Questa è l’epoca, ancor più di quella vittoriana, in cui il dilemma è tra l’essere e l’apparire. I social media sono semplicemente la beatificazione di un processo tecnologico, certo, ma di fatto soprattutto culturale che ha trasformato senza via di ritorno le nostre società in amalgame confuse e confusive in cui l’identità si sfuoca tra pubblico e privato, perdendo i suoi confini. Siamo convinti di sapere tutto su tutti solo perché ne spiamo i movimenti attraverso immagini e post sui social più comuni o ne leggiamo notizie sui periodici dal parrucchiere: giudizio, pregiudizio se non addirittura mitizzazione ne sono gli effetti. Ma qual è la verità? Chi siamo veramente e quanto c’è di reale in ciò che percepiscono gli altri di noi? Quanto utilizziamo la vita degli altri per nascondere le nostre?

Questo è uno dei temi dello spettacolo “Dicono di lei”, interpretato dalla straordinaria attrice siciliana Nadia Perciabosco, in cui la protagonista, una famosa attrice, ha fatto perdere le sue tracce e le cinque donne a lei più vicine, pirandellaniamente, si interrogano sulla sua fine. La madre borghese, la sorella vagamente ottusa, la seducente  rivale in amore e sul palco, l’energica manager, la figlia smarrita e assetata di normalità compilano ipotesi senza risposta.

Fuga d’amore? Desiderio di suscitare una nuova curiosità professionale? Suicidio? Vacanza? Romance? Tutto è valido e tutto ugualmente privo di prove. Parlano al telefono, alle amiche, alla stampa, a se stesse. E, ciascuna a suo modo, rigettano, non senza limiti, la propria personale interpretazione della protagonista: dicono di lei per farci sapere di lei, ma tradendo se stesse, immergendo quel che razionalmente progettano di dire nella propria infelicità e nelle proprie passioni. L’ombra di quel che si pensa si proietta su quel che si pretende di dire, ci si tradisce, si torna indietro, si ipotizza, si sbanda, è naturale. E’ umano.

La novità del testo è dovuta al fatto che la protagonista, l’attrice, non si vedrà mai, ma compariranno in scena solo le voci familiari che cercheranno, anche attraverso paradossali contraddittori, di decodificarla. E, come in un geniale Effetto Droste, a far vivere queste cinque “voci”, le cinque donne del testo, sarà un’unica interprete, la Perciabosco.

Dicono di lei vuole raccontare una storia moderna. Una storia che potremmo tranquillamente ritrovare narrata in un post su Facebook, oppure a Chi l’ha visto – dice la Perciabosco: “Passare da un personaggio all’altro, in un gioco di intrecci, è stata una decisione dell’autrice, Roberta Calandra, e del regista, Massimiliano Vado, un’idea che ho trovato subito molto intrigante come sfida attoriale, ma anche estremamente logica perché si parla di una donna sicuramente di grande fascino ma insicura percezione di sé, che ci ricorda l’immensa fatica che si fa a essere se stessi in una società sempre meno privata e, insieme, l’irrefrenabile bisogno di piacere per esistere. Una donna che, malgrado sia così speciale, assomiglia terribilmente ad ognuno di noi.”

Lo spettacolo debutterà in prima nazionale il 18 settembre alle 21 nella splendida cornice della Casa Internazionale delle Donne in Roma, in via San Francesco di Sales 1/a, nel rione Trastevere.

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