«È tutta la mia vita», così confessa Charlotte al suo medico francese affidandogli centinaia di tempere e di fogli manoscritti. Alcune settimane dopo, incinta di cinque mesi, viene deportata e poi subito uccisa ad Auschwitz, il 10 ottobre del 1943. Concepito in una situazione di solitudine estrema, Vita? o Teatro? è il frutto di mesi di incessante lavoro di una giovane donna fuggita dalla Germania nazista che aveva voluto con quest’opera costruirsi un baluardo contro il caos del mondo. Oggi resta un monumento artistico e letterario, quasi un’opera d’arte totale di una forza sconvolgente, un capolavoro senza precedenti, che viene qui pubblicato per la prima volta in italiano nella sua forma integrale da Castelvecchi.

«Forse il più grande libro del Ventesimo secolo – scrive Jonathan Safran Foer. Come opera d’arte visiva, è un trionfo. Come romanzo, è un trionfo». Carlo Levi conferma: «Questa autobiografia può essere letta come un’opera d’arte, un’affermazione di vita, un documento, un romanzo di sentimenti di fronte al destino». Mentre The New Yorker ne parla così: «Una donna, un’artista, una rivoluzione». «Leggete questo libro, è fondamentale», scrive Le Monde, e anche io, dal mio cantuccio italiano, dopo aver tenuto tra le mani questo monumento alle emozioni, un oggetto che racchiude un prezioso tesoro, suggerisco di spendere un centinaio di euro o poco più e conquistare un volume che donerà calore e presenza alla vostra libreria e alla vostra vita.

Charlotte Salomon firma per Castelvecchi un grande formato illustrato con cofanetto – pp. 820! – che si rivela una sorta di diario illustrato, di impatto simile, come forse qualcuno ha già capito, a quello di Anna Frank. Bellissima la traduzione e cura dal tedesco di Massimo De Pascale, che ci restituisce una Charlotte (Berlino, 1917 –  10 ottobre 1943), giovane artista berlinese, l’ultima studentessa ebrea dell’Accademia di Belle Arti, travolvente: “Alla fine del 1938 – mi racconta l’editore, Pietro D’Amore – Charlotte fugge dalla Germania per raggiungere i nonni materni vicino Nizza. Qui viene a sapere che la famiglia materna è segnata da una lunga catena di suicidi, quello della madre e quello della zia di cui portava il nome. Dal 1940 al 1942, dipinge più di mille tempere dai colori intensi e luminosi, realizzate esclusivamente con i tre colori primari e il bianco, in cui si avverte in particolare l’eco dell’Espressionismo tedesco. E’ un lavoro straordinario che mi rende orgoglioso di averlo pubblicato”.

Nei testi Charlotte trascrive la sua storia, percorsa da una forte vena poetica, a tratti anche da un’ironia sconfinante nel sarcasmo, e sostenuta da ampi riferimenti musicali. Da questo insieme Charlotte sceglierà 781 tempere che formeranno, insieme ai fogli manoscritti, il romanzo della sua vita: Vita? o Teatro? Un Singspiel. Alla fine del settembre 1943, Charlotte e il compagno vengono denunciati, arrestati e poi deportati ad Auschwitz. Incinta di cinque mesi, Charlotte viene probabilmente uccisa tre giorni dopo l’arrivo.

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