* Eugenia Romanelli, Presidente dell’Associazione Culturale ReWriters, ogni mese firma un editoriale per L’Espresso sulla riscrittura dell’immaginario contemporaneo

Oggi parliamo di un progetto tra i più innovati della controcultura underground, utile alla riscrittura dell’immaginario della contemporaneità su cui è impegnato il Movimento Culturale ReWriters in termini di attivismo vocazionale laico.

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L’editoriale di Middle East Underground, il nuovo progetto del collettivo surf, skate e punk HobotheMag, lo spiega molto bene: “Negli ultimi 1300 anni quel mare chiuso, stretto tra le coste siriane e Gibilterra, che noi chiamiamo mar Mediterraneo, è stato testimone di una serie continua di eventi catastrofici, dalle crociate cristiane al dissolversi dell’impero ottomano, dai conflitti mondiali alle lotte d’indipendenza dal colonialismo; poi i conflitti arabo-israeliani, i silenzi europei, Nasser e l’Unione Sovietica, Sadat e lo sguardo egiziano agli Stati Uniti, la pace del Cairo con Israele, le sofferenze della Palestina, ancora i silenzi europei, il Libano che sprofonda, un nuovo satrapo in Turchia, i naufragi colpevoli dei migranti a due passi da Lampedusa, di nuovo le bombe su Gaza.

Sotto però, all’ombra di questi grandi avvenimenti e davanti allo sguardo attonito di quel mare, succedeva anche altro; succedeva che i popoli, abituati ad avere negli occhi gli stessi orizzonti e nell’anima le stesse passioni, dessero vita a una coscienza comune plasmata da anni di incontri, scontri e condivisioni e a un sentire collettivo che – nonostante le spinte divisive promosse dalla falsa logica degli stati – hanno continuato a diffondersi e a esistere, malgrado le inevitabili differenze culturali.

Perché i popoli mediterranei hanno, nell’animo, più aspetti di unione che di divisione e la contrapposizione tra mondo islamico e occidente è sempre stata più un affare di Stato che di popolo. Di questo enorme e complesso sentire collettivo noi abbiamo provato a narrarne una parte, quella relativa alle sottoculture; un’eco importante di un bagaglio culturale immenso, sottile e fortissimo come un filo di grafene che, inserito nella cruna della contestazione, riesce a cucire assieme gli spiriti ribelli, dalle sponde del Nord Africa all’Europa, passando per la Palestina, per Israele, per il Libano, la Turchia e il Sudan”.

HoboTheMag è un collettivo che nasce nel 2015 per mano di un gruppo di appassionati di surf, skate, fotografia, reportage e musica, di cui fa parte il blogger di ReWriters Magazine, Dario Nincheri.

Il nome Hobo deriva dallo slang angloamericano di fine ‘800: indica il vagabondo che gira gli immensi spazi degli Stati Uniti spinto dalla necessità ma, spesso, anche da un’istanza libertaria e da un’insofferenza innata verso il sistema sociale determinato, in un eterno viaggio, pericoloso e al tempo stesso romantico, alla ricerca dell’avventura.

Il Bolg a cui il collettivo fa riferimento ha pubblicato nel corso di questi ultimi cinque anni due libri, tutti quanti finanziati attraverso la piattaforma di crowdfunding italiana Produzioni dal basso, che hanno avuto l’occasione di essere recensiti su Ondarock e menzionati su Rolling Stone Italia. È di questi giorni l’avvio della nuova raccolta fondi per la pubblicazione di Middle East Underground, una raccolta di reportage sulle controculture mediterranee, corredata di foto e illustrazioni originali.

Uno sguardo che vuole essere inclusivo, in un momento in cui la divisione pare essere l’unico orizzonte possibile. Per finanziare Middle East Underground clicca qui.

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