Intanto bisogna sbrigarsi, perchè a quanto pare tra 10 anni tornerà sommerso dall’oceano Indiano, come era in origine. Leggende o realtà, per chi è in cerca di ispirazione e non ha il conto in banca in rosso vale la pena mettere in agenda un viaggio in questo atollo lungo 500 metri nel bel mezzo del nulla. Il perchè è semplice: è l’unico atollo maldiviano che, pur privato e Leading Hotels of the Wold, permette di compiere un’esperienza autentica con il territorio, in particolare con l’enegia dell’acqua, indubbia protagonista del turismo oceanico.

L’hotel diffuso, se così si può chiamare un minuscolo atollo attrezzato per tutti i comfort e riconosciuto come migliore del mondo nel 2014 (World Luxury Hotel Awards), fa parte di una piccola catena di resort di nicchia, cinque in tutto, sparsi nelle isole più piccole e meravigliose del pianeta. Qui arrivano da tutti i continenti, ma il turismo è molto particolare: intellettuali, giornalisti, professori, artisti, registi, scrittori, filosofi in cerca di privacy e silenzio per poter trovare ispirazione. L’isola, caratterizzata da uno charme di understated elegance e decisamente gay friendly, è infatti una sorta di nido per chi ha bisogno di prendere le distanze dal ritmo frenetico dell’esistenza vissuta all’occidentale, dove il tempo è franto, si è sempre interconnessi, la prestazione ha preso il sopravvento sulla partecipazione, e resta ben poco a quell’esperienza di pienezza del qui-e-ora, dove conta solo essere dove si è.

Già per arrivarci occorre dotarsi di pazienza e tempo: chi viene da Europa, Americhe, Russia, Giappone, Australia, etc, deve affrontare come minimo due lunghe tratte aeree, oltre alla mezz’ora in idrovolante dall’areoporto di Malé. Il fuso orario e la stanchezza aiutano a sentirsi letteralmente catapultati in un’altro sè, in un’altra vita, quella desiderabile, quella fatta di aderenza, coerenza e identificazione con i gesti, le scelte, le azioni, le parole, i luoghi. E Alifù Alifù lo insegna, questo, o per lo meno aiuta chi ne è in cerca a sviluppare e amplificare quel senso di appartenenza al pianeta Terra, fatto di silenzio e suoni naturali, di mare, di vibrazioni energetiche, di fogliame, di fruscii, di increspature e tramonti cangianti, di colori sempre diversi, di animali di terra, d’aria e d’acqua, e di malesiani, uomini e donne, mediatori culturali tra un mondo e un altro, tra la vita scandita dal satellite e quella scandita dal sè nel qui e ora.

“Da noi viene chi cerca una vista a 360 gradi di mare e natura, senza interferenze esterne, che si tratti di cemento, di rumore, di tecnologia o di gente – spiega Rossana De Sanctis – front officer manager del Constance Halaveli. L’intimità con se stessi, con il compagno di viaggio e con il pianeta che si riesce a raggiungere semplicemente ‘stando’, facendo esperienza di mare trasparente ricolmo di pesci, senza mai indossare le scarpe, calpestando sabbia finissima o il legno delle nostre srtutture, mangiando pesce pescato a chilometro zero e cucinato ogni sera con ricette e spezie di tutte le culture del mondo, è davvero qualcosa di impattante. Si ritorna alle origini, al senso della vita, ai piaceri primari. Io sono arrivata qui da Frascati cinque anni fa, e non sono più riuscita ad andarmene”. Maldive vuol dire tante cose diverse, spiega Barbara Elkaz, croata, front manager: “A pochi minuti di barca ci sono altri atolli bellissimi con hotel superstellati ma l’approccio è completamente diverso: lusso opulento e invasivo, discoteche, vetrine per vip in vacanza desiderosi di farsi vedere. Su 120 atolli, almeno 40 vantano le 5 stelle, ma lusso vuol dire tante cose. Alcune persone lo associano all’opulenza, ne godono l’aspetto esibitorio, la possibilità di esercitare il potere del denaro. Per noi il lusso è autenticità, ha a che fare con le emozioni, le sensazioni; ad Alifù non si comprano giorni di sole e mare azzurro, ad Alifù si vive un piccolo periodo della propria vita spogliandosi delle abitudini che abbiamo dovuto acquisire in funzione dell’adattamento alla vita contemporanea”.

In effetti il bello di questo atollo è soprattutto la possibilità di sentirsi “nudi”, di tornare a quel rapporto primordiale e naturale con tutto ciò che ci circonda: nessun obbligo alla socialità (anzi, se si vuole, si può non incontrare nessuno o quasi), tanto spazio per sè, nella propria villa sulla sabbia o in quella sospesa sull’acqua, e tanto personale affabile, che ricorda il nome di ogni ospite e lo accompagna solo se richiesto. Naturalmente massaggi in Spa, avvistamento tartarughe e diving nell’oceano tra i pesci dai colori elettrici, baby shark, mantre e black fish, ma soprattutto un incontro sconvolgente: lo squalo balena, perfettamente amico degli umani (si nutre di solo plancton).  Lungo tra i 12 e i 14 metri, di solito si fa avvistare ed è possibile nuotare con lui, soprattutto se si va nella riserva di Maamigili con il tipico Dhoni (la barca maldiviana). “La sostenibilità ambientale – continua la Elkaz – è per noi un punto fondamentale. Il rispetto dell’ambiente è il fulcro di una vacanza ad Alifù, se non lo si ama, non ha senso dedicare un viaggio quaggiù. Il sogno maldiviano cristallizzato nei pacchetti honeymoon effetto cartolina è qualcosa di talmente artificiale che lo si può esplorare su internet, senza bisogno di attraversare la Terra.Io sono arrivata ormai 9 anni fa, e ancora, al tramonto, resto imbambolata a guardare i colori che cambiano, ogni sera sempre diversi. Qui c’è un magnetismo particolare, è un richiamo. Se quando i nostri ospiti vanno via, sentono di aver appartenuto, anche solo per una settimana, a questo atollo, di volergli un po’ bene, allora ne è valsa la pena: per noi conta questo, il savoir vivre”.

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