Sta uscendo adesso il quinto numero del 2023 della storica rivista Micromega e a novembre uscirà il sesto e sarà l’ultimo se, prima della mezzanotte dell’8 ottobre, non arriveranno cinque mila nuovi abbonamenti. In pratica un miracolo!

Ma noi riscrittori e riscrittrici dell’immaginario crediamo ai miracoli, o meglio, al potere della speranza e dei sogni, e siamo la dimostrazione vivente che si può: la nostra testata digitale rewriters.it è nata quasi quattro anni fa dal niente e oggi conta oltre cinquantamila lettori e lettrici solo nell’ultimo mese, con una crescita del 150% rispetto allo scorso anno.

Micromega è da molti anni la più importante rivista italiana di approfondimento culturale e politico. Fondata da Paolo Flores d’Arcais nel 1986 (insieme a Giorgio Ruffolo), e ancora oggi da lui diretta, è considerata baluardo degli “eretici della sinistra”, ossia coloro i quali non ri riconoscono nella cosiddetta “sinistra organizzata” dei partiti.

 

 

L’idea è sempre stata quella di rappresentare un “partito azionista di massa”, dando voce alla sinistra sommersa della società civile, restando dalla parte di una scienza laica e senza cedere all’esasperazione del politically correct.

Il numero 5 del 2023, il penultimo a quanto pare, è un Almanacco delle scienze curato da Telmo Pievani dal titolo La scienza è una questione di metodo, mentre il numero 6/2023 uscirà a novembre e sarà incentrato sul tema della cittadinanza vs identità e della galassia del fenomeno woke.

Attualmente – scrive il direttore in una lettera aperta – abbiamo 500 abbonati alla rivista cartacea, 1200 al settimanale on line MicroMega+, una vendita media in libreria di 300 copie al mese. Per un bilancio saldamente in equilibrio ci serve almeno il triplo“.

Con i suoi circa 300 volumi, 3.000 autori e 7.000 saggi, parliamo di una rivista che costituisce un patrimonio importante di impegno critico e di passione civile, avendo come bussola i valori di giustizia e libertà e la coerenza rispetto alla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista. Una rivista che ha trovato il suo movente nell’affermazione strenua per l’eguaglianza, la legalità, la sovranità dei cittadini contro la partitocrazia.

 

 

Ma da cosa deriva questa crisi?

Il direttore stesso non ha risposte perché, è vero,

è difficile dire quanto questa situazione sia dovuta allo shock logistico e commerciale rappresentato dalla chiusura della vendita in edicola, a una conduzione disastrosa del settore manageriale/promozionale per abbonamenti e librerie, o alle posizioni politiche della rivista che in questi ultimi anni la vedono in conflitto non solo con destre, conservatori, establishment (titolo di merito e una delle nostre ragion d’essere), o con le sinistre ufficiali (quando nasce, nel 1986, MicroMega è già in polemica col Pci), ma in rotta di collisione con gran parte della sinistra della società civile (sulla guerra di Putin e su molti aspetti del politicamente corretto)“.

Da quando Micromega è passata dal Gruppo Gedi (i nuovi proprietari del gruppo ex Repubblica Espresso) a società autonoma, è in perdita verticale, stimata tra 10 e 15 mila euro al mese. Ha pensato Flores D’Arcais con le sue tasche, tirando fuori 150 mila euro, e con una donazione amicale di 100 mila euro, a tamponare l’emorragia fin qui, ma non è servito, come non sono serviti i mancati stipendi: tra pochi giorni comincia l’operazione di liquidazione della società, che da due mesi non paga nè fornitori nè redattori e redattrici. Un piccolo incidente in realtà c’è stato, perchè, proprio nel momento di approntare il piano di rilancio, sia generazionale sia antisessista (“la prossima estate, compiendo ottanta anni, avrei passato la direzione a Cinzia Sciuto“), il principale socio finanziatore si è tirato indietro. Il piano era basato su un allargamento progressivo al digitale a pagamento.

E allora, se non vogliamo far morire una testata di sinistra e illuminata, impegnata nella promozione dei confronti su posizioni anche lontane, potete impegnarvi per un abbonamento: se entro la mezzanotte di domenica 8 ottobre verranno raccolti almeno cinquemila impegni (di chi condivide la linea della rivista, ma anche di chi non la condivide ma ritiene sia una presenza necessaria nel panorama culturale italiano), si potrà andare avanti.

Il fattore tempo è cruciale: da direttrice di Rewriters.it, testata non politica né politicizzata ma interessata alla diffusione delle idee di tutti e tutte (“Un punto di vista è solo la vista da un punto“, recita il nostro Manifesto) prego di far circolare questo testo fra tutti i vostri amici, follower, contatti dei social, molti di voi ne hanno anche migliaia.

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