“L’uomo è la specie più folle: venera un dio invisibile e distrugge una natura visibile. Senza rendersi conto che la natura che sta distruggendo è quel dio che sta venerando”. Con queste parole dell’astrofisico canadese Hubert Reeves partono le immagini del video realizzato per l’ultimo singolo di Brusco, “La Grande Bellezza” (Brusco – Guacamole 2017). “Nella canzone, come nel video, cerco di trasmettere il mio amore per il pianeta e per la vita che lo abita, proprio perché, parafrasando Reeves, non mi capacito di come ostinatamente diversi popoli cerchino un dio indicando nel creato la prova della sua esistenza senza poi nutrire per il creato stesso alcun rispetto”, dice il rapper romano.

 

Forse non tutti conoscono la storia di Brusco, entrato allegramente nelle orecchie degli italiani nel 2002 con il tormentone “Abbronzatissima“, ma che io considero un artista più che capace e dotato di grande carisma (brividi per esempio ascoltando “Sangue del mio sangue“), tanto da aver scelto un suo brano come sigla della mia trasmissione radiofonica “Ménage“, su Radio Godot.

Membro di una delle posse storiche del reggae italiano, la Villa Ada Posse, Brusco è oggi un solista che ha all’attivo vari cd senza mai aver tradito la rigorosa politica di autoproduzione della Posse, anche grazie al produttore Francesco Lancia, che con L9, l’etichetta discografica a cui Brusco è tuttora legato, lo ha aiutato a distribuire la sua musica, che inizialmente circuitava solo tra i cultori del genere. Da “Ti penso sempre” (2004), brano con cui Brusco è entrato nella compilation Italian Independent Music edita dall’Associazione dei Fonografici Italiani, a “La grande bellezza”, appena uscito, l’evoluzione artistica del nostro autore è però un vero salto in lungo: sarà forse stata anche l’esperienza decennale da produttore, con la sua etichetta U. B. Maior, fatto sta che ascoltare per credere.

“Capiamoci – mi spiega Brusco – io non sono né un filosofo, nè un fondamentalista dell’ambiente, ma poiché nelle mie canzoni mi piace parlare cuore a cuore e corpo a corpo a chi mi ascolta, ci tengo a farmi ambasciatore di alcuni messaggi che ritengo molto importanti. Questo ultimo singolo ha la responsabilità di far riflettere sui nostri comportamenti e sul legame che costantemente tradiamo, pur cercandolo, col mondo in cui viviamo”.

Il brano, nato in Sri Lanka, di fatto è stato pensato come una “missione artistica”, ossia, attraverso l’arte, riuscire a fare breccia nelle coscienze e nei cuori per lanciare un appello universale: “restiamo umani”. “Quando dispongo di tempo e denaro sufficienti – racconta Brusco – parto sempre in viaggio allo scopo di avvistare animali e ammirare paesaggi più o meno incontaminati. E’ questa ‘La grande bellezza’, la bellezza del creato”.

La base musicale si appoggia su una ritmica percussiva che l’artista ha scoperto in Sri Lanka, quando ha cominciato a comporre, ma poi il brano è stato completato nel Canada occidentale. Un viaggio “vero”, come ben racconta il video girato e montato a mo’ di prodotto amatoriale, un viaggio che è un percorso topografico ma anche interiore e che “dice” molto di più delle parole. Brusco ci lascia così: “Voglio ringraziare le orche, le magattere, i grizzlies, gli orsi neri, la lince, il wapiti e le foche che si sono lasciati riprendere senza neanche dovermi firmare una liberatoria. Per questo mi sento un po’ in colpa, mi giustifico solo nella speranza che osservando la loro bellezza, qualcuno si accorga del valore inestimabile che rappresenta la natura, un patrimonio che appartiene a tutti noi e a nessuno di noi allo stesso tempo”.

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