Quando Francesca D’Onofrio ha deciso che basta, doveva trovare un altro lavoro perché i tagli ai servizi sociali stavano mettendo in crisi oltre il sostenibile una vita spesa come psicoterapeuta in progetti dedicati al disagio dell’adolescenza, non immaginava certo che sarebbe finita con un film. In mezzo un corso di formazione come consulente/rappresentante/venditrice di un brand che commercializza sex toys per donne in incontri di gruppo (la Valigia Rossa, che è stato il primo in Italia), decine di riunioni nelle case, con la complicità di amiche e conoscenti o su invito di sconosciute, magari per un addio al celibato, a illustrare le virtù delle palline della geisha per rafforzare il pavimento pelvico, a spiegare come e perché un dildo anale può procurare un insospettabile piacere, a disquisire di preliminari e seduzione. Poi un libro, In viaggio con la valigia rossa. Indagine casuale e semiseria sulla sessualità delle italiane di oggi (Zona, 2015), e ora – insieme al suo compagno, il regista Silvio Montanaro Se parlo di sesso, progetto transmediale e appunto film documentario, le cui riprese inizieranno in primavera (trailer in anteprima).

“Abbiamo lanciato il sito il 14 febbraio 2017, giorno di San Valentino – racconta – perché l’amore è anche intesa sessuale, ma molto spesso l’intesa sessuale è concepita dalle donne solo come capacità di soddisfare il partner. Il proprio piacere, le proprie fantasie, i propri desideri sono messi da parte: per mancanza di consapevolezza, o anche proprio di conoscenza del proprio corpo, incredibile a dirsi. Quello delle consulenti de La Valigia Rossa mi è sembrato un osservatorio straordinario sulla sessualità femminile. Non è facile parlare apertamente di sesso, di sessualità, seppure tra donne. Perché addirittura 130 donne hanno deciso di fare questo lavoro, vendere sex toys a domicilio? Come lo vivono? Che cosa è cambiato nelle loro vite da quando hanno iniziato? Come hanno reagito le persone intorno a loro? E cosa pensa la gente, le persone per strada, di una donna che usa un dildo? Questo è quello che racconteremo nel film”.

Se ti chiedono ‘che lavoro fai?’ e la risposta è ‘vendo sex toys a domicilio’, si entra in effetti in un territorio dove le parole sono ancora abbastanza tabù. Tanto è vero che Errica, che sarà una delle quattro consulenti scelte come protagoniste del documentario, si è dovuta confrontare con la presa di distanza delle sue amiche, quando per la prima volta ha proposto loro di organizzare una vendita a domicilio, “perché in automatico le persone pensano che se vendi sex toys sei una che ci sta, una disinibita e assetata di sesso, e magari hanno paura che gli rubi il marito”.

Silvio e Francesca hanno perciò deciso di cominciare raccontando sul sito chi sono le consulenti de La Valigia Rossa, “le Viaggiatrici le abbiamo chiamate, attraverso una serie di video ritratti che ciascuna di loro prepara secondo un canovaccio stabilito”. La scoperta – e non è nemmeno tanto strano – è che sono donne normalissime, e molto diverse le une dalle altre. C’è chi fa la tata, chi è laureata in ingegneria ambientale, chi insegna yoga, chi gestisce una tabaccheria. “Per la maggior parte si tratta di un secondo lavoro – chiarisce Francesca. Però tutte sono accomunate da uno spirito evangelizzatore: è come se vendere sex toys diventasse piano piano solo un pretesto, quello che veramente conta, di questo lavoro, è la possibilità di parlare di sesso, di esplorare e rompere, quando possibile, i confini prestabiliti della sessualità ‘come si deve’”.

E se la domanda che fanno più spesso a Francesca, consulente di Napoli, è “Qual è il più venduto?” – e stiamo parlando sex toys – certamente vuol dire che qualcosa sta cambiando, al di là della tradizionale suddivisione in madonne e puttane in cui il pettegolezzo e le convenzioni sociali hanno da sempre ripartito le donne, e che ancora condiziona tante ragazze quando iniziano a scoprire il sesso. “Per questo con il sito abbiamo anche lanciato una petizione su change.org per chiedere l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole – conclude Francesca. Se ne parla da anni, ma ancora tutto è fermo, se ci sono dei corsi dipende dal singolo istituto e dai fondi a disposizione. Il sito e poi il film vogliono dimostrare come parlare di sesso non solo è possibile, ma fa bene. E non solo alle donne”.

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