapeuta, chirurgo, noto omeopata agopuntore, professore universitario (Roma, Barcellona), ma anche fotografo, scrittore, divulgatore scientifico che vanta all’attivo oltre cento pubblicazioni scientifiche.

Il 4 marzo alle 19, presso l’Antica Stamperia Rubattino, Associazione Culturale che prende vita dalla trasformazione di una storica stamperia romana, andrà in scena una presentazione in anteprima nazionale di un volume che ibrida i generi, mixando storia (di una Roma sconosciuta, ma anche storia del ballo), biografia e romanzo. Una presentazione insolita perchè prevede l’esibizione di ballo proprio della coppia Santinelli, coppia sul palco e nella vita, campionessa di trofei nazionali e internazionali ma soprattutto duo storico per la tradizione italiana nel mondo.

Un libro che può essere letto in tanti modi. Come storia di Roma, una città che in pochi conoscono perchè in pochi ne hanno memoria: “La Caput Mundi – spiega Sponzilli – che ora viene vista come una città per ricchi, attraverso i secoli è invece stata sempre una città di poveri, se escludiamo il papato e le grandi famiglie nobiliari. La vita si svolgeva tra i Borghi ed i Rioni. E la nostra storia inizia proprio nei borghi di San Pietro a Spina di Borgo, quell’area che il Ventennio Fascista demolì per fare spazio a via della Conciliazione. Proprio lì, nella Spina, precisamente in piazza Scossacavalli, nasce il protagonista della nostra storia, Walter, e con lui una vera e propria rivoluzione nel ballo”.

Ma anche una biografia romanzata piene di colpi di scena, ad alto impatto emotivo, con personaggi forti – nella realtà e nella finzione – che vengono restituiti alla collettività con grinta e struttura ma anche in tutte le sfumature che la forza, per essere tale, porta con sé: debolezze, sconfitte, errori, cadute, paure. Obbligato ad andarsene con i suoi genitori in spostamenti continui tra Torpignattara, Trastevere, via dei Coronari fino a via Ennio Quirino Visconti, Walter ci fa scoprire parti di città, parti intime della sua vita privata ma anche, e soprattutto, la nascita del ballo in un paese che non aveva gambe: “In una cornice di altri tempi, racconto delle scampagnate in bicicletta attraverso la neonata via del Mare fino alla pineta di Ostia dove al suono di un violino si improvvisavano passi di ballo ed insegnamenti al piccolo Walter”.

E poi i primi allievi, timidi e impacciati, fino alle più celebri collaborazioni, come quella con Pietro Germi, Lino Banfi, Elena Sofia Ricci, Milena Vukotic, Beatrice Fazi, Luca Angioletti, e tanti altri. Insomma, il ballo dalle sue origini ad oggi, dai primi corsi per corrispondenza, che avviano al mondo del ballo tantissimi italiani anche in paesini sperduti, alla scuola ufficiale di ballo a Roma dell’immediato dopoguerra (le memorie della famiglia Santinelli sono nei filmati degli archivi della RAI), alle trasferte a Parigi, nel mondo di Toulouse Lautrec, o a Londra e in Germania, per i campionati mondiali di ballo, agli squarci più irriverenti della nostra storia, come la rivoluzione studentesca del ‘68 e da lì al “Travoltismo” del ’78. Si arriva in fine alla Santinelli Dance Accademy fondata dalle figlie, più volte coreografe per la televisione.

Un libro che davvero riesce a narrare un’epoca, e che lo fa con le parole, con i ricordi, con gli aneddoti ma anche con i suoi simboli più che evocativi (protagonisti del racconto anche la Vespa, la Lambretta e la mitica Olivetti lettera 22). Del resto, come non omaggiare chi ha saputo portare l’Italia nel mondo attraverso la tradizione dei suoi balli, ma anche il mondo del ballo in Italia, ancora timida e goffa, mentre oltre oceano già si impazziva sudando in pista, con le donne già in mini-gonna, e si costruivano i nuovi immaginari della modernità. Basti pensare che sia stato proprio il santinelli a preparare gli attori del cinema internazionale, quando ha dovuto misurarsi in pista, come ad esempio per Il Paziente Inglese.

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