Appena nominato Direttore Artistico del Teatro Greco di Tindari, il drammaturgo Tindaro Granata, Premio Ubu 2016, è raggiante. L’intervista esclusiva me l’ha concessa per il legame personale e professionale che abbiamo da anni, basato sulla stima reciproca, tanto che è un brillante blogger della mia testata, ReWriters.it.

Nato proprio a Tindari – siamo nella Sicilia messinese – nella seconda metà del 900, si diploma Geometra e si imbarca su Nave Spica, in qualità di Meccanico Artigliere. Dopo aver trascorso un anno in mare occupandosi della gestione e manutenzione delle armi di difesa della nave militare, nel 1999 si trasferisce a Roma col sogno di poter fare teatro. Lavora come commesso, in diversi negozi di scarpe, poi come cameriere. Inizia la sua carriera di attore nel 2002 con Massimo Ranieri. E’ diretto da Carmelo Rifici, Serena Sinigaglia, Andrea Chiodi e Leonardo Lidi.

Scrive e si mette in scena con “Atropolaroid”, storia della sua famiglia, “Invidiatemi come io ho invidiato voi”, storia di un caso di pedofilia realmente accaduto a Perugia, “Geppetto e Geppetto” col quale affronta il tema della “stepchild adoption” e il rapporto tra genitore e figli, prima drammaturgia italiana sul tema e per questo invitato al ReWriters fest. insieme a Melania Mazzucco, prima scrittrice italiana esposta sulla stessa questione, col contestatissimo romanzo “Sei come sei”. Da qui il volo.

Cosa significa per te questa nomina?

E’ importantissimo non solo per me ma anche per tutta la Sicilia e oserei dire per tutta l’Italia. Non c’è politica dietro questa nomina, ma solo un gruppo di concittadini e concittadine che conoscono il mio lavoro e  tutta la comunità mi ha voluto, e ne sono felice. Il sindaco stesso, Gianluca Bonsignore, già dal primo incontro mi ha detto che la politica non discuterà le mie scelte saremo insieme solo per il bene comune di quel posto magico.

Hai già un’idea della tua direzione?

Pensare in grande, progettare a lungo tempo, pur sapendo che le risorse sono limitatissime, ma non ho paura perché dalla mia parte ho la gente di Tindari e tutto il territorio di Patti: persone che desiderano riscattare quel luogo. Voglio chiedere alla gente del luogo di essere la vera protagonista di tutte le mie scelte. Da quando scrivo per ReWriters ho imparato che non bisogna limitarsi al proprio punto di vista perché in fondo è solo la vista da un punto.

Come puoi conciliare questo desiderio con una programmazione artistica?

Valorizzando la nostra arte attraverso i prodotti della nostra terra: è arte anche fare l’olio, lavorare con il chiacchierino (attrezzo simile all’uncinetto), fare le ceramiche, fare il vino; ad ogni replica vorrei che ci fosse uno scambio tra artisti/e che verranno a fare lo spettacolo e cittadini/e del mio paese. Il concetto di sagra, può essere ripristinato se edulcorato dal suo aspetto meno nobile e se viene esaltato il valore che nasconde un prodotto locale, espressione di secoli e secoli di lavoro e ingegno umano.

Cosa vedremo al Teatro Greco di Tindari?

In primis voglio dedicare una parte della stagione alla figura della Madonna, con degli spettacoli laici che siano un omaggio alla nostra Madonna Nera. Tindari non può essere nominata senza pensare che li abita una donna antica, di colore, che ha determinato la storia di quel luogo col suo essere anticonvenzionale; alla base della sua statua c’è scritto: Nigra sum sed formosa! Inoltre vorrei che la stagione di Tindari fosse dedicata ai grandi testi; alla musica con Indigeno Festival, un festival già esistente molto bello e popolare, diretto da Alberto Quartana; alla danza e alla drammaturgia contemporanea. Infine, e non per ultimo, come segno importante in stagione vorrei avere un numero superiore di artiste che di artisti perché credo che dobbiamo essere noi uomini a dare priorità alle donne, e non mettere le donne nella condizione di lottare per dei diritti che spettano a tutti e tutte senza distinzioni di sesso. Io, il vicedirettore Stefano Mollica, e l’Assessore alla Cultura siamo tre uomini e siamo del parere che lo spazio più importante spetti alle donne, e faremo di tutto per poter realizzare questo pensiero.

Quali sono le tue aspettative e le tue paure?

Le aspettative sono quelle di avere la possibilità di costruire un rapporto con la gente e avere la possibilità di cresce insieme, io non l’ho mai fatto il direttore, mi muovo per istinto e per passione. Vorrei essere presente e vedere che la gente viene a Teatro con gioia. Le paure sono non solo quelle di non riuscire nei miei intenti, ma anche di non avere tempo e risorse, ma io voglio credere che ci riusciremo. Voglio credere nel Teatro, anche se è un luogo per pochi e non per le masse, ma quei pochi possono determinare cambiamento e storia. Ci dobbiamo sperare e lottare per realizzare le nostre visoni, i nostri sogni, solo questo ci rende vivi e restituisce senso a tutte le lotte che facciamo.

Complimenti e in bocca al lupo!

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