Da una parte una bambina svedese, Greta Thunberg, simbolo dell’unico mondo possibile. Dall’altra l’americano Allan Carlson, attuale presidente emerito del World Congress of Families (Wcf), pronto a distruggere la democrazia planetaria costruita in secoli di storia. Mentre il panel delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale annuncia che ci restano 12 anni prima di superare i fatidici 1,5 gradi e varcare la soglia del non ritorno, ovvero cambiamenti in tutto l’ecosistema totalmente irreversibili (in breve estinzione) Trump, Bolsonaro, Putin, e poi Cina, Ungheria, Polonia e Italia, si danno da fare per costruire politiche razziste, divisive, autoritarie, misognine, maschiliste, omofobe, intolleranti, per limitare le libertà di cittadini e cittadine. E’ la lotta tenace tra Ecologia e Egologia, tra un sistema inclusivo ed uno esclusivo, tra una visione Copernicana e Tolemaica.

Siamo in un’epoca storica da quarta guerra mondiale, dove a scontrarsi sono placche tettoniche violentemente in opposizione, weltanshauung con visioni inconciliabili. Da una parte i sostenitori degli eco-sistemi, coloro che guardano alla Terra come ne fossero i custodi, con la stessa responsabilità del genitore verso un figlio, ispirati da grandi esempi di amore e cura per il prossimo, a qualunque specie vivente appartenga (il lavoro di Terzani, o “Genesis” di Salgado è una suggestione perfetta per rappresentare questa fetta d’umanità); dall’altra i sostenitori degli ego-sistemi (come Matteo Salvini, teso a riunire i gruppi sovranisti presenti nel Parlamento Europeo per costruire un blocco di destra compatto anche in Europa), demagoghi che sfruttano il potere dello Stato per l’ammirazione dei populisti occidentali, con l’unico obiettivo di minare le istituzioni democratiche, e quindi i diritti civili.

Mentre gli ecologisti si impegnano per sviluppare valore e benessere per tutti, gli egologisti distruggono decenni di conquiste: diritti delle donne, degli omosessuali, dei migranti in cima alla lista, trattandosi di minoranze, ma anche le Ong e tutti coloro che lavorano al loro fianco per difendere i loro diritti. Per non parlare del rapporto con il Pianeta: semplicemente, una relazione negata.

Se da una parte la marcia per il clima del 15 marzo scorso ha radunato 105 paesi e 1.659 città (di cui 178 in Italia), dall’altra parte delle barricate un fiume di pericolosi reazionari scorre per il globo. Infatti, Verona è solo un macabro punto di arrivo, come spiega Luisa Betti: “Cinque anni fa, due milioni di persone hanno firmato e presentato alla Commissione europea la petizione One of Us per salvaguardare il concepimento fin dal primo giorno. Campagne finanziate dalla Russia e dagli Stati Uniti in un intreccio tra istituzioni evangeliche americane, cattolici europei e oligarchi ortodossi russi. Come Vladimir Yakunin, finanziatore di CitizenGo, importante associazione pro-life che in Spagna ha reso virale la campagna L’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo, ripresa in Italia dai negazionisti della violenza maschile e dai responsabili del comitato del Family Day, ma anche dal ministro Fontana (Yacunin mi ha contattata negando tale finanziamento – nota dell’autrice). Una piattaforma mondiale, quella di CitizenGo, che lancia campagne in dodici lingue facendo pressione su istituzioni, governi e organizzazioni di cinquanta Paesi. Un omologo della European Centre for Law and Justice che da Strasburgo fa pressione su Nazioni Unite, Consiglio d’Europa, Parlamento europeo e Osce, su temi come la vita, la famiglia, l’educazione, ma che è controllata da Jay Sekulow, l’evangelico più influente degli Stati Uniti nonché avvocato di Trump”.

Come sono stati tanti gli illuminati scesi in piazza per il clima, altrettanti lo saranno a Verona, per protestare contro il medioevale Congresso delle famiglie, a giudicare dalla enorme mole di mobilitazioni (associazione di donne, di persone LGBT+, associazioni politiche, anche religiose, università, persone comuni). Persino l’avvocato della Sacra Rota non usa mezzi termini: “Voler introdurre uno Stato di tipo etico, al pari dell’Isis, non è lo scopo, né interesse della Chiesa Cattolica, ma di questi movimenti che, manipolando e travisando il Vangelo e il Magistero pontificio pensano di poter travisare noi cattolici, comprese le donne, imponendo una visione del tutto distorta della società, caratterizzata da privilegi e privilegiati, reintroducendo distinzioni di sesso, razza, cultura, censo, età e potere. Una società estranea alle persone – conclude l’avvocata – disprezzante la dignità ed i diritti altrui: in specie quelli del diverso, dell’estraneo, del debole”.

Mi unisco anche io alla protesta, e lo faccio prima di tutto da questo giornale, rivolgendomi in particolare al ministro della Famiglia, a cui voglio dire una cosa. Sì, proprio a lei, signor Fontana, a lei che dal 2011 è iscritto al Comitato No194, a lei che firmò per abrogare la legge 194 e per punire donne e medici con una pena tra gli otto e i dodici anni, a lei che pubblicamente si schiera contro le famiglie omogenitoriali, a lei che sostiene ProVita Onlus, che promuove il Family Day e la Marcia per la vita.

