Il fatto, prima di tutto: da qualche giorno Piazza S. Giovanni della Malva, nel cuore di Trastevere, nel Municipio I a Roma, c’è una scultura raffigurante una porchetta. Social e stampa hanno dato voce alle ribellioni degli animalisti e di haters seriali. Stamani la scultura del giovane studente Amedeo Longo della RUFA – Rome University of Fine Arts è stata imbrattata con vernice rossa come sangue:

Foto tratta da Rassegna Stampa

“Proviamo ribrezzo e sconcerto di fronte a una tale schifezza che qualcuno definisce arte – si legge in una nota di Aidaa – e per la mancanza di rispetto verso i maiali, animali tra più uccisi e macellati nel mondo occidentale. Pensiamo che in Italia solo in questi primi mesi del 2021 ne sono stati macellati 3.645.144. Si tratta di animali sensibili e intelligenti che vengono uccisi spesso in maniera atroce, e mentre a Cremona si manda a processo il titolare proprio di un macello suino per i maltrattamenti inflitti ai maialini prima della loro morte, a Roma qualcuno vede bene di realizzare una statua alla porchetta. Chiediamo che il comune e la sindaca Raggi rimuovano questo orrore”. L’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (Aidda) e Lav, si sono riuniti ieri intorno alla statua con tanto di striscione: “Gli animali sono nostri fratelli”.

La questione, per noi che lavoriamo sull’immaginario, non è scontata: effettivamente, una scultura, come tutta l’arte, racconta e descrive, oppure immagina, prevede e sogna, ma può anche essere un simbolo, una metafora capace di aggregare visioni e credenze, di suscitare emozioni ed empatia, portandosi dietro un insieme di archetipi, significati e weltanshauung a cui chi guarda può associare a dei valori. E allora che si fa? Si imbavaglia l’espressione artistica se non rispetta le carte dei valori condivise? Un po’ come imbavagliare la stampa, o la libertà di opinione, no? Al rogo gli animali in formaldeide di Damien Hirst? O i cavalli di Maurizio Cattelan?

Scatto preso da Finestre sull’Arte.

Ci risponde Sabrina Alfonsi, Presidente del Municipio I di Roma, dove è accaduta la vicenda:

Quando, ormai quasi un anno fa, abbiamo immaginato di avviare la collaborazione con RUFA, volevamo fare un’operazione che avesse un duplice aspetto, ossia quello di portare l’arte in alcuni luoghi del Centro Storico, già riqualificati attraverso la collaborazione con investitori privati, con una operazione di rigenerazione urbana molto comune in altre città europee ma quasi del tutto assente a Roma, offrendo allo stesso tempo un’opportunità e una ribalta ampia alla next generation di giovani artisti che frequenta l’alta formazione in una prestigiosa istituzione romana. Un progetto ambizioso, uno sguardo verso il futuro al quale abbiamo dedicato tempo ed energie, perché siamo convinti che questa città dove non succede mai nulla e si parla solo di quello che non funziona abbia bisogno di tutte le sue migliori energie per risollevarsi, e tra queste ci sono sicuramente i giovani.

Otto opere sono state selezionate – tra le 33 proposte – per essere posizionate in altrettante piazze, visibili attraverso un itinerario a piedi di circa un’ora, per un periodo di 3 mesi, con l’idea di trasferirle successivamente in altri luoghi luoghi di altri Municipi che avessero dato la disponibilità ad accoglierle, in modo tale da allargare ulteriormente la platea dei fruitori.

Una di queste, l’ormai celebre ‘porchetta’, ha avuto l’effetto di un sasso nello stagno, stiamo parlando dell’opera di un giovane romano che ha voluto proporre la sua riflessione in forma artistica su un cibo che fa parte della tradizione gastronomica popolare e che richiama alla convivialità e allo stare insieme.

Il nostro ruolo di amministratori pubblici era semplicemente quello di creare un’opportunità, senza giudicare in alcun modo il percorso di creatività artistica sottostante a ciascuna delle opere proposte e senza dare giudizi estetici preventivi.

Ora, si sa, l’arte è uno strumento potente. Soprattutto l’arte contemporanea, se ha la capacità di provocare reazioni, generare riflessioni, stimolare il confronto e la discussione. Un’opera è interessante quando divide, lo è molto meno se percorre strade già battute e non crea il coinvolgimento emotivo degli spettatori. Da questo punto di vista, il maialino ha svolto benissimo il suo lavoro, riaprendo una discussione pubblica sul tema del rapporto tra esseri umani e animali allevati per il consumo, che era praticamente scomparsa da anni.

Bisognerebbe riflettere di più sulla necessità di creare occasioni oggi per consentire ai giovani artisti di sperimentare, è l’unico modo per sperare di avere artisti di livello domani. Ribadisco: compito della politica deve essere quello di sostenere la crescita di tutte le forme di arte perché, pur con tutte le contraddizioni che si possono dare, è il solo modo per produrre nuove nozioni e visioni di arte e società.

L’atto di vandalismo che ha colpito questa notte una delle 8 opere del progetto Piazze Romane segna l’ennesimo atto di insofferenza e mancanza di accoglienza nei confronti dei giovani. Un città sempre più lontana dal resto delle altre capitali europee come Parigi dove Macron ha appena destinato 30 milioni di euro in favore di artisti emergenti. Mi chiedo come coloro che a parole si battono per una  sensibilità maggiore nei confronti degli animali e per una società in cui uomini e donne vivano in maggiore armonia con il resto degli essere viventi umani e non umani, giudichino atti di violenza, intolleranza e vandalismo come questo“.

La statua deturpata verrà immediatamente restaurata, aggiunge la Alfonsi.

Per chi volesse conoscere il progetto con Rufa: qui.
Per chi volesse seguire su Facebook Sabrina Alfonsi: qui.

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