«Parlare di violenza di genere in relazione alla diffusa violenza su donne e minori significa mettere in luce la dimensione “sessuata” del fenomeno in quanto […] manifestazione di un rapporto tra uomini e donne storicamente diseguali che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne».

(Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne).

Mettere le donne al centro del discorso, oggi più che mai, non è un vezzo né un vanto né una gentilezza: è una necessità, un’emergenza sociale. E’ infatti l’attualità di cronaca che ci orienta a puntare il fuoco sul genere più maltrattato della storia dell’umanità. Non rientra nei miei compiti e forse nemmeno nelle mie capacità ricostruire in quali e quante culture e epoche storiche le donne siano state oggetto di violenza, fisica e psicologica, ma di sicuro è oggi che si gioca la partita più importante: far sì che siano le istituzioni e la politica ad incaricarsi di fermare quella che è a tutti gli effetti una strage.

Infatti, anche se è solo da pochi anni che il tema è diventato dibattito pubblico e mancano politiche di contrasto e progetti di sensibilizzazione e di formazione, le più recenti ricerche dimostrano che la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo, e che le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali, e a tutti i ceti economici. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita(e il rischio maggiore sono i familiari). Nel nostro paese sono centotredici le donne uccise solo nel 2012 (73 dal proprio partner), cioè circa una ogni tre giorni. L’indagine Istat del 2006 dice che il 31,9% della popolazione femminile ha subito violenze e il 93% delle donne che afferma di aver subito violenze dal coniuge ha dichiarato di non aver esposto denuncia.

Il 25 novembre scorso, giornata internazionale contro la violenza sulle donne istituita dall’Onu nel ’99, sono state presentate varie iniziative tra cui alcune più “politiche”, come la Convenzione “No more” (che ha avuto il plauso del presidente Napolitano), la prima in Italia dove gruppi trasversali di associazioni di donne (dall’Udi a Giulia-l’associazione delle giornaliste, da Usciamo dal Silenzio all’Arci alla Casa Internazionale delle Donne) e singoli cittadini non solo denunciano l’arretramento dell’Italia nel contrasto alla violenza di genere, il non adeguamento agli standard internazionali (per questo il nostro paese è anche stato redarguito dall’Onu), ma chiedono forme concrete di prevenzione e lotta al femminicidio, contro la proposta di legge Bongiorno-Carfagna che punta invece all’aggravamento delle pene. Intanto il sito zeroviolenzadonne.it, che da anni pubblica gratuitamente una rassegna stampa tematica, sta diventando un vero archivio delle donne uccise mentre la società civile, con il sostegno di personaggi pubblici come Serena Dandini, Anna Bonaiuto, Paola Cortellesi, Iaia Forte, Malika Ayane, Susanna Camusso, Lilli Gruber, Concita De Gregorio, etc, è impegnata a creare sensibilizzazione. Anche D. i. Re., rete contro la violenza, ha appena consegnato alla ministra Fornero, responsabile anche delle Pari Opportunità, un appello con 20mila firme per chiedere ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sui femminicidi e l’attuazione di un piano nazionale per la prevenzione di questi crimini. Nel frattempo è arrivata anche in Italia la campagna “One bilion rising” di Eve Ensler, l’autrice dei celebri Monologhi della vagina, che coinvolge 169 paesi del mondo e che prevede un 14 febbraio 2013 in rosa: in quella data infatti le donne di tutto il mondo scenderanno in piazza a ballare (negli Stati Uniti ci saranno Yoko Ono, Jane Fonda, Robert Redford e Anna Hathaway).

Il numero di questa rivista, dunque, è un prezioso contributo per tenere viva l’attenzione su quella parte del genere umano che, oltre a dover essere capito, ascoltato, imparato, va difeso, tutelato, rispettato.

Grazie sempre.

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