Mondi paralleli destinati a non incontrarsi mai se non nelle serie Tv o nei film che però stanno passando di moda soppiantati dalle prime, le serie, diventate una sorta di realtà virtuale in cui immergersi per fuggire da quella spesso meno avvincente che ci circonda davvero. Il web è un po’ così: ci si entra dentro convinti di sapere tutto, di avere il controllo, di rivolgersi a entità di cui si conosce, eccome, il profilo, esattamente come si tocca un schermo e si inizia una proiezione. E invece non si sa bene dove ci si trova, alla fine: ma è tanto meglio di doversi alzare ogni mattina, di dover vedere sempre la stessa faccia, che spesso neanche ci piace, di trovarsi grassi, magri, brutti, alti, troppo belli, e comunque sempre incompresi, emarginati, o di aver a che fare con demoni indicibili che però lì, in quel mondo-non mondo, sì, possono essere detti. Di più. Condivisi.

“L’ennesima notizia del ragazzo suicida per un gioco on line è un segnale che non può essere ignorato – dichiara Rory Cappelli, in cronaca nera a La Repubblica e membro di Online News Association – è urgente costruire una cultura capillare che educhi genitori e figli in primiis a orientarsi nel web”. Già, perchè il web è un’incredibile palude in cui senza accorgersene si affonda sempre di più. E se si è adolescenti, si rischia di perdercisi del tutto. Di morirci, perfino.

“Ormai si sa, conosciamo e navighiamo solo il 4% di ciò che è in rete. Ma una cosa è il Deep Web, tutt’altra il Dark Web. Il primo è disponibile ma non è indicizzato. Non ci si arriva attraverso i semplici motori di ricerca. Non è linkato. Necessita di chiavi. Google, per esempio (ma anche molte altre open source), mette a disposizione tutta una serie di tool che consentono di arrivare a questo invisibile web, a questa parte del cyberspazio che si trova dietro il vetro smerigliato. I nostri conti in banca on-line, per esempio: ci sono, soltanto che sono raggiungibili unicamente attraverso password. E così i codici amministrativi di aziende e governi. Etc. Il Dark Web è invece quella parte del web assolutamente nascosta: lì, accade di tutto”.

Come si entra nel Dark Web? “E’ un’area segreta del web accessibile a chiunque, basta usare le darknet, ossia reti sovrapposte a Internet. L’accesso a queste reti avviene tramite software particolari che fanno da ponte tra Internet e la darknet, ad esempio Tor”. Tor consente di navigare sia sul visible web, che nel deep web ma in anonimato: “Uno strumento utilissimo se si pensa all’utilizzo che ne possono fare gli oppositori al regime in Paesi come l’Iran. Perché consentono la connessione anche in chiaro con chiunque e ovunque senza pericoli. Il proprio Ip, la propria impronta digitale, sempre individuabile qualunque cosa si faccia, diventa irrintracciabile. Tor poi consente, appunto, di andare in giro per il Dark Web. Dove però bisogna sapere dove andare”. Una mappa c’è ed è l’Hidden Wiki, che contiene liste di link: “Esatto. Oppure è necessario inserirsi in qualche forum dove gli utenti forniscono le coordinate”.

Cosa si trova nel Dark Web? “Di tutto: e questo tutto è per lo più illegale. Ci sono siti per comprare droga, forum di hacker o di compravendita di armi. Ci sono “luoghi” per pedofili, per chi cerca pornografia hard o addirittura snuff movie – quei film dove chi muore e viene torturato, muore e viene torturato sul serio. Ci sono siti che propongono traffico di organi di esseri umani e killer da assoldare, compravendita di schiavi, stupri e torture su richiesta. C’è l’Assassination Market, il Pedolovers Hurtcore Chat e altri ameni siti o forum di questi tipo”.

Nel 2017 una ricerca del Senseable City Lab del Massachusetts Institute of Technology (MIT) diretto da Carlo Ratti ha stilato una mappa del Dark Web, stabilendo che si compone di circa 25 mila pagine oscure: solo 7 mila di queste però hanno una connessione (cioè sono linkate) fra loro: “L’ho letta, certo. Quell’analisi rileva che l’87% dei siti del Dark Web non si collega mai a un altro sito. In questo senso, nel Dark Web, la parola Web (ragnatela) è un termine improprio di connettività. Invece, è più accurato vedere il Dark Web come un insieme di silos oscuri in gran parte isolati”.

Cosa ha portato il ragazzo di 14 anni a suicidarsi nel Dark Web? “Non si è suicidato. Stava giocando a un gioco che prevede anche la morte senza rendersi affatto conto della portata di ciò che stava facendo. Per questo insisto che serve cultura, educazione, informazione. Il padre ha dichiarato che non aveva idea che il figlio fosse entrato nel Dar Web, e che non sapeva che cosa fosse”. Oltre a giochi macabri, istigazioni al suicidio dei ragazzi, nel Dark e nel Deep Web si nascondono reti criminali: “Ad esempio le mafie si sono organizzate lì e, appese nell’armadio scoppole e lupara, sono diventate abilissime nello sviluppo di reti di furto e rivendita, per esempio, di reperti archeologici, un mercato destinato a non crollare mai: questi reperti arrivano soprattutto da Paesi in guerra, con controlli alle frontiere spesso inesistenti o inefficaci. Ma sono anche abili nel riciclaggio di denaro falso e nello smercio di opere d’arte, armi, droghe. Una parte di questo mercato e di questo traffico opera nel Deep Web, attraverso una serie di procedure che vanno dalla creazione di account falsi, di nickname di pagamenti  Pay Pal, ritenuto meno tracciabile, o attraverso il traffico di carte di credito rubate. Il resto nel Dark Web”.

Il Direttore della II Divisione del Servizio Polizia Postale Carlo Solimene ha dichiarato che il Dark Web costituisce un pericolo per tutti: ” Le indagini sul web sommerso – spiega Solimene – sono assai complesse. I nostri agenti devono essere molto attenti per non farsi scoprire, facciamo corsi di aggiornamento ogni tre mesi. Chi traffica illecitamente è molto cauto. Nel Dark Web si trova anche il Manuale del perfetto pedofilo, che insegna agli utenti i metodi per eludere i controlli di polizia”

Per capirne di più, a dicembre 2018, la casa editrice ETS (collana PQM dedicata alla Psicologia Giuridica) pubblicherà un libro dal titolo “Dove non arriva la privacy. Come creare una cultura della riservatezza”, in cui Cappelli ed altri autori approfondiranno questi ed altri temi, per una presa di consapevolezza su questo mondo, sempre più virtuale e liquido, in cui sta diventando urgente imparare a muoversi con destrezza per proteggere se stessi e i propri figli da quella che sembra la nuova piaga della contemporaneità.

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