Aperto da pochi mesi, vale davvero la pena. Dal crudo al fritto, dal ghiaccio al fuoco con tartare, carpacci, crostacei, ceviche, selezioni di ostriche, fritti, hamburger, insalate di pesce, “supplifish” e tanto altro in pochi metri quadrati e una manciata di tavoli. Dove? A via dei Banchi Vecchi, nel centro storico di Roma, oppure a Corso Trieste, a due passi dal sofisticato quartiere Coppedè.

Vi segnalo, in particolare, la sede di Corso Trieste perchè regala un’atmosfera inaspettata. Il “buco”, perchè davvero, oltre il bancone, solo quattro o cinque tavoli, e poi altri tre o quattro su strada, in mezzo al traffico della via, stretti stretti e con alti panchetti un po’ scomodi, è davvero una sorpresa: i colori sono quelli del ghiaccio e del pesce crudo, rosso, rosa, rosato, madreperla, bianco, pesca, ambra, e poi la gentilezza.

Un locale sotto-soglia, understatement, per niente pretenzioso anche se dovrebbe, vista la qualità eccellente, lo stile, il design, il menù, e la carta dei vini.

E poi la clientela: potreste trovare gli intellettuali e gli artisti della zona, di passaggio verso casa, che magari si sono fermati per un calice di vino e un crudo volante, da David Riondino a Margherita Buy, da Enrico Mentana a Lucrezia Lante della Rovere.

Trattandosi di un “hub”, di un “punto di appoggio” e non di un vero e proprio ristorante (nonostante si ceni comodamente, anche se in pochi), il menù è anche una sorta di “strret menù”: fritti, panini, pinsa ripiena, supplì, tutto rigorosamente di pesce (misto, tagliato al coltello, panato, fritto o servito nell’antica focaccia romana).

L’altro menù, quello per l’aperifish o per la cena, cambia invece ogni settimana a seconda delle prelibatezze del momento. Se siete fortunati, troverete la tartare di mazzancolle, pera, nocciole e menta.

Per l’aperifish, d’obbligo le mini bruschette con gambero rosso, basilico, pomodoro e burrata. Mensilmente, anche mini dj set, sempre solo per pochi!

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