Il dibattito non è solo tecnico o politico, non coinvolge solamente ricercatori, avvocati, parlamentari. No. E’ diventato una vera e propria questione sociale. Stiamo parlando del complesso tema dell’omogenitorialità, che in Italia pare addirittura inaffrontabile. Già, perché non appena si nomina l’argomento, insorgono opinionisti, genitori spaventati, blogger omofobi, fino ai roghi in piazza di Forza Nuova o al silenzio violento delle Sentinelle in Piedi. Per non parlare delle minacce di Adinolfi e Salvini, o del cupo tuonare del Vaticano, soprattutto adesso che in Senato si sta vagliando una legge ad hoc.

Per fortuna qualcuno prova lo stesso a fare luce su una realtà che, indipendente dalle opinioni che se ne hanno, esiste di fatto anche nello Stivale (dieci anni fa i figli di omogenitori erano stimati 100 mila), anche se non è ancora regolamentata: bravi giornalisti come Rory Cappelli, Elena Tebano, Chiara Lalli, o blogger come Claudio Rossi Marcelli, Giuseppina La Delfa, Rosaria Iardino, Dario Accolla, Matteo Winkler, tanto per citarne alcuni. Anche gli scienziati si danno da fare, e un recente convegno organizzato dal professor Roberto Baiocco alla facoltà di Medicina e Psicologia La Sapienza di Roma ha cercato di spingere in avanti di un passo la storia del nostro paese riunendo esperti nel campo per presentare e discutere i risultati di uno studio appena concluso.

La società intanto, se da una parte si mostra aperta, entusiasta di allinearsi con la contemporaneità, pronta a combattere pregiudizi, stereotipi, convenzioni culturali ormai antistoriche, dall’altra resiste, resiste, resiste.

Ma ecco che, in questa oscurità da nuovo medioevo, un libro ci guida alla scoperta delle cose: al di là delle polemiche, delle fazioni, delle ideologie, dei dogmi. Al di là dello scontro tra epoche e culture. Al di là dell’ottusità e con il desiderio onesto e laico di perseverare nella conoscenza dell’infinito declinarsi dell’umanità.

Uscito per la coraggiosa casa editrice Erickson, si intitola “Omogenitorialità”, ed è scritto da Abbie E. Golberg, assistente universitaria presso il Dipartimento di Psicologia della Clark University di Worcester, nel Massachusetts, con la prefazione del bravo Claudio Rossi Marcelli. E’ il primo, in Italia, che raccoglie studi e ricerche internazionali qualitative e quantitative su famiglie con genitori gay o lesbiche, e si propone come sostegno alle opinioni di tutti, favorevoli e contrari.

Nessuna scusa, dunque, da oggi in poi, visto che, tradotte nella nostra lingua, le ricerche diventano accessibili a chiunque, e chiunque, per esprimere la sua opinione, non potrà nascondersi dietro ai luoghi comuni.

Addentrandoci tra le pagine che raccontano le vite di questi bambini sintetici”, per dirla con i gay omofobi Dolce & Gabbana, esploriamo, insieme all’autrice, le differenti modalità con cui gay e lesbiche rivisitano e trasformano i concetti di genere e famiglia. Piano piano, l’eterosessismo conservatore terrorizzato dall’estinzione della famiglia tradizionale che combatte con odio e ansia il riconoscimento dei diritti legali alle unioni e all’adozione per gli omosessuali, si trasforma in curiosità e fame di sapere. Mille sono infatti le domande che questo libro finalmente soddisfa, da come sta cambiando il concetto di famiglia alle genitorialità delle coppie omosessuali fino alle conseguenze, positive o negative, sullo sviluppo dei figli.

Forte, intenso, intelligente, chiaro, giusto. Un libro utile, bello, efficace che ci aiuta a compiere il più umano degli esperimenti, quello di identificarsi con il punto di vista dell’altro, di queste madri lesbiche e padri gay e dei loro figli, focalizzando sulle dinamiche familiari, sui rapporti con i pari in varie fasi della crescita, sulla lotta contro i pregiudizi e sulle nuove prospettive di vita che riguardano le minoranze sessuali.

«Quando si parla di omogenitorialità – spiega Rossi Macelli – la vita reale convince molto più dei princìpi astratti. E a chi esprime opinioni basate sul sentito dire, bisogna rispondere con i fatti, i numeri e le ricerche scientifiche. Una volta mia figlia è tornata da scuola dicendo: «Nadija mi ha detto che non si possono avere due papà». «E tu che le hai risposto?» «Le ho detto che è possibile eccome: io ce li ho».

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