Il 16 novembre debutta in prima assoluta al Teatro Linguaggicreativi di Milano lo spettacolo “Interruzioni” di Gianna Coletti e Camilla Ghedini, per la regia di Renzo Alessandrini, prodotto da Produzione Spericolata Quinta, in collaborazione con l’Associazione Luca Coscioni. Degno di nota soprattutto per il coraggio di portare in scena un tema delicato e scottante come quello del testamento biologico e del fine vita. Tre giorni di tempo per assistere alla prima pièce sul tema, dopo l’approvazione della legge sul DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) del gennaio scorso, e all’interpretazione magistrale di Gianna Coletti, che si declina in tre personaggi diversi.

Ispirato al terzo racconto dell’omonimo libro della giornalista ferrarese Camilla Ghedini (Giraldi editore, nuova ristampa novembre 2018 con la prefazione di Mina Welby), il dramma racconta dell’incomunicabilità tra una figlia malata, pacificata con ciò che sta vivendo e che la aspetta, e sua madre, che invece non riesce ad accettare e comprendere ciò che sta accadendo. Il terzo personaggio, che però si rivolge esclusivamente al pubblico, è una dottoressa che tratta la materia dolorosa e complessa dell’accanimento terapeutico.

«Perché dirtelo, mamma?

Non abbiamo più il tempo per scusarci, perdonarci, ripartire.

Ti lascerei un peso enorme»

A patrocinare lo spettacolo l’Associazione Luca Coscioni, protagonista in questi anni di tante battaglie per arrivare ad una legge sul fine vita. Il suo leader più noto, Marco Cappato, ha detto: «Se il Parlamento ha approvato la legge sul biotestamento è anche grazie a storie di persone che hanno deciso di rendere pubbliche le loro scelte, come Piergiorgio Welby e Dj Fabo, incarnando il motto di Luca Coscioni, ‘dal corpo dei malati al cuore della politica’. Sono grato all’opera di Camilla Ghedini interpretata da Gianna Coletti perché il teatro è spesso uno specchio della vita, e può contribuire a diffondere la cultura del Diritto e dei diritti in attesa di una legge che consenta anche l’eutanasia».

Nel testo, scritto dalla stessa Coletti e Ghedini, prende vita un’angosciosa impossibilità senza rimedio ambientata in una famiglia, nucleo imperfetto in cui si annidano inconfessabili segreti, e in una clinica svizzera, tra suggestione e realtà. Anche la Chiesa ha una sua parte: pur non a favore del biotestamento si è espressa contro l’accanimento terapeutico, e la fede, che nell’intimo può convivere con un atteggiamento laico di fronte all’esistenza, talvolta può aiutare. E poi la Costituzione, che vibra insieme alle note nostalgiche del sax di Jonathan Norani.

Gianna Coletti, che riesce nell’impresa semi-impossibile di dare voce al sublime momento in cui dirsi addio si trasforma in grazia e perdono, ha collaborato con Pietro Garinei del Sistina di Roma, Andrèe Ruth Shammah del Franco Parenti di Milano, Marco Bernardi del Teatro Stabile di Bolzano, Dario D’Ambrosi, fondatore del Teatro Patologico, Carlo Mazzacurati, Giancarlo Sepe, Gino Landi e molti altri. E’ la protagonista del film “Tra cinque minuti in scena” di Laura Chiossone. Uscito nelle sale italiane nel 2013, è vincitore di premi importanti tra cui il CICAE al Festival di ANNECY 2012, il premio F.I.C.E. come miglior film indipendente 2013, e il premio Miff di Mosca del 2015. Il suo ultimo spettacolo teatrale “Mamma a carico – mia figlia ha novant’anni”, tratto dall’omonimo libro edito da Einaudi nel 2015 da lei scritto, è stato il  vincitore dell’Earthink Festival di Torino 2017.