Per la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, ricorrenza promossa dall’Unione Europea che si celebra dal 2007 il 17 maggio di ogni anno, desidero focalizzare, come da incarico per questo blog, sulle famiglie composte da due genitori dello stesso sesso. Però, invece di elencare studi sul tema o articoli di cronaca che raccontano funeste aggressioni contro le persone Lgbtqi e i loro figli, o segnalare appuntamenti e iniziative (tantissime su tutto lo stivale), vorrei riflettere sull’importanza della creatività, dell’arte e della cultura come fattori determinanti per trasformare un’era in un’altra: per aiutare l’evoluzione a compiersi senza lasciare indietro nessuno ma anzi includendo tutti e tutte le opinioni differenti.

Userò questo articolo, dunque, per ringraziare chi, con coraggio, ha sfidato le tradizioni, le convenzioni, le consuetudini e la norma, e ha detto, fatto o creato qualcosa che raccontasse una storia diversa dalla predominante sempre narrata, offrendo a tutti la possibilità di “pensare” diversamente e nuovamente. Di immaginare qualcosa di mai immaginato, inimmaginabile come tutto ciò che non si conosce. Grazie quindi a chi offre un aiuto per far crescere un nuovo spazio mentale, a partire da sé e dalla propria sensibilità, dove concepire quanto il pensiero non è ancora capace di frequentare con facilità e serenità.

Prima di tutto, allora, grazie Lego e Playmobil. Le due aziende hanno infatti fatto un grande dono per immaginare la contemporaneità: la Lego, per sostenere il sì al referendum irlandese del 22 maggio che vuole legalizzare i matrimoni gay (si tratterebbe della prima vittoria in assoluto per scelta popolare), ha fatto una campagna (creata dalla fotografa Debbie Hickey per lo Studio Ten Media) con una serie di manifesti e poster che raccontano tutti i tipi di famiglie, dalla monoparentale (maschile o femminile), alle omogenitoriali, fino a famiglie chil-free, per dirla con le Lunàdigas. Idem la Playmobil che, per la Giornata Internazionale delle Famiglie, celebrata il 15 maggio scorso, e in accordo con la declinazione al plurale dell’Onu, ha rappresentato tutte le aggregazioni familiari possibili:

Che i pregiudizi si combattano a colpi di immaginario, lo sanno bene gli artisti, tanto che, qualche anno fa, gli argentini Breno Costa e Guilherme Souza realizzarono una serie di scatti di Barbie lesbiche che però la casa di produzione Mattel, a differenza di Lego e Playmobil, non apprezzò per nulla. Roba nota è invece la pioniera Ikea, che per prima realizzò vari spot con famiglie omogenitoriali (campagna firmata da 1861United e AUGE9).

In Italia invece c’è ben poco. Poco coraggio, poche iniziative, poco coming out, poco di tutto. Ma qualcosa c’è. A cominciare da Melania Mazzucco e Claudio Rossi Marcelli, che coi loro romanzi “Sei come sei” e “Hallo daddy!” hanno raccontato di due famiglie con due padri; o da “E’ scritto nel corpo”, di cui sono l’autrice, che racconta la scelta di due mogli che decidono di separarsi dai loro mariti per costruire insieme una nuova famiglia (per editarlo, la coraggiosa Annachiara Tassan ha ideato Bookme, un nuovo marchio crossover per la iper-tradizionale De Agostini). O la Barilla, che dopo il terribile passo falso del suo manager, oggi, grazie alle combattive reazioni di un italianissimo popolo della rete, ha il 100% in Corporate Equality Index. Ma anche i sughi Altea si fanno sotto sfidando i conformisti e proiettandosi all’altezza di spot opend-mind intercontinentali come quelli di Hyundai, Levis, Oreo, Pepsi, e Microsoft Outlook, o di Toyota, o di Findus, della finlandese Kingis, che però, pensate un po’, è dell’italiana Algida!

Grazie anche a Maria Sole Tognazzi, che sta girando “Io e lei”, un film in cui la famiglia è ricostituita e la coppia lesbica genitoriale è formata niente meno che da Margherita Buy e Sabrina Ferilli, e grazie a Roberto Vecchioni, padre di Francesca, lesbica dichiarata e omogenitore (leggi il suo nuovo romanzo autobiografico “T’innamorerai senza pensare“), che ha scritto la canzone “Due madri”. Infine, grazie alla casa editrice Lo Stampatello che, educando coi suoi libri di favole i bambini, educa davvero la società del futuro.

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