Come fa notare su Twitter Mikko Kuisma dell’Università di Tübingen, è curioso che l’età e il sesso di un politico diventino argomento da prima pagina, soprattutto quando si tratta di politiche donne: come se il fatto di essere donne e giovani fosse più rilevante delle loro capacità. Aggiungo che sì, Mikko Kuisma, l’età e il sesso sono rilevanti in un mondo vecchio e sessista, come pure l’essere una neo mamma (Sanna Marin ha partorito l’altr’anno) e figlia di due mamme, ossia di una famiglia “arcobaleno”.

Ben venga quindi se la notizia da prima pagina fa leva sulla speranza di un mondo meno omofobo, razzista, maschilista, tradizionalista: significa che questa speranza fa notizia, significa che i media sanno che non siamo più in pochi, al mondo, a detestare di essere rappresentati da una classe dirigente ottusa, ignorante, retrograda.

Sanna non è andata al governo rivendicando di essere donna, giovane, madre, arcobaleno, è vero: è andata al governo perché fa politica, con il convincimento e l’empowerment necessari per poter contare sulla certezza di saper fare un buon lavoro per la Finlandia. Ma noi che siamo i cani da guardia della democrazia non possiamo non esultare quando al potere arriva qualcuno che rappresenta un cambiamento.

Del resto Obama, primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti, ha fatto giustamente di questo significato un simbolo, e guarda caso proprio Obama nel 2009 ha conferito alla memoria di Harvey Milk, primo componente delle istituzioni statunitensi apertamente gay, assassinato all’interno del Municipio di San Francisco nel 1978, la massima decorazione degli Stati Uniti, la President Medal of Freedom, per il suo contributo al movimento per i diritti dei gay.

E allora: viva Sanna Marin, perché è la più giovane premier del mondo (subito dopo ci sono Jacinda Ardern della Nuova Zelanda che ha 39 anni, il primo ministro ucraino, Oleksiy Honcharuk che ne ha 35 e il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, anche lui di 35 anni), perché è donna, perché è madre, perché proviene da una famiglia arcobaleno. E non solo: sfiora quasi il primato mondiale anche in quest’ultima accezione, dato che la persona con due genitori dello stesso sesso più grande del mondo ha pochi anni più della neo premier e vive in Australia.

Dagli anni Sessanta ad oggi, le donne che hanno governato il mondo sono 79, e la prima è stata Bandaranaike (1916-2000), la prima a diventare primo ministro di uno Stato, portando così alla ribalta internazionale lo Sri Lanka, che a quei tempi si chiamava ancora Ceylon, il nome usato quando faceva parte dell’Impero britannico. Da Bandaranaike a Sanna Marin il mondo si è evoluto e oggi in alcuni dei Paesi che hanno avuto al potere delle donne “i bimbi chiedono alle mamme se anche un uomo può fare il premier” (Gro Harlem Brundtland).

E in Italia? Se pensiamo che fino al 1945 alle donne era vietato partecipare alla vita politica e che oggi l’unica donna a guidare un partito è una cantante (“donna! madre! cristiana!”), oppure agli sfottò alla Presidente Laura Boldrini che hanno accompagnato tutta la legislatura, o ancora alle battute sessiste che hanno inondato il web su Maria Elena Boschi o Virginia Raggi, allora, forse, occorre prendere consapevolezza che abbiamo molto da imparare dalla Finlandia.

Il mio augurio e il mio ringraziamento va tutto a Marin, questa ragazza nata a Helsinki dalle sue due coraggiosissime mamme (le famiglie omogenitoriali erano rarissime, al mondo, nel 1984), laureata in Scienze amministrative nel 2012 e subito eletta nel consiglio comunale di Tampere, diventandone poi la presidente. E quando, dopo una carriera saettante nel Partito Socialdemocratico, nel 2015 è stata eletta in Parlamento e poi rieletta quattro anni dopo diventando, nel giugno del 2019, ministra dei Trasporti, ricordo di aver esultato ogni volta e di averne parlato in incontri pubblici.

Cara Marin, hai esordito dicendo: “Abbiamo un sacco di lavoro davanti a noi per ricostruire la fiducia, ma sapremo essere il collante e il motore della coalizione”, e io ti prego di continuare, in nome di tutti noi cittadini e cittadine del mondo, la tua vocazione per il sociale, per i diritti, per l’ambiente e per la crescita e l’occupazione contro le disuguaglianze. Buon lavoro!

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