Ho conosciuto Letizia già ottantenne, quindi al massimo della sua lucentezza e maturità, ed è stata per me un esempio della donna a cui mi piacerebbe assomigliare: generosa, fattiva, empatica, concentrata, visionaria, irriverente, libera. Lei faceva un workshop a Firenze al Museo del Novecento, organizzato da Crumb Gallery, la prima galleria d’arte europea dedicata solamente ad artiste donne, a cui Battaglia si era molto legata tanto da concedere i suoi nudi di donna. Crumb era ed è partner del mio progetto editoriale, Rewriters.it, sulla riscrittura dell’immaginario contemporaneo: Battaglia chiese a mia moglie se poteva fotografare nostra figlia, incuriosita dalla nostra famiglia omogenitoriale, promettendo di regalarci gli scatti.

Iniziammo a sentirci, le raccontai in dettaglio la nostra storia, del processo per garantire a nostra figlia che i suoi genitori fossero per legge riconosciuti tali, della vittoria in appello, della sentenza, la seconda del genere mai scritta in Italia, del coraggio di cambiare il corso della storia in nome delle proprie intime verità (“che mai possono danneggiare altri”, mi disse). Si coinvolse molto: da sempre Letizia si schierava dalla parte dei diritti negati, delle ingiustizie, delle persone discriminate, perseguitate, emarginate, sempre in prima linea per la libertà.

Su questi temi avevo appena fondato Rewriters.it, in un anno diventato un movimento culturale di respiro nazionale con una sua robustezza, e le feci leggere il Manifesto: giovani, giustizia intergenerazionale, crisi climatica, sostenibilità, ecologia, antispecismo, cultura bioetica, diritti civili, pari opportunità, giustizia sociale, antirazzismo, contrasto all’abilismo, all’ageismo, al bullismo, diritti LGBTQI+, educazione affettiva, salute mentale, linguaggi inclusivi, comunicazione non-violenta, contrasto alla violenza contro le donne.

Su quest’ultimo punto si infervorò e mi disse, tutto d’un fiato: “La violenza contro le donne è una piaga che va combattuta come una guerra”. Acconsentì immediatamente ad entrare nel movimento, con queste sue motivazioni: “Aderisco al Comitato Scientifico per dare una mano a questo lavoro di riscrittura che vuole aiutare le nuove generazioni a costruire un nuovo immaginario e nuove rappresentazioni libere”. Il nostro Comitato la accolse onorato.

Ricordo che durante una riunione, prese la parola e disse qualcosa di così semplice da disarmarmi: “Non si può stare qui a parlare – si rivolgeva a me, a Giancarlo Leone, Lidia Ravera, Giovanna Melandri, non ricordo chi altro ci fosse – bisogna agire, sporcarsi le mani, occorre cercare soldi, anzi trovarli, Rewriters ha bisogno di risorse per continuare a sopravvivere, le parole sono belle ma sono i fatti che cambiano la storia”. Poi tornò alla carica sulle donne: “Sono le donne, le uniche, a poter fare la differenza, bisogna dare potere alle donne”.

Con Crumb Gallery, intanto, avevamo messo in piedi un concorso fotografico, Cherchez la femme, rivolto appunto soltanto a donne, con Battaglia in giuria: volevamo riscrivere l’immaginario sulle donne. Fu allora che decidemmo di mettere in piedi il Premio Letizia Battaglia: ogni giorno, su Rewriters.it, pubblichiamo scatti inediti di giovani talenti. Letizia ne avrebbe selezionati 10 su 360 e noi li avremmo inserite nella nostra galleria d’arte web esponendole poi al ReWriters fest. di Roma.

Ci sentivamo regolarmente per telefono, a volte faticava per la sua malattia, di cui però voleva parlare poco, diceva: “Su, su, andiamo avanti”. La sentivo ruggire. La prima collettiva ebbe un grande successo, sia di pubblico, sia di critica, con gli autori e le autrici entusiaste. Letizia non si era tenuta, e di foto ne aveva scelte 14: in quelle foto, tutt’ora in esposizione digitale, è riconoscibilissimo il suo sguardo: le donne, l’amore, l’infanzia, il dolore, la solitudine, il disordine della verità.

Per il Rewriters fest 2022, aveva selezionato 10 foto, che saranno esposte alla prossima edizione, al WeGil di Roma, il 14, 15 e 16 ottobre 2022, insieme alle fotografe vincitrici del concorso Cherchez la femme. Lei non ci sarà, ma sarà per me un’emozione enorme dare al pubblico la possibilità, ancora una volta, di vedere coi suoi occhi.

Stiamo cercando, adesso, di capire come andare avanti per far proseguire negli anni il Premio Battaglia, ho già preso contatto con la famiglia, sono determinata a mantenere accesa l’attenzione sul suo nome e a continuare a farlo vivere nel tempo con la stessa generosità che ho ricevuto.

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