Mi ascolti bene: famiglie è un plurale perchè esistono diversi tipi di famiglia, e la famiglia tradizionale, quella che appunto oggi si declina in “famiglie”, non è una formazione “naturale” bensì culturale (non importa che sudi su tomi e tomi, basta leggere la prima riga di, che so, Wikipedia). Inoltre, da circa trent’anni, esistono anche famiglie formate da coppie di genitori dello stesso sesso. E’ un fatto, e ovviamente esiste indipendentemente dalle sue convinzioni. Anzi, la informo, che negli ultimi anni sono state presentate numerose ricerche scientifiche che evidenziano come l’orientamento sessuale dei genitori non incide sullo sviluppo “sano” ed equilibrato dei loro figli.

A lei che ha voluto il patrocinio per un Congresso gestito dal presidente dell’omofoba National Organization for Marriage, Brian Brown, che tiene ben stretti i legami tra Russia e destra religiosa americana, e che è uno dei più influenti attivisti americani anti-Lgbt nel mondo, noto per aver impedito le adozioni dei bambini russi da parte di coppie gay straniere, e grande amico del premier ungherese, l’ultrareazionario Viktor Orbán. A lei, signor Fontana, tronfio con le sue terribili posizioni sulla “famiglia naturale”, antistoriche e anacronistiche, basate su antiabortismo e anti-LGBT+, che hanno come missione implicita quella di distruggere le conquiste umanitarie degli ultimi secoli (proprio come l’annientamento del Pianeta di cui sopra) dico di mettersi a studiare.

Per il ruolo che ricopre, lei è infatti obbligato a sapere e a tenere conto del fatto che le più grandi e accreditate associazioni internazionali di psicologia e psichiatria, come l’American Psychological Association (APA), l’American Psychiatric Association e la British Psychological Society, dopo più di vent’anni di studi, si sono pubblicamente schierate a favore del diritto al matrimonio e all’adozione per le persone omosessuali. I risultati delle ricerche internazionali dimostrano che i figli di genitori gay o lesbiche si sviluppano emotivamente, cognitivamente, socialmente e sessualmente esattamente come i bambini che hanno genitori eterosessuali. L’orientamento sessuale dei genitori è molto meno importante dell’avere genitori che li amino e li educhino.

Per esempio l’American Psychological Association ha dichiarato: «Non esiste alcuna prova scientifica che l’essere dei buoni genitori sia connesso all’orientamento sessuale dei genitori medesimi: genitori dello stesso sesso hanno la stessa probabilità di quelli eterosessuali di fornire ai loro figli un ambiente di crescita sano e favorevole. La ricerca ha dimostrato che la stabilità, lo sviluppo e la salute psicologica dei bambini non ha collegamento con l’orientamento sessuale dei genitori, e che i bambini allevati da coppie gay e lesbiche hanno la stessa probabilità di crescere bene quanto quelli allevati da coppie eterosessuali». L’American Psychoanalytic Association risponde a chi sostiene che avere genitori omosessuali è contro l’interesse del bambino: «È nell’interesse del bambino sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti, capaci di cure e di responsabilità educative. La valutazione di queste qualità genitoriali dovrebbe essere determinata senza pregiudizi rispetto all’orientamento sessuale». E anche l’American Association of Child and Adolescent Psychiatry ribadisce l’assenza di rischi neuropsichiatrici nelle famiglie omogenitoriali: “La base su cui devono reggersi tutte le decisioni in tema di custodia dei figli e diritti dei genitori è il migliore interesse del bambino. […] Non ci sono prove a sostegno della tesi per cui genitori con orientamento omo o bisessuale siano di per sé diversi o carenti nella capacità di essere genitori, di saper cogliere i problemi dell’infanzia e di sviluppare attaccamenti genitore-figlio, a confronto con orientamento eterosessuale. Da tempo è stato stabilito che l’orientamento omosessuale non è in alcun modo correlato a una patologia, e non ci sono basi su cui presumere che l’orientamento omosessuale di un genitore possa aumentare le probabilità o indurre un orientamento omosessuale nel figlio. Studi sugli esiti educativi di figli cresciuti da genitori omo o bisessuali, messi a confronto con genitori eterosessuali, non depongono per un maggior grado di instabilità nella relazione genitori-figli o disturbi evolutivi nei figli”.

Anche l’Ordine nazionale degli Psicologi Italiani, nel 2012, in occasione della Giornata mondiale contro l’omotransfobia, ha confermato «la necessità di riconoscere come irrinunciabile e indispensabile la possibilità degli omosessuali di vivere desideri, affetti, progetti di vita e genitorialità senza bisogno di nascondersi o temere o subire discriminazioni e aggressioni».

Vede, signor Fontana, non si può essere degni di ricoprire la carica che lei ricopre senza essere il cittadino italiano più informato in materia. Se non ha voglia di studiare, si faccia fare una breve ricerca su Internet e porti i documenti che trova al suo congresso: la comunità scientifica (scientifica) internazionale è unanime sul tema, e le sue opinioni personali non rilevano.

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