Finito ieri di vedere la serie tv Le fate ignoranti, stavo per aggregarmi alle stroncature che ho letto – tutte assolutamente da me più o meno condivise – ma mi sono fermata per onestà.

Mi spiego. E’ vero, la sceneggiatura e la regia trasudano stereotipi sulla comunità LGBTQI+, quelli che nel 2001 erano al contrario spaccati avveniristici; è vero, l’estetica perfetta stucca; è vero, tutto è ampiamente già visto, già detto, già noto. Vero. Eppure, qualcosa mi ha rapita. E non parlo degli addominali dei due manzi da bancone (Burak Deniz e Eduardo Scarpetta), sempre comprensibilmente mezzi nudi.

Burak Deniz

Mi ha coinvolta la storia tra Asaf e Antonia (Cristina Capotondi). Ed è lì che ho ritrovato il lirismo del vecchio Özpetek, la sua capacità di sorprendere senza raccontare l’eclatante. Poetica la sceneggiatura di questa liaison, poetica l’interpretazione dei due bravi attori, poetica l’ambientazione, Istambul, che gronda nostalgia.

Non che il resto non abbia un suo magnetismo, soprattutto se si guarda sottotraccia, alle interpretazioni minori: commuove l’abbraccio della mamma di Vera, che continua a chiamarla Marcello; commuove l’insospettabile bisogno d’amore di Luisella, quando si ammutolisce di fronte alla dolcezza. Il resto è effettivamente un grande luogo comune, ma, ugualmente, i personaggi sono tutti credibili (quasi quasi perfino Luca Argentero).

Niente di paragonabile comunque al racconto della lenta, lunga seduzione tra Asaf e Antonia, quell’amicizia che si fa familiare prima ancora di prendere corpo e (forse) tramutarsi in eros, quel rispetto che si declina in silenzi, imbarazzi, goffaggini, per poi acquistare tono e diventare protagonista: è davvero il rispetto, profondo, autentico, di Asaf per se stesso e per Antonia, per i sentimenti in generale, a dare robustezza e consistenza al farsi di questo rapporto che nasce in sordina e non è scontato che acquisterà fragore.

Trovarne, di uomini così, confidenti con la propria virilità, sensuali, sempre adeguati eppure capaci di sentire ed esprimere emozioni e sentimenti, anche con le parole più scomode, come quelle che raccontano paura o dolore. Una performance di corteggiamento in grandissimo stile, misurata sulla potenza della distanza.

Serra Yilmaz

Insomma, alla fine dico bravo a Ferzan Özpetek, al suo storico aiuto regista Gianluca Mama, al co-sceneggiatore Gianni Romoli, a Tilde Corsi per la produzione, e a tutto il cast, nessuno escluso (però in primis la amatissima Serra Yilmaz): gli 8 episodi sono disponibili dal 13 aprile su Disney+, un vero vanto, se pensiamo che è il primo progetto televisivo italiano a essere arrivato su Disney+ come opera Star Original.

Continua a leggere su ReWriters Magazine.