Faccio un appello a psicolog*, psicoterapeut*, psichiatr*, criminolog* e psicoanalist* affinchè smettano di fare pseudo-diagnosi su Filippo Turetta, ad oggi presunto omicida della ex fidanzata Giulia Cecchettin, insultando colleghi e colleghe che fanno il proprio lavoro secondo deontologia e invalidando l’intera scienza sanitaria e i suoi protocolli che, appunto, prevedono specifiche pratiche per emettere una diagnosi.

Filippo Turetta

La diagnosi, come e chi ha i titoli per effettuarla

Ricordo che una diagnosi, sia psicologica che psichiatrica, può essere effettuata solamente da un medico (psichiatra) con i seguenti strumenti: colloquio clinico, osservazione e somministrazione di test di personalità. Consiglio quindi, ai sedicenti professionist* che sparano diagnosi su TikTok, su altri social o nei salotti televisivi per incassare popolarità sfruttando un momento drammatico per la famiglia Cecchettin e per le donne (e gli uomini loro alleati) del nostro paese, di leggersi per esempio La diagnosi in psicologia clinica, a cura di Nino Dazzi (di cui sono orgogliosamente nipote), Vittorio Lingiardi e Francesco Gazzillo, tanto per tornare all’abbiccì.

Luigi Cancrini

Pur concordando con Luigi Cancrini, quando su Facebook scrive che

 

 

Il clamore giustamente cresciuto intorno alla morte assurda di Giulia ha dato luogo a molte discussioni e proposte. Il rischio che corriamo però è quello di commuoverci e di esaltarci inutilmente se non prendiamo finalmente sul serio, accanto ai fattori di ordine culturale, la psicopatologia all’origine di queste violenze“,

vorrei sottolineare che le psicopatologie non sono isolate dai contesti socioculturali.

Anoressia, bulimia, Hikikomori, narcisismo, ad esempio, non sono patologie di una certa contemporenità? L’Hikikomori per altro non è stato ancora classificato come disturbo nel DSM-V. Per non parlare della varianza di genere, comparsa nel DSM pochi anni fa, poi subito dopo depatologizzata. La salute mentale e le patologie socialmente accettabili non sono qualcosa che può prescindere dalle diverse culture, classi sociali, epoche storiche, condizioni economiche, etc.

La potentissima denuncia di piazza del patriarcato

Tutto questo per dire che non c’è conflitto tra la consapevolezza delle psicopatologie legate ai femminicidi e l’attuale – potentissima – denuncia di piazza del patriarcato, partita con grande generosità dall’appello di Elena Cecchettin a cadavere ancora caldo, che sta innescando una preziosissima presa di posizione di molti maschi bianchi cisgender eterosessuali normodotati che stanno pubblicamente assumendosi la responsabilità collettiva degli effetti del loro privilegio, ossia quel modello sessista che sostiene dinamiche relazionali tra uomini e donne basate su potere e controllo dei primi a discapito delle seconde. E che – quindi – può in parte anche culturalmente contribuire a determinare quello scompenso psicopatologico che porta a compiere crimini e reati contro le donne nel momento in cui viene messo in discussione quel potere e quel controllo.

Qui il video del mio commento a caldo.

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