Lingerie contro il sessismo. E’ questo lo slogan della stilista di intimo di lusso Veronica De Luca, pugliese doc, lanciatissima alla fiera “Immagine Italia” appena conclusa a Firenze. Oltre all’interessante estro artistico capace di giocare con materiali e concetti sovvertendo simboli e immaginario, colpisce la grinta “politica” di una donna che ha deciso di usare il suo lavoro come arma contro sciovinismo e maschilismo, che poi è quella cultura che genera violenza sulle donne, abusi e femminicidio, dice.

E’ importante che sia la donna a scegliere che cosa indossare nell’intimo, spiega la De Luca, anima del marchio di Artlingerie Hot Couture, “E non mi riferisco al momento dell’acquisto, ma al fatto che il gusto deve essere un percorso intimo, personale, privato, autonomo”. Non bisogna, insomma, preoccuparsi troppo di piacere agli uomini, molto meglio piacere a se stesse. E’ questa la vera eleganza, lo charme, quel temperamento carismatico che diventa magnetico nel gioco della seduzione, dice De Luca.

“Quando lavoravo per altri brand mi è sempre sembrato disgustosamente ottuso non andare mai oltre i diktat scelti da un altro sesso per il nostro corpo, e quando sono tornata a casa dopo 20 anni per riprendere in mano la sartoria di famiglia sapevo perfettamente cosa fare: finalmente potevo liberare il concetto della lingerie femminile dalla schiavitù delle convenzioni sociali”. Gesto carico di significato, visto che ad oggi, nonostante femminismi & Co, è lo sguardo maschile, ancora, a definire il gusto femminile, naturalmente lingerie compresa. “Bisogna avere il coraggio di tagliare i ponti con la cultura maschilista che ha inventato la ‘bellezza’ femminile, occorre costruire un nuovo immaginario nel quale una donna possa rispecchiarsi e riconoscersi coi propri occhi, e in questo modo diventare soggetto autonomo nella relazione, affettiva o sensuale che sia”.

Libere dal compiacere il partner, insomma, libere di essere se stesse. Non è una chiamata alle armi contro il maschio – ci tiene a sottolineare la stilista – e nemmeno un inno alla masturbazione, semplicemente l’idea che siamo tra pari, e a contare sono i gusti di due individui che cercano di incontrarsi e sviluppare piacere e valore, insieme, in due. “Quando da bambine in sartoria si giocava con gli scampoli delle nostre mamme per inventare senza malizia e senza principe azzurro, seguendo il naturale sistema del nostro corpo, delle nostre curiosità, dei nostri desideri ancora confusi, ci si autoeducava ad una sensibilità estetica originale, privata, ad un gusto autonomo, al tipo di sensualità nella quale ci saremmo trovate a nostro agio da grandi, se poi non fosse sopraggiunto l’imperativo di essere per l’altro“.

Bando alle torture da push up e compagnia, dunque, e via libera ai sogni più personali. A capitolare per primi, i ganci in ferro per chiudere e aprire l’involucro dei genitali: “Quando depositai il design overlapped & tien (sorta di perizoma in doppio strato di tulle elasticizzato con cristalli Swrowski e laccetti di raso satin annodabili intorno alle cosce, ndr) come modello di pubblica utilità – racconta De Luca – il dipendente dell’ufficio brevetti mi disse che non potevo perché uno dei requisiti della brevettabilità è non esser contraria al buon costume. Gli chiesi perché, se si dava per scontato che la tasca nei boxer maschili fosse considerata semplicemente ‘pratica’. La risposta è ovvia: le donne non possono inventare la loro sensualità“.

La stilista ci tiene a sottolineare che non si definisce una militante, e che non le interessano le lotte fra generi: “Sono un’artista e credo che uomini e donne debbano collaborare alla pari per disegnare un mondo dove il piacere, l’erotismo, la sensualità, il gusto, la bellezza e l’eleganza siano esperienze ed emozioni libere e condivisibili”. Ed ecco che tra perle, cristalli, rasi, lustrini e laccetti, emerge una donna che cerca se stessa, prima di cercare il maschio, una donna che gioca col proprio corpo, con la propria immagine, col gusto e con la sensualità, che sogna e fantastica per sentirsi bene, per esplorarsi e conoscersi. “Solo a quel punto – conclude De Luca- si può trovare quella maturità che ci permette un incontro pari e piacevole con l’altro sesso, per cui non siamo oggetti ma soggetti di relazione, e a pensarlo siamo noi per prime”.

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