La scrittrice Nadia Terranova ha definito Il silenzio dell’acciuga un romanzo “femminista – non perché segua una tesi (sarebbe antiletterario), ma perché costringe i lettori, maschi e femmine, a tenere lo sguardo fisso sulle diverse forme di costrizione all’uniformità e alla marginalità, a non divagare, a non distrarsi rispetto all’indomita riconquista di un centro che è, e sempre deve essere, il femminismo, con le sue lotte anche quando sono sotterranee e a volte solitarie”.

Giovedì 13 febbraio alle ore 18.30, alla Libreria Feltrinelli di Largo di Torre Argentina 5/A, Roma, Rosella Milone dialogherà con la giovanissima autrice Lorena Spampinato, che presenta il suo “Il silenzio dell’acciuga” (Fanucci editore). Un tema delicato, quello dell’abuso. Infatti, il romanzo, duro, dolce e imprevedibile, racconta della formazione di una giovane donna che ancora non sa distinguere l’amore dalla sopraffazione.

Tresa è stata educata dal padre al silenzio e al rigore. In tutto
lei deve assomigliare a Gero, il suo fratello gemello: stessi abiti
e stessa compostezza. Del suo essere femmina a nessuno sembra importare, fino al giorno in cui suo padre parte per lavoro e lascia
lei e Gero da una zia. Da quel momento il rapporto con il fratello
si fa turbolento: la zia infatti riconosce in Tresa il suo essere futura donna creando distacco tra le loro immagini e i loro corpi. Gero non sembra accettare questo mondo di femmine e si sottrae con rabbia all’abbandono del padre.
La casa della zia assomiglia a un antico museo e né Tresa né Gero capiscono bene che lavoro faccia, sanno solo che esiste un terreno dove un giorno lei li porta e li fa lavorare durante l’estate. Per Tresa è quasi una liberazione, la scuola infatti è diventata gabbia e supplizio, tutti lì la chiamano Masculina, perché come le acciughe non è aggraziata né adatta alle tavole dei ricchi. Il terreno e la casa saranno per Tresa le scenografie del primo pericoloso innamoramento, della scoperta del corpo, della vergogna e soprattutto dei segreti. Continua infatti a vigere in famiglia una regola solida: non dire. Tresa dovrà nel silenzio costruire sé stessa, capire cosa è il dolore e cosa il confronto, cosa è una donna e cosa la crescita.
Con questo romanzo Lorena Spampinato, attraverso una lingua musicale, elegante e una scrittura schietta, racconta, ora a tinte cupe ora brillanti, l’ingresso di una bambina nel temibile mondo degli adulti e dei loro misfatti.

Un bel cazzotto nello stomaco, eppure necessario, se pensiamo che una bambina su tre ha subito abusi in ambiente familiare o parafamiliare (scuola, attività extrascolastiche, parrocchie, etc). Un romanzo coraggioso, crudo, nudo. Ma anche struggente, e soprattutto autentico. Lorena Spampinato, classe 1990, è catanese e ha esordito (a diciotto anni) La prima volta che ti ho rivisto (Fanucci editore, 2008).

Il silenzio dell’acciuga è il quarto romanzo (La prima volta che ti ho visto, Quell’attimo chiamato felicità e L’altro lato dei sogni) ma è un lavoro che si allontana dai precedenti per compiere questo viaggio doloroso in una Sicilia antica ed emblematica ed esplorare il ruolo della donna e il rapporto con il corpo: “Tresa è taciturna, impacciata – spiega – a scuola la chiamano Masculina perché somiglia in tutto e per tutto al fratello, nella fisicità e nell’estetica, ma sarà presto costretta a fare i conti col proprio corpo che cambia, con la propria femminilità, con i dubbi, i dolori, i segreti, sempre in solitudine. Insieme alla zia, Tresa scoprirà anche e fino in fondo, che è anche libera di scegliere che donna essere”.

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