Quel narcisismo buono che ci permette di salvare il mondo: il modello ego-eco-logico

Gen 20th, 2021 Articoli

Il narcisismo maligno – o patologico, sia overt che covert, è una patologia della contemporaneità, ormai è assodato ed evidente. Dopo che i social media (Instagram per primo, che funziona da perfetto effetto-specchio) hanno incoronato questa a malattia mentale del nuovo Millennio, così come il suo simmetrico carnale, il DCA (Disturbo del Comportamento Alimentare), eletto dal consumismo sfrenato delle nostre società occidentali, adesso ci si mette anche il distanziamento e la (conseguente) neonata cultura della digitalizzazione dei rapporti (a fini protettivi). Cosa resta dell’affettività intra-personale? Come salvarci dalla pandemia della depressione? Proprio attraverso la nostra quota di narcisismo “buono”.

Il cosiddetto “narcisismo buono” è quell’amore per se stessi (amor proprio), quella capacità di prendersi cura di sè, quella pulsione conservativa che permette di accogliere, proteggere ed accettare le parti più vulnerabili della propria personalità, di essere persone assertive e con la necessaria dose di self-confidence e empowerement per diventare audaci protagonisti della propria vita. I nostri filosofi e psicoterapeuti occidentali, esattamente come i maestri spirituali orientali, indirizzano nella stessa direzione: partire dall’amore di sè. Senza amore per se stessi non può esistere amore per l’altro, dove “altro” può essere un partner ma anche l’intero pianeta, ossia desiderio e bisogno di fare esperienza del legame.

Se dunque moderato, il narcisismo può aprire la nostra mente e rafforzare il senso del nostro potenziale, ispirando la fantasia e accendendo la passione per la vita. Può trasformarci in leader capaci di trascinare moltitudini e orientare le masse, permetterci di usare l’aspetto illusorio dei sogni come motori valoriali, o di mettere il senso di sfida al servizio di obiettivi evolutivi.

Siccome mi piace provocare, sono partita da qui per arrivare al senso di responsabilità personale: se è vero che viviamo in un’epoca in cui siamo tutti narcisisti, ossia siamo immersi in una cultura narcisista, basata sull’esaltazione egotica (piatto ghiotto per chi fa marketing), potremmo farci furbi e invertire, magari con quel pizzico di nietzschiano superomismo e di esaltazione dannunziana che tanto ci piace, il corso della storia.

Sarebbe la prima volta, spiega lo scienziato Dalpiaz in un suo saggio del 2020, che una specie riuscirebbe a sopravvivere al naturale processo di estinzione che ciclicamente avviene sul nostro pianeta: quella specie, e qui lo grido a tutti i narcisisti, siamo noi, Homo Sapiens. Non male come prospettiva, no? Ed ecco che il narcisismo buono serve eccome: armati di autostima, empowerement, amor proprio, self-confidence, e tutto l’ipertrofico apparato onirico, creativo e sfidante, forti dell’empatia e della connessione di cui è privo solo il narcisista maligno, davvero possiamo uscirne vivi, noi e perfino il nostro pianeta. Altro che supereroi!

Vuoi mettere, agli occhi dei nostri figli e di chi verrà dopo di noi, che goal? Roba da entrare nel Guinness degli Annali (o negli Annali dei Guinness). Diciamo, insomma, che amore, empatia, connessione forse non bastano senza quel cocktail sognante e adrenalinico che un sano narcisismo è in grado di offrirci per diventare i supereroi della contemporaneità e salvare il pianeta Terra dal terribile destino al quale chi è più stupido di noi lo ha costretto. Ecco, questo volevo dire: che il modello egologico delle nostre strutture sociali (occidentali) può diventare ego-eco-logico grazie all’impegno e alla responsabilità di ognuno di noi. Ognuno. Nella sua unicità, attraverso sforzi personali, tramite azioni singole.

Si può cominciare a pensare a un nuovo modo di stare al mondo, basato su tanti singoli individui – quello che siamo diventati perdendo il senso della collettività – che, prendendosi per mano, riescono, grazie alla forza di ciascun supereroe, non solo a far richiudere il buco dell’ozono, ma a cambiare le sorti dell’umanità e della sua casa.

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