L’esperienza conta, non c’è che dire. L’età anche, di conseguenza. Settanta anni è il tempo che ha vissuto la ragazza di Porci con le ali, Lidia Ravera. Da quel libro, che nel 1976 fece scandalo e che mi fece passare l’estate della maturazione da bambina a donna tra le lenzuola ad esplorare il mio corpo invece di scendere in spiaggia a giocare, appiccicata alle pagine di un libro che per me aveva la funzione che oggi ha il porno (senza sapere che mentre mi eccitavo mi educavo, ossia ero in buone mani), sono passati oltre 30 romanzi. E oggi lei è qui, ancora, a raccontarci storie che ci fanno sognare, in ogni modo, in ogni come, senza perchè, senza conoscerci uno per uno. E’ questa la potenza di uno scrittore, di una scrittrice, saper parlare a tutt*, riuscire a toccare quelle corde spesso segrete anche a noi stessi. E’ arte, è la stessa funzione dell’arte visiva: stimolarci emozioni dirompenti, per le quali non siamo sempre preparati, a cui a volte non sappiamo dare un nome, neppure mentre scende una lacrima, o scoppiamo a ridere, o, appunto, ci agguanta un sussulto nel corpo. Un po’ come spesso accade con gli osteopati, tac, premono un punto, toccano un tasto della nostra grammatica esistenziale fatta di carne, cuore e psiche e volià, si scioglie un nodo, una contrattura, si apre un mondo.

Accade con Avanti, parla, l’ultimo lavoro della Nostra, appena uscito per Bompiani, di cui parleremo in diretta streaming il 9 giugno alle ore 19, io e lei: Lidia Ravera. Una roba che, lo dico a chi non legge frequentemente, conviene: conviene farsi coraggio, silenziare il cellulare, mollare la presa e farcela, superare la paura dell’essere tagliati fuori (FOMO). Conviene perchè, attraverso le 341 pagine, facciamo un viaggio per soli 18 euro, che è meglio di una droga, di una serata adrenalinica in un club, della solita scopata mediocre. Conviene, fidatevi: è una promessa.

A dirlo, ahimè, è una persona che, dopo aver letto tutto il leggibile, da anni fatica a farsi coinvolgere da un romanzo: troppo classici i classici, troppo sperimentali le sperimentazioni, e la noia è una brutta bestia, quindi si inizia qualcosa, si va avanti a stento, ci si sente delusi, e allora meglio il ritmo dei solcial: igenici, superficiali, senza impegno, e con la parvenza di non essere soli.

Quella solitudine che impone il corpo a corpo con le pagine è invece un pozzo meraviglioso dove incontrare cento, mille, un milione di volte se stessi, pagina dopo pagina, e riflettersi non nello specchio narciso del fuggevole like ma in quello a n dimensioni, che ti deforma all’infinito e ti restituisce intero, più ricco, più potente, più compiuto.

Poi c’è Avanti, parla, che è un’altra cosa ancora. Un inno all’autenticità, un esercizio di pura pietà verso se stessi, che è l’unica via alla felicità, quel sentimento che ci fa sentire accolti, compresi, visti. Pagina dopo pagina, da subito, si corre verso un disvelamento che diventa urgente e necessario come accade con i suspense, con i gialli, con i thriller. Ma qui siamo oltre, perchè non ci sono gli stratagemmi gratuiti del genere letterario di gran moda ad aiutare: siamo nudi e affamati di nascere, insieme a Giovanna, la protagonista, insieme a Lidia Ravera (ne sono certa). Corriamo nello sfogliare verso lo sfogo del finale che, accidenti, ritarda sempre, come nel più sexy dei mènage della seduzione. Ravera ci tiene in pugno, con un lirismo feroce, nascosto sotto gli attriti della ruvidezza della scrittura, volutamente spigolosa come la sua protagonista, tipica mossa dell’amante che si fa desiderare.

Godetevela tutta, questa storia eccentrica, irriverente, anticonformista ma mai disturbante, senza escamotage stilistici o strutturali, senza colpi di scena rumorosi, in un flusso dove tutto sembra già noto eppure si ha la sensazione (fiducia che è premiata dal finale) che manchi qualcosa, che qualcosa sfugga. E quel qualcosa è il nostro sè, che non può compiersi se non si compie il romanzo, in tutta la sua perfetta evoluzione.

A parte l’uso compulsivo di una parola (trovatela da soli), perfino il linguaggio – colto ma sempre caldo – ci gira intorno con malìa, facendoci sempre sentire preda di un attacco, l’attacco alla nostra zona di comfort.

Avete mai letto la storia della vostra vita raccontata in altro modo? E’ arrivato il momento.

Ps. Per la trama, leggi qui.

Continua a leggere su ReWriters Magazine.