Vernon e Giverny: stiamo parlando di perle segrete della nostra Europa più charmant. Vernon, nonostante abbia subito bombardamenti pesanti, vanta un centro storico romantico e pittoresco, perfetto per chi cerca un angolo elegante e pacifico dove ritirarsi e sottrarsi alla calca estiva. Le case a graticcio e i vicoletti si stringono intorno all’imponente e severa chiesa gotica, la Collégiale Notre-Dame, che ancora oggi conserva un meraviglioso rosone. Ed è tutto, nient’altro o poco più, tranne qualche caffè e ristorante. Ma è proprio questo, invece, quel “tanto” che attira l’elite del turismo internazionale e coloro che si appassionano ai luoghi meno battuti e più incantati. Basta scendere sulle rive del fiume per “sentire” quell’incantamento, quell’atmosfera magica e misteriosa che nel Vieux Moulin, tocca il suo culmine. Il mulino, l’ultimo dei 5 sulla Senna, serviva anche come casa per la riscossione dei pedaggi per attraversare il fiume.

Il piccolo paesino ha anche un minuscolo museo, il Musée A.G. Poulain, che conserva due quadri di Monet. Già, Monet. Perché è lui il grande protagonista quaggiù, e non esiste turista che, da Vernon, non raggiunga anche la vicina Giverny, a soli quattro chilometri. E’ a Giverny, infatti, che l’artista visse i suoi ultimi anni. Il piccolo paesino può comodamente essere raggiunto anche da Parigi, dato che c’è un treno direttamente dalla stazione Gare Saint Lazare per Vernon, da dove, con un comodo autobus, si raggiunge l’isolata Giverny.

Ed eccoci nel cuore dello charme francese: tutto è chic, tutti sono chic, non ci sono dettagli fuori posto, cose fuori misura, distonie o disarmonie. Perfino i tassisti sono un po’ snob, e con aria di sufficienza sconsigliano il bel museo d’arte americana che di certo, dicono tutti all’unisono, offre opere impareggiabili con quelle del Maestro. Proprio in omaggio a questo “patrono” del paese, Giverny, soprattutto in primavera e in estate, si ricopre letteralmente di fiori, provocando uno spettacolo estetico degno delle più profonde suggestioni emotive: senza dubbio è un caso di “natura che imita l’arte”. In realtà non è semplice capire se sia il paese, con le sue luci, i suoi scorci, e i suoi profumi, ad aver ispirato il pittore, o se siano le tracce che ha lasciato qui Monet ad aver trasformato Giverny in una specie di museo diffuso naturale unico al mondo. Però, purtroppo, Parigi ha portato via da qui tutti i quadri, e ciò che rimane di Monet è solo il ricordo.

Un ricordo sollecitato dalla sua abitazione, che vale di sicuro la pena visitare, e dal giardino privato nel quale trascorse così tanto tempo, prevalentemente ad ammirare lo stagno delle ninfee con il famoso ponticello “giapponese”. Anche se sono da lasciar perdere, dunque, le copie di mediocre fattura che sono esposte, restano da considerare con attenzione le bellissime stampe di Hiroshige e di Utamaro, con cui Monet amava contornarsi. Per chi volesse trattenersi, e considerare Giverny o Vernon non come una gita giornaliera fuori porta, ma come una vacanza dove recuperare energie e forze, è perfetto il Bed & Breakfast (le cosiddette “chambres d’hôtes”) Moulin des Chennevières: si tratta di un antico mulino, e la gestione è veramente accogliente. I coniugi Stéphanie e Gérard Guillemard, infatti, sono gentilissimi e garantiscono privacy e pace assoluti (attenzione solo agli animali esotici nello splendido parco intorno al mulino dove scorazzano canguri, struzzi, alpache e maiali vietnamiti). Si può anche cenare alla “table d’hôtes” e, se si è fortunati, si incontreranno scrittori, poeti, musicisti e artisti in incognito.

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