Un bravo manager deve essere prima di tutto un buon leader: autorevole, certo, ma a partire da gentilezza, rispetto, sensibilità umana, senso di responsabilità nei confronti del prossimo e dell’ambiente. A sostenerlo sono sempre più aziende internazionali, ma anche l’Italia comincia a mangiare la foglia, tanto che ormai sono varie le sentenze che, negli ultimi 10 anni, risarciscono i dipendenti «trattati male» dai propri capi.

«Le ragioni dell’efficienza», spiega la giuslavorista Annalisa Rosiello, «non hanno più la meglio sui diritti dei dipendenti. Una sentenza storica di qualche anno fa ha cambiato tutto: 60 lavoratori furono confinati all’Ilva di Taranto per parecchi mesi senza alcuna mansione con l’intento di muoverli, attraverso questa ignobile e illecita modalità, ad accettare differenti condizioni contrattuali. La Cassazione, sezione 6° penale, ha condannato i responsabili per violenza privata. Ormai sono moti i contratti collettivi, nazionali e aziendali, e i codici etici che mirano a contrastare pratiche discriminatorie e di mobbing nonché a istituire un clima relazionale e lavorativo corretto all’interno dei luoghi di lavoro».

Il punto però è la formazione: chi insegna ai manager a essere gentili? Molti corsi trattano genericamente la questione, sollecitando le aziende a scegliere il proprio management anche sulla base delle cosiddette «soft skills», ovvero quelle competenze trasversali che includono le qualità caratteriali, l’atteggiamento e le capacità nel campo delle relazioni interpersonali. Finché, 6 mesi fa, non nasce una nuova azienda di nome Librì Progetti Educativi, capitanata da una donna che, a Firenze, ha messo in piedi un’impresa ambiziosa per crescere una nuova generazione: «Costruiamo campagne di sensibilizzazione per i bambini su temi come la gentilezza, il rispetto per l’ambiente e le risorse, la gestione della paura, l’inclusione, la valorizzazione delle differenze, l’empowerment dei soggetti più deboli», spiega la psicopedagogista Cristina Zannoner, AD di Librì, «per favorire la ristrutturazione e lo sviluppo del Paese in tutte le sue potenzialità. Come dice la nostra Carta Etica, la nostra mission è fare innovazione sociale a partire da una nuova educazione dei bambini di oggi».
Progetto da tenere d’occhio, visto che sono già 500 mila i bambini raggiunti dalle campagne di Librì e 20 mila le insegnanti ed educatrici, dalla scuola materna alle elementari, che hanno aderito all’iniziativa formando una community per «fare scuola nella scuola» e partecipare a una nuova idea di formazione: «La cultura italiana si cambia a partire dall’educazione dei bambini», continua Zannoner, «che saranno gli adulti di domani, lavoratori e manager, oltre che mariti, padri, cittadini. Senza bambini educati, ci saranno adulti maleducati».
Sono altre le aziende impegnate nel cambiare la cultura del lavoro a partire dai bambini: dall’editore Lo Stampatello, che pubblica libri per i più piccoli sulle nuove famiglie, da quelle monogenitoriali a quelle ricomposte, omogenitoriali, contro sgli sterotipi di genere e il sessismo (bellissimo anche Storie della buonanotte per bambine ribelli di Mondadori, il libro di Elena Favilli, giornalista e imprenditrice, e Francesca Cavallo, autrice e regista di teatro, che hanno raccolto cento biografie di donne famose che lottano e hanno lottato per affermare la propria personalità), a Idea Felix: «La nostra piattaforma editoriale», spiega il suo ideatore, Felice De Basilio, «è una casa editrice a tutti gli effetti: pubblichiamo sei romanzi all’anno con un nuovo modello di crowdfounding: il ricavato dalla vendita di ciascun libro finanzia un progetto culturale proposto dalle scuole italiane per crescere bambini sensibili e responsabili».

Un anno fa a Roma era nato anche il progetto di radioscuola Radio Freccia Azzurra, promosso dal Circolo Gianni Rodari Onlus e dall’associazione Matura Infanzia: un format radiofonico di bambini under 11 per sensibilizzarli a un nuovo modello di educazione, appunto ispirato alla visione del mondo di Rodari, che sognava una società di adulti bambini.
Progetti che hanno esaltato un esperto di Diversity Management, Marco Buemi: «È molto importante agire sui bambini. Se si comprende fin da piccoli il valore della gentilezza, il rispetto delle diversità, il concetto di inclusione, ci si può aspettare una classe dirigente migliore, modelli di business innovativi, manager più capaci e politiche in grado di rendere felici i lavoratori e, di conseguenza, i consumatori finali. È difficile imparare ad ascoltare e a dare attenzione a chi si ha davanti, specie se dipende da noi, da adulti, così come è raro sviluppare in tarda età doti di empatia: bambini abituati a dare importanza alla cooperazione, all’integrazione, alla creatività, alla condivisione saranno, da adulti, bravi team builder, leader abili nell’offrire ad aziende e amministrazioni pubbliche una serie di vantaggi competitivi: incentivo al cambiamento, valorizzazione dei talenti, spinta a trovare soluzioni innovative, capacità di rispondere all’eterogeneità di clienti e mercati, aumento del commitment dei dipendenti, valorizzazione dei background formativi e di esperienza, creazione di un ambiente di lavoro più armonioso».

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