Un fatto può contraddire una teoria, ma non il contrario, diceva Claude Bernard. Ed è forse da questo assunto incontrovertibile che parte l’intera riflessione di questo nuovo libro, “Quarant’anni di acqua fresca” (Edizioni Studio Tesi), di Osvaldo Sponzilli, un medico chirurgo con cui ho trascorso del tempo e che ho avuto modo di conoscere sotto i vari aspetti che lo caratterizzano. Non facile definire quest’uomo, chirurgo ma anche agopuntore, omeopata, fotografo, più volte padre, più volte marito, uno psicoterapeuta emozionale REM, un viaggiatore, uno scrittore, un bionutrizionista. Insomma, un ricercatore insaziabile, una persona che non distingue tra metodi, scuole, approcci, appartenenze, se non nel senso di trarre valore da ogni tentativo autentico di approfondire il mistero della vita. Anti-militante per eccellenza, anti-ideologo, è uomo di osservazione e ascolto, che preferisce trarre insegnamento dall’esperienza prima che dalla sua teorizzazione.

L’8 aprile alle 17.30, presso la Federazione Nazionale della Stampa, a Roma, vale la pena partecipare al dibattito tra Sponzilli e altri due illustri omeopati, lo psicoterapeuta Marco lombardozzi e il dott. Gianfranco Di Paolo, responsabile in Francia delle medicine non convenzionali al Research Institute in Clinical Homeopathy, Acupuncture, Psychotherapy and Anti-Aging Medicine: sarò io a moderare l’incontro, insieme al testimonial del progetto, il registra Alessandro D’Alatri. Si parlerà di medicina tradizionale e alternativa, di omeopatia, di deontologia, ma anche del senso della cura nella sua interezza perchè, come scriveva il Premio Nobel Luc Montagnier introducendo un altro libro di Sponzilli: “I problemi della salute pubblica di oggi e di domani sono immensi e, per farvi fronte, dobbiamo aprire la nostra cooperazione ad altre discipline, ad altre scuole di pensiero. In verità si può addirittura parlare in alcuni ambiti di castrazione intellettuale o conformismo. Ciò rende necessario sin d’ora un dibattito, uno spirito di apertura che consenta di lasciare spazio a idee più rivoluzionarie. Non c’è a mio avviso, una medicina detta ufficiale e una medicina di secondo grado detta alternativa o integrativa, ma una sola medicina, quella che guarisce!”.

Un libro, questo, che si posiziona per trasversale tra i generi, a metà tra racconto, romanzo, esperienza, vademecum e guida pratica all’uso dei rimedi omeopatici, studio, saggio e articolo scientifico. Nato per rispondere a un altro libro, “Acqua fresca? Tutto quello che bisogna sapere sull’omeopatia” (Sironi Editore, 2015), a cura di Silvio Garattini, in cui si demonizzava l’omeopatia: “Lessi quel testo – spiega Sponzili – e sentii l’urgenza di controbattere in nome della mia esperienza di ben quattro decenni di pratica omeopatica. Il dilagare di internet e dei social media ha sempre più inasprito la polemica degli oppositori, che spesso parlano nella completa ignoranza dell’argomento, e bisogna fare luce”. Ma non a colpi di teorie – ed è questo l’elemento interessante del libro – ma con racconti di evidenza empirica.

Ed ecco che le pagine scorrono piacevolmente come fossimo a leggere una autobiografia, con aneddoti, riflessioni, vicende, emozioni e dubbi, quelli di un medico – ma anche di un essere umano, impegnato, come da giuramento di Ippocrate, a curare le persone. Tre le sezioni:  una prima, effettivamente autobiografica, una seconda esperienziale e un’altra di racconto sulle lotte all’omeopatia, sulla sperimentazione, sul meccanismo di azione dei rimedi e così via. Per concludere, poi, con un’appendice di argomentazioni più tecniche. Un libro dunque diretto a tutti, addetti ai lavori e non, divulgativo e scientifico insieme, pieno di nozioni e consigli pratici ma anche di definizioni rigorose, elementi storici, clinici, culturali, fini a tracce di pura letteratura.

Un libroche mi sento di consigliare a chi detesta, come me, i pregiudizi e preferisce la via laica della conoscenza (“L’ho scritto contro il pregiudizio di chi nega l’evidenza dell’omeopatia semplicemente perché è una modalità di cura che non rientra nelle nostre categorie di pensiero razionale”); a chi è curioso e si diverte a ficcare il naso nei percorsi di vita di persone che hanno contribuito all’evoluzione della generazione a cui apparteniamo; a chi è in cerca di storie di guarigioni esemplari. Di sicuro, a fine lettura, saranno molte le domande da porsi, non solo sull’omeopatia, ma proprio sul senso della cura, delle varie medicine, della vita, delle relazioni.

“È evidente che la constatazione che nel rimedio omeopatico siano contenute poche molecole di materia o addirittura il nulla chimico più assoluto porti alla conclusione che chi pratica l’omeopatia sia un imbroglione o nella migliore delle ipotesi un ingenuo. Anche io pensavo questo quarant’anni fa. Poi mi dovetti convincere, mio malgrado, che per comprendere un fenomeno bisogna viverlo dall’interno”. Questo è lo spirito del dott. Sponzilli, allievo del professor Antonio Negro, per poi approfondire la clinica omeopatica con Tomas Pablo Paschero, Proceso Sanchez Ortega e George Vithoulkas. Sponzilli ha fatto parte della Commissione sulle Medicine non Convenzionali istituita dall’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Roma e Provincia, ha rivestito la carica di Vice Presidente della Federazione Italiana Medici Omeopatici, ed è Presidente del Research Institute in Clinical Homeopathy, Acupuncture, Psychotherapy and Anti Aging Medicine. Da vent’anni dirige l’Ambulatorio di Medicina Anti Aging, Omeopatia e Agopuntura presso l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma ed è membro del Comitato Scientifico della rivista Medicina Naturale ora Medicina Integrata (Tecniche Nuove).

Al termine dell’incontro, seguirà la visita al Museo del’Omeopatia con la guida del prof. Francesco Negro.

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