Camilla ce l’ha fatta. E con lei su* figli* Lolly. Lanciato per la prima volta proprio da questa mia rubrica esattamente un anno fa, il blog Mio Figlio In Rosail primo in Italia ad affrontare la tematica dei bambini gender creative (o gender fluid), di strada ne ha fatta, fino a fondare un’associazione e un progetto di crowdfunding. Di più, fino alle Ted Conferences, dove Camilla ha tenuto uno speech sulle identità del mondo di domani che ha fatto il giro del pianeta.

Una donna con un carisma straordinario, che in nome di su* figli* ha trovato la forza di ribellarsi al pensiero unico e il coraggio di rifondare, anche in Italia, la cultura e l’immaginario sulle tematiche di genere: “Ho tre figli. Il mio secondogenito che oggi ha nove anni, nonostante sia biologicamente maschio ha dimostrato fin da piccolino una predilezione per tutto ciò che apparteneva al mondo femminile immedesimandosi in esso a tal punto da farmi iniziare una serie di approfondimenti che mi hanno portato a imparare cosa sia la varianza di genere. In Italia non si sa quasi nulla degli sviluppi atipici dell’identità di genere. Non solo, le profonde radici cattoliche della popolazione fanno vivere come un tabù qualunque cosa che esuli minimamente dalla norma. Le persone transgender (tutte quelle che oltrepassano il limite che la società impone a loro genere biologico) sono costrette a vivere una vita fatta di dolore e emarginazione mentre, come dimostrano i bambini come il mio, sono persone come tutte le altre e se accolte fin da piccole hanno una vita assolutamente felice. Gli ultimi studi stanno dimostrando infatti che chi viene accolto dalla famiglia e dalla società non sviluppa alcuna alcuna problematica. Da mesi, attraverso il mio blog, sto cercando di dare informazioni a tutte quelle famiglie che si trovano a vivere una situazione simile alla mia. L’atipicità di genere è qualcosa che non riguarda solo l’individuo ma tutta la comunità che gli sta intorno: famiglia, scuola, medici, psicologi. Il vuoto totale che trovano intorno a sé i bambini e ragazzi transgender nel 41% dei casi  porta a atti autolesionisti, disturbi alimentari, seri problemi psichiatrici e suicidio. Per questo ho deciso di fondare un’associazione che aiuti le famiglie come la mia. Credo che sia di vitale importanza creare una rete che faccia informazione e dia supporto poiché il rispetto dei diritti umani non ha genere, età, religione, razza, provenienza e il rispetto nasce dalla conoscenza. Se tutti insieme diamo una mano riusciamo a creare qualcosa di bello”.

Una questione importantissima perchè stiamo parlando del nuovo mondo, di un mondo dove l’identità sarà fluida così come l’orientamento sessuale, un mondo che permette transizioni, ruoli cangianti, sessualità in divenire. Un mondo dove i figli nascono in provetta, la morte può essere procrastinata o gestita, il genere biologico dei corpi ridisegnato, un mondo in cui la manipolazione della vita, se ben regolamentata, se pensata in senso bioetico, può aprire scenari evolutivi, sia culturalmente che scientificamente, interessanti da tutti i punti di vista. Stiamo parlando della contemporaneità già in essere, dove la digitalizzazione della vita sta ampliando la percezione dell’identità nostra e degli altri, dove tutto è più liquido e fluido, ma anche connesso.

Ecco perchè il 7 ottobre 2017 non si può mancare: a Firenze, presso la Sala Gigli della Regione Toscana in Via Cavour 4, la conferenza “Bambini in Rosa”, organizzata proprio da Camilla Vivian, porterà famiglie, bambini e genitori a raccontare di sè (ci saranno bambini in rosa, ma anche bambine in blu..): “Attraverso i racconti dei diretti interessati – spiega Camilla – si indagherà l’identità di genere intesa come esperienza interiore e personale del proprio genere esattamente come ciascuno di noi lo percepisce“.

Già. Perchè non è detto che questa circostanza assolutamente personale corrisponde al sesso assegnato alla nascita sulla base degli organi genitali esterni del bambino: la persona transessuale, cioè la persona la cui identità di genere sentita non corrisponde a quella essegnata alla nascita, esiste in tutte le culture dell’umanità ed é esistita in tutti i tempi storici. 
La risposta che le singole società hanno dato a questa realtà sono state molto diverse nel corso del tempo e nei differenti luoghi geografici. Alcune hanno accolto la realtà che il genere non sia binario e hanno creato meccanismi sociali e promosso leggi per la sua integrazione. Altre, disgraziatamente, hanno manifestato diversi gradi di rifiuto e repressione attraverso gravi violazioni dei diritti umani delle persone trans.

“Quest’ultimo é, ahimè, il caso della nostra società – afferma Vivian – e per questo mi batto perchè si inizi a parlare pubblicamente dell’argomento, anche esponendo me e mi* figl*, consapevole del rischio che corro in una Italia sempre meno accogliente. Ma è urgente che si riconosca che il diritto all’identità di genere e alla libera espressione del genere percepito é un diritto fondamentale“.

La conferenza sarà divisa in due parti. Nella prima interverranno le famiglie, le maggiori esperte in campo, che porteranno le loro esperienze di vita quotidiana. Sarà data voce anche alle molte persone che nel corso dell’anno hanno contattato il blog Mio Figlio in Rosa attraverso la lettura di brani di lettere, testimonianze struggenti di una realtà che va cambiata. Nella seconda parte interverranno gli addetti ai lavori: l’antropologa Michela Mariotto dell’Università Autonoma di Barcellona parlerà dell’approccio estero all questione, mentre Paolo Valerio, ordinario psicologia clinica, Università degli Studi Federico II, Napoli e Presidente OnigAlessandra Ristori e Jiska Fisher (Medicina della sessualità a Careggi) ci porteranno i dati statistici e scientifici e Alice Troise, del collettivo Intersexioni, racconterà la situazione nelle scuole.

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