No è no. L’articolo potrebbe finire qui, se l’acume di cui più o meno tutte le persone sono dotate fosse utilizzato sempre al 100%. Ma siccome non è così, e ahimè ne abbiamo dimostrazione quotidiana, mi accingo a spiegare la palissiana. Il raccapricciante sfogo di Grillo (che potrebbe essere Sgarbi per lo stile) mi ha provocato una pena infinita: un genitore disperato che difende il figlio senza se e senza ma, così disperato da commettere un gesto folle, ossia abusare del proprio potere mediatico per ottenere la sua giustizia personale, mancando di rispetto a uno dei tre poteri dello stato italiano, quello legislativo. Ma ciò che qui mi preme sottolineare sono le motivazioni gridate tra la bava che gli è tipica, e che è la bava di molti maschi Alfa che, nel nostro paese, non si rassegnano al fatto che questa nostra contemporaneità non contempla più l’esistenza di un maschile prevaricante. In quelle motivazioni c’è tutta la violenza insita in un arcaico patriarcato che, per fortuna, i maschi di oggi rifiutano, armati di smalto alle unghie, piume e tacchi contro la “maschilità tossica” di cui parla Achille Lauro, che ricordo aver dichiarato parole che considero una straordinaria omelia per le nuove generazioni: “Cinquantenni disgustosi, maschi omofobi: l’aria densa di finto testosterone, il linguaggio tribale costruito, anaffettivo nei confronti del femminile. Indossare capi di abbigliamento femminili, oltre che il trucco, la confusione di generi è il mio modo di dissentire e ribadire il mio anarchismo, di rifiutare le convenzioni da cui poi si genera discriminazione e violenza. Voglio essere mortalmente contagiato dalla femminilità, che per me significa delicatezza, eleganza, candore. Ogni tanto qualcuno mi dice: ma che ti è successo? Io rispondo: Sono diventato una signorina” (guarda il video di Damiano dei Måneskin che si vanta dei suoi vestiti “effemminati”, mentre qui prende posizione sulle esternazioni di Grillo).

Non a caso Lauro parla dei cinquantenni: uomini nati nel Millennio scorso, in una cultura, quella latina, che considera le donne oggetti e proprietà, sottomesse al maschio, a lui inferiori. Uomini che considerano il cat-calling un complimento, vissuti con la mentalità fascista del Codice Rocco in cui vigeva l’istituto del matrimonio riparatore (estinzione del reato di violenza sessuale se lo stupratore di una minorenne acconsentiva poi a sposarla, salvando l’onore della famiglia di lei), cresciuti con il delitto d’onore (abrogato solo nel 1981) e il reato di adulterio (abrogato solo nel 1968), senza una legge per divorzio (1970) e aborto (1978). La nostra salvezza è proprio quella dei maschi con gli smalti, la generazione Z: i primi ad aver vissuto l’epoca dei matrimoni omosessuali, ragazzi e ragazze che ricercano la soddisfazione personale in un impiego legato alle loro passioni più che a un salario, che considerano più importante il well-being (“economia della felicità”) rispetto al capabilities approach, alla performance, che si considerano leali, compassionevoli, riflessivi, di mentalità aperta, responsabili e determinati (qui lo studio). Persone gender fluid o comunque felici di oscillare tra le rappresentazioni del maschile e femminile, senza turbamenti legati all’orientamento sessuale.

Una sorta di rivoluzione culturale importantissima che, anche se ha radici nel mondo ricco, non tarderà a penetrare in tutto il pianeta, vista la potenza e la pervasività dei media e dei socialmedia. Rivoluzione di cui si è accorto anche il mercato, che lancia campagne di comunicazione (guarda questa: spettacolare!) e prodotti antisessisti e femministi (la Barbie ha creato anche una serie limitata sui personaggi femminili della storia, da Samanta Cristoforetti e Frida Kahlo), in cui donne e uomini sono rappresentati in rapporto di cooperazione tra loro.

E adesso arriviamo alla promessa nel titolo, una sorta di tutorial per i nostri maschi Alfa di Neanderthal, nostalgici di ancien régime, soli e abbandonati alle loro rabbie iraconde e stupide che non sanno governare, privi di strumenti, di immaginari di riferimento o modelli di comportamento a cui ispirarsi, aggrapparsi: seguite la fisiognomica delle vostre donne, ascoltate le loro voci, osservate l’indice. No è no. La testa che gira tra destra e sinistra significa NO. L’indice alzato sul pugno chiuso che ondeggia significa NO. Un suono formato dalla consonante enne e la vocale o significa NO. Non è difficile. Inserite poi questa password nel vostro cervello binario: Con-sen-so. Consenso. Provate a pronunciarlo tutto d’un fiato: consenso! Più forte: CONSENSO! E’ entrato?

Ecco, tutto qui. Potete fare tutto ciò che vi va e va anche alle vostre donne, mogli, amanti, sconosciute per strada, compagne di party, tutte. Devono esserci contemporaneamente questi due indici: il vostro desiderio (e sul riconoscere questo siete in gambissima) + il consenso di lei.

Tutto chiaro?

Questo è l’unico ménage consentito.

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