Ho 49 anni, sono unita civilmente con una donna, da sempre vivo flirt, storie d’amore, e sessioni sessuali con uomini e donne. Il mio primo rapporto è stato con un uomo, Ferdinando, a Forte dei Marmi: avevo 16 anni. Quando ho avuto il mio primo rapporto con una donna, Lilla, a Firenze, avevo 19 anni.

Con una donna…

Non mi è mai accaduto, nella vita, di provare attrazione sessuale per una donna incontrata casualmente. Anzi, una volta sì, ma giusto una. Mi capita spessissimo, al contrario, di avvampare per un bel ragazzo, specialmente se muscoloso e più giovane di me. L’attrazione per una donna, in me, si è sempre sviluppata a partire da una dinamica emotiva, quindi all’interno di una relazione, appena accennata o strutturata, non importa: il corpo è sempre stato un soggetto secondario, a discendere, anche se in generale sono sensibile alle armonie.

Con un uomo…

Tutto l’opposto con gli uomini, dicevo, con i quali il corpo è il gancio principale: dei maschi desidero le forme, il peso, la forza, quel modo straniero e a volte un po’ brusco di interagire fisicamente, sessualmente. In poche parole, in generale mi sono innamorata più spesso di donne ma ho fatto più sesso con gli uomini.

Tuttavia il parallelismo non è perfetto, perché, se è vero che non ho mai avuto una relazione puramente sessuale con una donna (ah sì, una volta, grazie a Tinder), di uomini mi sono innamorata (Giovanni, sopra tutti), e ho intrapreso relazioni durate anni. Anche con donne sono stata legata per anni, ma, fino a quando non ho incontrato mia moglie (come me bisessuale e disponibile quindi a un ménage aperto), mai in esclusiva: erano relazioni fedifraghe e clandestine, in cui tradivo il legame principale, col mio uomo.

Eugenia Romanelli con la moglie, Rory Cappelli. Foto di Chiara Pasqualini

Sembra un gran casino, ma non lo è. Il problema vero è che di bisessualità non si parla perché, tra tutti, è il tabù dei tabù, e quindi in giro, nella melma dell’ignoranza, galleggiano luoghi comuni beceri e stereotipi lontanissimi dalla realtà: uno stigma tra gli stigma, dato che perfino la comunità LGBTQIA+ tende spesso a confondere questo orientamento con il gusto per comportamenti promiscui e confusivi, o con il glamour bi-chic alla Madonna, o con lo scambismo e il sesso di gruppo.

Justify my love, di Madonna, in cui l’artista rappresenta la bisessualità glam

Ad aumentare stigma e ignoranza è anche il fatto che l’orientamento bisessuale, nonostante sia il più frequente («Gli esseri umani sono per natura psicologicamente bisessuali, vale a dire che hanno la capacità di amare persone di entrambi i sessi», Journal of the American Medical Association), è anche il meno studiato dalla letteratura scientifica, probabilmente per la difficoltà di reperire dati, dato che molte persone bisessuali nascondono il loro orientamento, preferendo magari definirsi etero o omosessuali, proprio per la bifobia e la conseguente bifobia sociale introiettata di cui dicevo sopra.

Lo studio più consistente che esiste ad oggi è (:O) dei primi del ‘900, a firma del biologo e sessuologo Alfred Kinsey. Nella sua opera più nota, Il comportamento sessuale nel maschio umano, scrive:

«Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo a una profonda comprensione delle realtà del sesso».

Utile ancora oggi è sicuramente il concetto di continuum, ovvero intendere la sessualità umana non come una variabile discreta che può assumere solo i valori pendolari tra eterosessualità e omosessualità, ma qualcosa che può modificarsi nel tempo (sono concetti mutuati dai postulati di semplicità e uniformità di Isaac Newton). Lo studio Kinsey tuttavia non contempla che le identità di genere possano non essere binarie.

Un sondaggio del 2002 condotto dal Centro nazionale di statistica degli Stati Uniti ha rilevato che l’1,8% dei maschi tra i 18-44 anni si considerava bisessuale, mentre la percentuale riferita alle femmine era del 2,8%. Sul New York Times, nel 2006, è uscito un articolo che dice che, al 1990, le donne statunitensi sposate a uomini attivamente bisessuali erano da 1,7 a 3,4 milioni.

Eppure la bisessualità è sotto gli occhi di tuttə, da sempre: in ogni epoca e latitudine la società umana rappresenta (e pratica) questo aspetto della sessualità, basti pensare – vado a braccio – alla naturalità con cui veniva vissuta e codificata la bisessualità nella Grecia antica (suggerisco di leggere Secondo natura, di Eva Cantarella), o nella Roma imperiale, ma anche nel Rinascimento (Leo Da Vinci era bisessuale), per non parlare degli imperatori giapponesi o quelli cinesi della dinastia Han, tutti bisessuali, senza dimenticare che perfino in Libia esiste l’oasi di Siwa, perfettamente bisessuale, e che il mitico Cavallo Pazzo, tra i Nativi americani, era bisessuale convinto. In natura poi, esistono 450 specie bisessuali, tra cui ostriche, farfalle e giraffe (il bonobo, una scimmia antropomorfa con cui condividiamo il 96% del nostro patrimonio genetico, pratica esclusivamente comportamenti bisessuali).

Dopo i grandi bisessuali passati alla storia (Voltaire ebbe relazioni con diverse donne ma anche con Federico II; Verlaine, sposato, mantenne una relazione sessuale continuata con Rimbaud; e poi Yourcenar, Simone de Beauvoir, Colette, etc), oggi è stata decisamente sdoganata la bisessualità glam e dunque la rappresentazione fashion della bisessualità, intesa però, dicevamo, come trasgressione, provocazione, ostentazione, ribellione, life style: sono vere icone bisex David BowieMick JaggerMarlon Brando, Lou Reed, Kylie MinogueDrew BarrymoreDemi LovatoMegan FoxKaty Perry, Rihanna. E, naturalmente, Madonna.

La bisessualità è innata?

Se è vero quanto dice il Journal of the American Medical Association (Mary Zeiss Stange, Carol K. Oyster e Jane E. Sloan, Encyclopedia of Women in Today’s World, vol. 1, p. 157), la bisessualità sarebbe un orientamento sessuale talmente innato da indurre l’ipotesi che sia l’orientamento prevalente e che, al contrario di quanto erroneamente e pregiudizialmente supposto finora, sia l’eterosessualità – così come l’omosessualità e gli altri orientamenti sessuali – ad essere una variante del comportamento umano.

Per chi ama leggere, tra i tanti romanzi avvincenti e saggi interessantissimi sulla bisessualità, consiglio in particolare: Un grido fino al cielo, di Anne Rice; Passione, di Jeanette Winterson e Sexual Personae di Camille Paglia, che riporta alla luce storie sepolte di bisessualità.

Sullo schermo, invece: The Rocky Horror Picture Show, Henry & June e Chiamami col tuo nome, con il mio idolo Timothée Hal Chalamet, che interpreta un diciassettenne bisessuale.

Continua a leggere su ReWriters Magazine.