Domitilla Pirro è una giovane donna con una marcia in più. Basta ascoltarla parlare, guardarla in viso, leggere come scrive. Blogger del Movimento Culturale ReWriters, giornalista, scrittrice (il suo primo romanzo Chilografia è stato finalista al Premio Libro Dell’Anno 2019 di Fahrenheit – Radio 3 Rai, i suoi racconti sono usciti su «la Repubblica», «Linus», «Playboy», «minima&moralia», etc) e direttrice creativa di Fronte del Borgo alla Scuola Holden di Torino, conduce un Osservatorio sulla Gender Equality gratuito per under 18. Mica è tutto: con Francesco Gallo ha creato e anima Merende Selvagge, progetto didattico-narrativo per i più giovani e con Giuli Muscatelli fa deGENERat∃ – Il lato impresentabile del genere.

Nati nuovi è il suo secondo romanzo, sempre edito da Effequ, ed è un cazzotto nello stomaco a noi adulti. Un cazzotto che ci sveglia, che fa bene, che ci dice che “siamo inefficaci”, per citare l’autrice, che abbiamo fallito, che stiamo lasciando un mondo corrotto, marcio, violato ai nostri figli. Che infatti, nella fantasia di Pirro, diventano matricidi e patricidi, uccidono coloro che li hanno messi al mondo. Ma facciamo un passo per volta e partiamo dalla trama: una rivolta biologica è in atto, decine di migliaia di ragazzini in giro per il paese hanno affrontato un passaggio evolutivo senza nemmeno rendersene conto, e adesso non è più l’adulto il soggetto all’apice della propria forza, ma il bambino, il Nato Nuovo. E alcuni fra i Nati Nuovi hanno rovesciato la situazione a proprio immediato vantaggio, in cerca di un beneficio e di una gratificazione istantanea. È in questo strano presente che un’assortita banda di minieroi, con storie ed età diverse, si ritrova ad affrontare la sfida della sopravvivenza, facendo i conti con le proprie fragilità e con le sfide del mondo mutato che si trova ad abitare: la fame, tantissima paura, e poi il tradimento, la malattia, il lutto. Ma la squadra saprà dimostrarsi all’altezza dell’impresa, a qualunque costo.

Un romanzo distopico che ragiona su una domanda: che cosa accadrebbe in un mondo senza noi adulti? La domanda è la stessa di Il signore delle mosche ma a differnza di quel capolavoro qui gli adulti non sono dietro le quinte ma proprio fatti fuori (come in Anna, di Ammaniti): perchè? “La Natura ha perso la pazienza – spiega Pirro – e questa Pandemia, che – giuro – non avevo previsto (ride), lo ha dimostrato. C’è bisogno di un ricambio al vertice, è un sentimento che avverto nella carne. Mi sono ispirata alla canzone degli Who, è da lì che viene il sottotitolo, l’apocalisse dei ragazzini“.

L’autrice passa le sue giornate con i ragazzi, insegnando narrativa, e per questo ha un punto di osservazione privilegiato: “Mi sono immaginata che in un ottobre, senza preavviso, di colpo cominciano contemporaneamente in molti fanciulli e fanciulle sbalzi di umore, una sorta di ciclo mestruale un po’ più inclusivo, comprensivo di rabbie, euforia, con sintomatologie diverse a seconda dei ragazzi e delle ragazze, e di diverse intensità. Sta di fatto che esplode un potere distruttivo ma che è anche energia catartica. Uccidono, sì, ma anche ricostruiscono..”. Tutto è cominciato con una immagine: “Sono partita da una immagine che mi visitava tante volte: in una penombra sotto lampioni immaginari, dei ragazzi prendevano a sassate degli adulti ma era una situazione in cui avevano ragione loro, i ragazzi. Ho voluto capire da dove venisse questa immagine ricorrente, sarebbe servito forse un terapeuta, ma inseguirla mi ha portata a realizzare questo romanzo, ed è stato lui a darmi la risposta”.

Come sopravvivono ragazzi e ragazze in un mondo senza adulti, mentre si stanno “innescando”, trasformando in quel “qualcos’altro” che prenderà il posto del mondo di prima, quello con dentro noi adulti inefficaci? “Nel libro volevo raccontare qualcosa a cui si può credere: antieroi disastrati si assemblano in modo randomico per via di sfortunati incidenti e creano una contronarrazione, una riscrittura”.

I Nostri sono 6, tutti intorno alla più grande, l’unica dodicenne, Vera (il nome è a caso?), un incrocio tra Wendy e Peter Pan. Si chiamano “diti”, sono i ragazzi del nuovo mondo, insieme hanno in comune famiglie con problematiche non indifferenti: nessuno, da solo e nel mondo precedente, sarebbe stato un vincente. Tutti devono affrontare la perdita dei genitori di cui sono responsabili e, nel farlo, cercano di agire secondo un codice etico che però appartiene a un sistema precedente che non c’è più: siamo infatti in un nuovo mondo apocalittico. Come finirà?

Io dico bene, il libro l’ho appena cominciato e non vedo l’ora di saperne di più, fiera di aver scelto una testa e una penna come quella di Domitilla Pirro nel mio giornale che si è impegnato, proprio con i giovani di cui si sta parlando, a riscrivere l’immaginario della contemporaneità per lasciareloro  in eredità nuovi parametri di senso e nuovi sistemi valoriali capaci di orientarli a sviluppare buone pratiche. Per chi volesse sostenere il progetto, questa è la nostra campagna di crowdfunding: clicca qui.

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