Ariane Chauffert-Yvart, in arte Ariane C-Y, è un personaggio da tenere d’occhio. A Roma, il prossimo 4 maggio, porta da Parigi “Sogni d’Oro”, una mostra dei lavori di giovani artisti alle prese niente di meno che con l’inebriante inconscio, che resterà esposta fino al 22 luglio. Non ingenua la location, AlbumArte, vecchia stalla restaurata di Villa Poniatowsky, tra Piazza del Popolo, la GNAM e il MAXXI, ossia angolo di un triangolo magico per l’arte contemporanea.

Ivan Cantos, Guillaume Castel, Raphaël Thierry, Samuel Yal, William Wright firmano tele, disegni, sculture e installazioni, per lo più create appositamente per la mostra e esplose nelle sale mirabolanti della stalla, che provocano lo spettatore a misurarsi con il proprio inconscio rappresentato dalle opere pensate per lasciare completamente libera l’immaginazione e l’introspezione.

“In questo momento storico, in cui la scienza invade e analizza tutti i campi, incluso quello delle arti visive – dice Ariane C-Y – penso sia interessante focalizzare l’attenzione su un fenomeno psicologico ammantato ancora dal mistero: la mente che sogna, il suo peregrinare inspiegato in dimensioni irreali e affascinanti, raro spazio di completa libertà”. Del resto, l’immaginario della mente addormentata è una tematica che permea la storia dell’arte, della letteratura e della poesia da tempo immemore, fornendo risorse di espressione inesauribili.

Ed ecco che lo studio e il confronto con le strutture della natura è fonte di suggestione per i francesi Guillaume Castel e Raphaël Thierry, che in comune hanno la luce dell’oro: il primo elabora una scultura monumentale in acciaio e oro che rappresenta il mondo del sogno, ispirandosi a motivi iconici naturali; il secondo usa materiali naturali, come il legno e l’oro, per esprimere la sua ricerca di libertà, concependo installazioni e grandi disegni visionari.

Luce anche per la poetica di Samuel Yal, anche lui artista francese ma in residenza quest’anno a Madrid, che utilizza una porcellana bianca splendente per le sue sculture sospese, come nel lavoro Dissolution. Instabili e vulnerabili, le sue opere sono davvero un sogno a occhi aperti.

Ivan Cantos, spagnolo a 360 gradi, contribuisce invece alla collettiva con un ritratto in terracotta, evocazione malinconica delle speranze e aspettative dei migranti di oggi, mentre l’inglese William Wright ricerca la serenità del sonno nella sua tela caratterizzata da uno stile naïve di nostalgico abbandono.

La mostra, realizzata in collaborazione con l’Institut Français di Roma e la Real Academia de España en Roma, non deluderà chi nell’arte cerca stimolo e ispirazione per trasformare i propri limiti in orizzonti, anche grazie all’impegno di AlbumArte, associazione culturale indipendente e no-profit che dal 2010 propone un articolato programma di eventi per il sostegno e la diffusione dell’arte contemporanea e dal 2014 realizza i progetti nel suo spazio espositivo di Roma.

Leggi su l’Espresso