Il Mountainboard è uno sport estremo relativamente nuovo che si pratica con una tavola con attaccati due truck e quattro ruote, una sorta di ibrido tra una tavola da snowboard e una da skateboard, ma la lunghezza può arrivare fino a 120 cm. Le ruote hanno una camera d’aria, quindi sono molto più grandi rispetto a quelle da skate. Sulla superficie della tavola sono montati gli attacchi: semplici alette simil-plastica, oppure straps con velcro, fino a veri e propri attacchi simili a quelli di uno snowboard. Alcune hanno anche i freni, soprattutto quelle per principianti, ma l’importante è indossare casco e protezioni per ginocchia, gomiti e polsi.

Karin Kerkenbusch, campionessa italiana nel 2007 e 2008 di Mountainboard, racconta a ReWriters i segreti di questa disciplina sportiva fortemente adrenalinica che insegna nei corsi organizzati dal suo Dirt Corner, un piccolo collettivo indipendente animato da una grande passione per i board sport (longboard, skateboard, mountainboard, snowboard, snowskate, kiteboard, buggy), uno dei pochi in Italia a vendere tutte le attrezzature a prezzi etici ma garantendo una qualità eccellente e in totale sicurezza:

“Per raggiungere questo obiettivo investiamo tutto il nostro tempo e le nostre energie – ci spiegano i ragazzi e le ragazze del collettivo – testiamo a fondo tutto perchè crediamo che solo la competenza acquisita sul campo possa farci consigliare l’attrezzatura migliore in base alle differenti richieste e tipi di rider”.

Con Dirt Corner collaborano varie associazioni, gruppi di atleti e di appassionati, tutti insieme per promuovere e divulgare una nuova cultura del movimento, della libertà, dello stare insieme, della sfida.

Ma da dove arriva questo sport?

Il primo prototipo di tavola da mountainboard fu costruito negli anni ’90 in un garage californiano, proprio come il primo computer Apple, da un gruppo di giovanissimi e giovanissime già abili surfisti da onda. Una sorta di ibrido tra surf e skate, tanto che, negli stessi anni, anche ragazzi e ragazze inglesi, tutti skaters, iniziano a sfruttare i pendii delle colline della campagna per azzardare le prime discese in equilibrio su questa tavola.

Karin Kerkenbush in allenamento

Eppure, oltre a surf e skate, già esistevano anche snowboard e downhill: no, non era abbastanza, bisognava spingersi oltre, riuscire a cavalcare ogni superficie.
La particolarità di questo sport estremo è che si può praticare ovunque, su qualsiasi tipo di terreno: dallo sterrato all’asfalto, dalla ghiaia all’erba, purché ci sia un po’ di pendenza. E se ci si attacca una vela, un po’ come col kite surf, ancora meglio (Landkite). Ma andiamo per ordine.

Nessuno sport estremo, in tutto il pianeta, è mai cresciuto più velocemente del Mountainboard, tanto che, già nel 2000, in molti paesi del mondo si tenevano eventi, competizioni, dimostrazioni, meeting, raduni con un seguito stellare:

“Si cenava sotto le stelle – racconta la Kerkenbush – si campeggiava negli altipiani o nei boschi, essere rider significava abbracciare un senso della vita, forse anche avere un po’ di anima anarchica, di sicuro fortemente romantica”.

In Italia questo sport esplode appena passato il Millennio, prima a Brescia, con rider solitari in cerca di sfide ed emozioni forti, che facevano capo a Daniele Avanzi, poi nella zona di Carmignano, paese natale della Kerkenbush. I due si sono uniti e, con Dirt Corner, hanno il merito di aver introdotto sulla scena italiana questo nuovo tipo di tavola. Da lì a Freestyler.it, il più grande portale di board sport italiano, il passo è stato breve: i riders italiani hanno cominciato a darsi appuntamento scoprendo pendii e prati dove surfare.

Karin Kerkenbush. Foto di Valentina Chiodi

Inizialmente si trattava di puro movimentismo, una sorta di attivismo vocazionale laico per affermare dei valori legati all’amore per la natura, per lo sport, per le sfide, per la libertà, per una comunità autogestita. Dall’associazionismo senza scopo di lucro del 2006 (la prima associazione nazionale è stata voluta da Daniele Avanzi, Piergiacomo “Willy” Cancarini, Roberto “Robrosso” Facchinetti, Luigi “Gigi” Galliani, Davide ”doc.g” Giglia, Karin Kerkenbusch, Riccardo “Ricky” Tucci, Gabriele “DrGAb” Zanetti, Marcello “Marci” Maggioni, Guido “Cuba” Morpurgo, tutti provenienti da snowboard, longskate, roller, mountainbike downhill e freeride, bmx, skateboard, gravity) è nato così il mountainboard, detto anche ATB (acronimo inglese di All Terrain Board), uno sport che oggi è regolamentato dalla MIA (Mountainboard Italia Association), col suo campionato nazionale e i suoi istruttori certificati. Infatti, dal 2009, in collaborazione con la FIHP (Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio), MIA forma i maestri ufficiali di mountainboard CONI ed è responsabile del campionato nazionale con tanto di Coppa MIA.

Per imparare, dicevamo, Dirt Corner organizza corsi per ogni livello ed esigenza, a partire dalle giornate di avvicinamento allo sport, passando per corsi base ed avanzati fino ad arrivare a lezioni specifiche di Downhill (affrontare sentieri da mountain bike come se fossero piste da sci), Freestyle e Freeride (rotazioni e acrobazie) e Boardercross (gare tra atleti che scendono insieme). Si può anche scegliere il Landkite, la versione terrestre del Kitesurf, che permette di sfruttare la forza del vento per muoversi con la tavola: “Adoro insegnare a pilotare un aquilone da trazione – dice Kerkenbush – ovviamente in massima sicurezza e veder muovere i primi passi con aquilone e mountainboard, una disciplina molto divertente, appassionante e semplice da apprendere”.

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