Sono una vera fan della scrittrice, che considero uno dei vanti nostrani, e anche per questo segnalo un evento che, è una promessa, sarà per tutti una grande emozione: mercoledì 27 novembre alle ore 20.30 Michela Murgia presenterà un suo testo inedito dal titolo “Beatrice Cenci”: volto noto dei social, della tv e della radio, la penna pluripremiata resterà in scena per una sola sera e in una delle location più belle della capitale, lo storico teatro di Palazzo Altemps.

Si tratta dell’evento speciale di preapertura di Ō: festival, manifestazione di grande spessore giunta alla sua seconda edizione, originale per la sua connotazione multimodale e multidisciplinare e per la direzione artistica di Cristiano Leone e l’organizzazione di Electa. Già lo scorso anno il Museo Nazionale Romano ha accolto per un mese intero artisti internazionali che hanno dialogato con gli antichi spazi delle Terme di Diocleziano, presentando lavori inediti o progetti totalmente ripensati per il contesto straordinario che li accoglieva: per sei domeniche incontri e performance hanno svelato i segreti della creazione tra moda, design e architettura nello spazio del Planetario. Era la prima edizione del Ō: festival, che appunto adesso ritorna alle Terme di Diocleziano e al Planetario, e che da questa seconda edizione coinvolge anche Palazzo Altemps.

L’evento con Murgia è una delle due anticipazioni di questa seconda edizione, dato che l’intera programmazione verrà annunciata il 3 dicembre (la seconda anteprima del festival sarà una performance che oscilla tra movimento e lighting design, dal titolo “Eppur si muove”, che si terrà al Planetario).

“Beatrice Cenci” è un inedito immaginato proprio come un omaggio a Palazzo Altemps: infatti nell’edificio rinascimentale, che conserva celebri raccolte di scultura antica appartenute all’aristocrazia romana del Cinquecento e del Seicento, Michela Murgia, in un reading curato dalla regista e attrice Veronica Cruciani, celebra l’eroina del Rinascimento, affinché questa possa rivivere attraverso le sue parole e spiegare le ragioni che l’hanno condotta al patricidio.

“Quella di Beatrice Cenci è una delle vicende più fosche del Cinquecento romano – spiega Leone – la storia di una giovanissima nobildonna sottoposta dal padre, dissoluto e violento, ad ogni forma di angheria e abusi affinché non potesse neppure lontanamente immaginare di sposarsi, risolvendo in questo modo il problema di doverle dare una dote. Esasperata dalla violenza dell’uomo Beatrice partecipa insieme alla matrigna e ai fratelli alla congiura che porterà all’omicidio del padre”.

Verrà per questo incarcerata a Castel Sant’Angelo e sottoposta ad atroci torture per essere poi condannata alla decapitazione, cosa che avvenne davanti all’edificio l’11 settembre del 1599 con un gran raduno di popolo e la presenza dello stesso Caravaggio, in un momento tragico che segnerà per sempre la storia della città, tanto da far credere che ogni anno in quel giorno sul ponte antistante si manifesti il fantasma della giovane donna. “Il testo è un inedito di cui Michela Murgia aveva presentato un primo breve studio a Castel Sant’Angelo nel 2017 ma che solo adesso debutterà per la prima volta nella sua versione integrale”, conclude il direttore artistico

Info:www.museonazionaleromano.beniculturali.it.

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