Di lui Achille Bonito Oliva ha scritto: “[…] Dalla Body Art all’azionismo viennese, dal cartoon alla pornografia, dalla moda al film erotico, dal sadomasochismo al voyeurismo, Howtan, con felice cleptomania, recupera stimoli linguistici da una famiglia di artisti che non sono parenti tra loro: Artaud, Kubric, Serrano, Golden, Araki, Abramović, La Chapelle, Kern”.

Martedi 17 aprile inaugura a Roma Solo Show, una panoramica museale dell’artista persiano Howtan Re che ha appena aperto nella capitale il suo salotto d’artista Howtan Space, di cui ho già parlato (leggi qui). Ma prima di spendere parole, ecco l’opera che ha sconcertato il mondo e che è stata la copertina del NY Art Magazine, oggi esposta per la seconda volta in Italia, dopo quasi 15 anni in giro per il pianeta:

In questo magnifico spazio a due passi dal Campidoglio, minimal e design, dotato di impianti tecnologici avvenieristici in grado di contribuire in maniera impattante agli allestimenti, sarà possibile vedere opere che per il 2004 – anno della prima mostra italiana dell’artista – avevano un linguaggio pionieristico: parlo in particolare delle piccole sculture di parvenza figurativa manipolata e di fotografie che mantengono un forte carattere  performativo. Ecco che travestimenti immaginifici, veemenza creativa e poetica, una mimica della violenza e allo stesso tempo un più leggero registro ironico sono le caratteristiche ipertemperamentali dei lavori esposti: “E’ proprio questa sua indole meticcia – spiega la brava curatrice Barbara Martusciello – ad animare i suoi set che sono poi fermati dallo scatto fotografico nell’attimo più emblematico di ogni scena, come una sorta di tableau vivant che congela un’azione nel massimo del suo parossismo e, allo stesso tempo, nel tempo infinitesimamente precedente al suo precipitare”.

Anche l’allestimento sottolinea la qualità provocatoria della produzione dell’artista che, in quelle date – quasi quindici anni fa –,  seppur condiviso da alcune star internazionali e qualche artista italiano, non era così abituale, soprattutto nella trattazione che egli portava avanti di tematiche sul corpo femminile, sull’identità, sulle interpretazioni di genere: volte, tutte, a creare visioni movimentiste rispetto a molte regole morali, religiose e sociali precostituite.

La sua concettualità fu ben compresa e apprezzata già allora da grandi galleristi e istituzioni (la Stella Art Gallery di Mosca, attuale Art Foundation; Virginia Miller Art Space, Miami, Florida, che nello stesso 2005, prima della sua personale, lo invita alla prestigiosa Palm Beach Art Fair; il Museo di Arte Contemporanea di San Pietroburgo etc.) e collezionisti tra i quali Javier Lumbreras (Artemundi & Company Exclusive Art Collections, già collaboratore di Christie’s e Sotheby’s), che acquisterà molte opere di Howtan Re e lo porterà al Bass Museum of Art di Miami, acquirente di un suo lavoro per la sua collezione permanente, mentre la stampa di settore pubblicherà su di lui (“Art in America” e “Art News”: maggio 2005; “NY Art Magazine”: copertina, intervista e immagini nell’edizione distribuita all’Art Basel Art Fair).

Negli anni, molte sono le partecipazioni a mostre, fiere e iniziative culturali in cui espone e, tra alcune collaborazioni intraprese, quella più recente con il celebrato fotografo Claudio Abate che ha selezionato, con Howtan, moltissimi scatti per opere fotografiche bellissime.

L’attuale occasione a Roma permetterà al pubblico di vedere opere mai viste in Italia e alcune non più esposte da quel lontano 2004, anno del suo esordio nella Capitale, facilitato da Achille Bonito Oliva che firmò ammirato la lunga e bellissima prefazione nel catalogo prodotto per la personale, con la serie Hell & Paradise, alla Galleria Contarte di Piazza della Maddalena, in quei decenni molto attiva. Questo riepilogo espositivo è quindi un punto importante da cui Howtan Re idealmente si affaccia per impringtare il salotto d’artista che porta il suo nome e che avrà un programma espositivo in nome della condivisione e della contaminazione, cuore del suo lavoro e della sua ampia visione sul mondo.

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