E dopo aver fatto esperienza (come molt*) di entrambe le catastrofi esistenziali, quelle che nell’Ottocento il Kierkegaard di Aut-Aut e Timore e Tremore distingueva in Uomo Estetico e Uomo Etico, ossia del Don Giovanni seduttore ma anche di quella del buon marito fedele, senza venirne a capo, finalmente lo psicoanalista degli psicoanalisti mi spiega perchè.

Il podcast che vi consiglio oggi è l’episodio 4 di La vita erotica di Massimo Recalcati, membro del Comitato Scientifico di ReWriters, dal titolo Incompatibilità tra amore e desiderio. Vi aiuterà a comprendere come mai trovate noioso il matrimonio ma non vi fa sentire appagati o appagate nemmeno il continuo susseguirsi di inebrianti relazioni passionali.

Recalcati: rassicurante stabilità dell’amore e del matrimonio

Citando Kant, Roth e Freud, lo psicoanalista ci conduce, con la sua nota chiarezza, lucidità e capacità divulgativa, attraverso i conflitti della nostra umanità per concludere come la rassicurante stabilità dell’amore e del matrimonio siano anche una difesa dal turbamento di fronte all’esperienza della morte insita nel godimento della passione.

Molto intensa la narrazione che distingue il desiderio dall’amore, o meglio, l’amore dal godimento: se il godimento è desiderio di un pezzo del corpo dell’altro (un sedere, uno sguardo, un modo di fare, un seno, etc) e quindi, fisiologicamente sempre sostituibile, l’amore è desiderio per il desiderio dell’altro nei miei confronti, desiderio del segno della presenza dell’altro: per questo il godimento ha bisogno sempre di un oggetto, mentre l’amore è rivolto ad un soggetto che per sua stessa natura è insostituibile.

La teoria dei “tre seni”

Partendo dalla teoria psicoanalitica dei tre seni (in cui il seno è sia l’oggetto che soddisfa l’istinto della fame, sia l’oggetto che soddisfa la pulsione erotica pregentitale di tipo orale, sia il segno della presenza della madre), Recalcati mostra la differenza tra godimento oggettuale (o desiderio verso un oggetto) per soddisfare istinti e pulsioni, e desiderio del desiderio dell’altro, che chiama amore. L’inconciliabilità nasce dunque dalla profonda differenza delle due esperienze, le quali si caratterizzano una per il continuo consumo di un qualcosa di nuovo, l’altra per la continua ripetizione di un qualcosa di noto. Un’esperienza è inebriante, mentre l’altra è monotona.

Eppure, nell’inebriamento, nell’eccitazione, che va sempre oltre la razionalità, è contenuta la morte: un motociclista che sfreccia in stradine sempre più strette, godendo del vento nei capelli pur rischiando di schiantarsi, un amante che gode con partner sempre diversi pur senza preservativo. Ecco, dice Recalcati, quel pur non significa nonostante ma, al contrario, significa proprio perchè.

L’aspetto sovversivo che la psicoanalisi ha scoperto a partire da Freud, e che Kierkegaard non poteva quindi pensare, è proprio questo passaggio: il desiderio, nella sua ricerca continua di un nuovo oggetto, è ineluttabilmente connesso con la morte e proprio questo aspetto è causa del godimento. Per questo, quindi, la monotonia dell’amore, quel sentimento che ci rende capaci di donare ciò che ci manca (ad esempio il tempo), di esistere e fare esistere nella completa libertà, di desiderare la mancanza di sè nell’altro, è anche una difesa dalla morte.

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