È la prima volta in Italia che gli enti locali e regionali si mettono in rete per promuovere culture e politiche delle differenze e sviluppare azioni di contrasto alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.

Si chiama Re.a.dy (Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni antidiscriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere) e dal 2005 ad oggi di iniziative ne sono state fatte. Nel nostro Paese, tuttavia, la tematica è difficile, soprattutto adesso, tanto che siamo parecchio lontani dalla possibilità di mettere a punto una legge che regolamenti la stepchild adoption, che punisca l’omofobia, la bifobia, la transfobia o che supporti i bambini gender-fluyd, di cui ancora da noi nemmeno si sa nulla.

Ecco però una nuova iniziativa in vista del 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia(International Day Against Homophobia, Biphobia, Transphobia): una mostra fotografica digitale dedicata al tema “Famiglie arcobaleno”.

Ho intercettato per caso una mail, perché soltanto questo è lo strumento dei vari enti locali, Comuni, Regioni italiane che hanno aderito al progetto: il passaparola. A tal proposito, mi chiedo perché i media tacciano, eppure è interesse di tutti venire a conoscenza dei nuovi nuclei familiari che caratterizzeranno il futuro dei nostri figli: 100mila bambini censiti più di dieci anni fa, chissà quanti saranno adesso (autocensisciti qui).

È vero, sono una decina soltanto le famiglie che – grazie a una sentenza – vedono due genitori dello stesso sesso entrambi con la patria potestà sui loro figli ma nella realtà sono moltissime lecoppie omosessuali (maschi e femmine) che si sono riprodotte e che si trovano nella drammatica situazione di aver messo al mondo bambini di serie b, ossia senza che il nostro Stato riconosca loro entrambi i genitori per il semplice motivo (per altro anticostituzionale) che tali genitori sono omosessuali.

Tornando a noi, per partecipare all’iniziativa di Re.a.dy, basterà mandare una foto a tema “Famiglie arcobaleno” al proprio Comune (guarda qui per i Comuni italiani che hanno aderito) in modo da testimoniare la propria esperienza e sensibilizzare la comunità locale (e nazionale) sulle nuove famiglie.

La mostra verrà costruita con le foto inviate dai differenti Comuni della rete Re.a.dy. Ogni partner (anche i Comuni che non sono riusciti ad inviare foto) potrà decidere di stampare tutte le foto ed allestire una mostra fotografica sul proprio territorio e nei propri spazi istituzionali per la data del 17 maggio 2018 oppure pubblicare il documento pdf relativo alla mostra fotografica sui propri canali multimediali istituzionali (sito web, pagina Facebook ecc.). I requisiti richiesti sono una risoluzione minima pari a 300 Dpi (Dots per inch, risoluzione ottimale minima per l’eventuale stampa della foto) con titolo, autrice/autore o autrici/autori della foto e breve didascalia di lunghezza massima di 500 caratteri (spazi inclusi).

Intanto un grande grazie alla rete Re.a.dy e ai suoi sforzi, da quel novembre 2005, quando al Salone europeo della comunicazione pubblica di Bologna, le amministrazioni pubbliche impegnate nelle tematiche Lgbt decisero di unirsi per poi dare vita (al Forum P. A. di Roma del 2006) al primo nucleo della rete battezzata Re.a.dy al Torino Pride dello stesso anno.

La Carta di Intenti è il documento di impegno venuto poi alla luce dal confronto tra tutti i partner. Le mail vanno inviate a antidiscriminazione@ e a seguire il Comune (ad es: comune.milano.it), indicando nell’oggetto il riferimento “Mostra fotografica rete Re.a.dy. – Giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia – 17 maggio”.

Leggi su ilfattoquotidiano.it