A seguito delle mie posizioni sui vaccini, espressa questa estate in un articolo su Il Fatto Quotidiano, in cui dichiaravo che la mia testata (Rewriters.it) non avrebbe pubblicato articoli contro la campagna vaccinale, l’account Instagram di ReWriters è stato hackerato (leggi qui la notizia) e distrutto per sempre (abbiamo ricominciato più forti di prima, però: seguici qui). Oggi riprovo ad esprimere le mie opinioni, sperando di non dover subire nuove intimidazioni.

L’avvicinarsi del momento in cui cominceranno a essere vaccinati anche i bambini e le bambine mi ha infatti suscitato una riflessione che vorrei condividere con voi. In Italia sono ormai stati vaccinati oltre 43 milioni di italiani e italiane contro SARS-CoV-2, e non è male, anzi. Tuttavia, chi non vuole vaccinarsi rappresenta un numero sufficientemente elevato per rendere praticamente impossibile sconfiggere questa pandemia, tanto che si parla – non solo in Italia – di una di “pandemia dei non vaccinati”.

Sappiamo che i vaccini funzionano per ridurre la circolazione del virus (il confronto fra le percentuali di vaccinati e non vaccinati che risultano contagiati è un fatto che parla da sé) e che questa è favorita da chi ha una più alta probabilità di essere contagiato, ossia i non vaccinati. Tralasciando per un momento gli effetti sulla tenuta del sistema sanitario e sulla vita sociale ed economica del Paese, i non vaccinati dunque danneggiano, oltre a se stessi, anche gli altri.

E’ vero, la protezione dei vaccini diminuisce con il passare del tempo e non è al 100% (secondo i dati tratti dal bollettino di Aggiornamento nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità prodotto il 27 ottobre 2021, sono 461 i vaccinati con ciclo completo deceduti dopo diagnosi di Covid-19 fra il 3 settembre e il 3 ottobre, 11 dei quali di età inferiore a 60 anni) ma senza che tutti e tutte siamo vaccinati, il rischio di contagio è più alto per l’intera società.

Al momento i bambini e le bambine non sono vaccinati, dunque sono tra coloro che hanno una maggiore probabilità di essere contagiati e di contagiare a loro volta. Vaccinare loro (soggetti ai quali non è concessa una libera scelta) prima degli adulti non vaccinati significa scaricare sui minori una nostra responsabilità e, dal mio punto di vista, questo è un fatto eticamente inaccettabile.

Per proteggere i bambini, oggi esposti a maggior rischio, occorre contrastare la “pandemia dei non vaccinati”, vaccinando appena possibile tutti gli adulti. Prima di questo passaggio, a mio avviso, non è concepibile vaccinare i bambini.

Senza tentare di contrastare le credenze di chi non vuole vaccinarsi (i vaccini sono inutili, servono solo ad aumentare i profitti delle aziende farmaceutiche, i numeri diffusi sulla pandemia sono manipolati, il virus non esiste, etc), basta appellarsi all’articolo 2 della Costituzione che richiama il principio di solidarietà: affrontare un piccolissimo rischio per un grande beneficio che è per tutti, è un concetto così inesplorabile?

Parliamo dei rischi da vaccino: secondo i dati del Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini COVID-19 dell’Agenzia Italiana del Farmaco relativo al periodo dal 27 dicembre 2020 al 26 settembre 2021, il totale degli eventi avversi inseriti nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza alla data del 26 settembre è pari a 120 ogni 100.000 dosi somministrate e l’85,4% di queste segnalazioni si riferisce a eventi non gravi (per altro un evento può non essere una reazione, se non è dimostrata la relazione causale). Certamente esistono controindicazioni, come esistono per ogni farmaco che ingeriamo, tanto che il foglietto illustrativo di Pfizer ne indica: 1 persona su 1.000 rischia la paresi temporanea di un lato del viso, e fra quelli anche reazioni allergiche gravi, infiammazioni del cuore. Si tratta di problemi di norma superabili senza conseguenze pesanti o di lungo periodo, ma effettivamente abbiamo visto quale è stata la sorte del vaccino di AstraZeneca, che ha contato anche alcuni decessi. I numeri in ogni caso non supportano le ragioni di chi rifiuta il vaccino.

Occorre lavorare per una transizione da un modello sociale egologico a uno ecologico ed entrare nel modello We-Mode.

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