Inaugura il 5 ottobre alle 18 la mostra fiorentina firmata Crumb Gallery che mette al centro i volti delle donne iraniane attraverso gli scatti di Lea Codognato (Davis&Co) e la giornalista Rory Cappelli (La Repubblica).

Inserita nel festival diretto da Serena Dandini “L’Eredità delle Donne“, il 4,5 e 6 ottobre in vari spazi della città di Firenze, la mostra stupisce coi suoi 40 scatti che le due giornaliste hanno realizzato per le strade dell’Iran durante la festività di Nawruz, che segna l’inizio del nuovo anno. Sono soprattutto volti di donne, donne in farsi, che raccontano la storia di un Paese diverso da quello conosciuto attraverso il prisma dei luoghi comuni.

Crumb Gallery, diretto dall’architetta Emanuela Mollica, è uno spazio dedicato esclusivamente all’arte e alla fotografia delle donne che il discorso pubblico, sempre più incentrato su un “ritorno” a valori che tali non sono ma che per tali si spacciano, sta cercando di cancellare dalla scena politica, sociale, economica, artistica.

Ecco allora che questa mostra sull’Iran assume ancora più senso: il Paese, infatti, nonostante la vicinanza (immaginifica, geografica, storica) resta un mistero, ben lontano dall’immaginario stereotipato che abbiamo in occidente: “L’Iran – spiega Cappelli – viene percepito come un luogo privo di contrasti e di sfumature, i primi uniformati nella politica e nella religione di Stato, le seconde perse da tempo. L’Iran di solito è raccontato al mondo occidentale attraverso i suoi artisti espatriati, e chi resta è come se non avesse più voce”.

Eppure la voce c’è, e questa mostra la restituisce. Soprattutto la voce che si leva nel primo giorno del nuovo anno, a marzo, quando, ormai da tremila anni, si celebra Nawruz (nuovo giorno), una festività che risale all’epoca preislamica e che, nonostante gli sforzi, il governo non è riuscito a cancellare: “Scuole e uffici restano chiusi per due settimane – spiega Codognato – e tutto il Paese diventa una rilucente e coloratissima ghirlanda di stoffe, cibo e sorrisi”.

Le foto esposte sono scattate durante quella festività: a Nawruz tutto ciò che è l’Iran, dove non esiste analfabetismo, dove la maggior parte delle donne frequenta l’università, si riversa per le strade e si dipinge sui volti della gente, che a ogni angolo di strada canta e sorride. Per approfondire queste emozioni, ci sarà la docente di persiano all’università Orientale di Napoli Bianca Maria Filippini, fondatrice insieme a Felicetta Ferraro della casa editrice Ponte33, e dell’omonima associazione culturale “che si pone l’obiettivo di far conoscere in Italia la letteratura contemporanea in lingua persiana prodotta in Iran, Afghanistan, Tagikistan e all’estero, principalmente Stati Uniti e Europa, dove molti scrittori provenienti da questi paesi vivono e lavorano”.

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