Che internet sia la più grande patria del dating e degli incontri on line è cosa talmente risaputa da appartenere quasi al passato, perfino in un Paese antico come l’Italia. Tanto che siti come italy.datinggroup.eu, lovedating.net o edates.it, fatti per mettere in contatto persone in cerca di nuove conoscenze, sono sempre meno navigati. Idem per italiamiapersonals.com, un portale internazionale specializzato sull’Italia particolarmente avanzato sia da un punto di vista tecnologico che sociale (per esempio, nonostante sia un sito pop, prevede le categorie gay & lesbian), per italianosingles.com e reteincontri.it, tra le chat più hard della rete italiana. Insomma, a parte qualche rara new entry particolarmente smart come icq.com, che mette in contatto giovani e giovanissimi attraverso varie funzioni tra cui video chiamate, messaggi, supporti social network e chat, la cultura dell’incontro nata negli anni Novanta volta la faccia al web.

LA RIVOLUZIONE
Volta la faccia e guarda alle app, per eccellenza la nuova frontiera per tutto quello che riguarda quel mix reale-virtuale che perfettamente incarna la nuova generazione. Si potrebbe parlare di Era 3.0, ossia del futuro della attuale, la 2.0: infatti a cambiare non sono solo i modi di fruire del web, i supporti o gli strumenti, ma è la cultura stessa della rete: non sono io che vado a cercarmi qualcosa, per esempio googlandola o wikipedizzandomi, ma è quel qualcosa che mi dice di essere intorno a me. Nonostante l’apparente involuzione tolemaica (l’individuo torna a essere al centro di un sistema che gli gira intorno), di fatto la rivoluzione c’è eccome: scaricandomi una delle tante app che mi dicono chi è nei miei pressi (stesso quartiere, stesso locale, stesso palazzo), posso mandare messaggi, regali virtuali o bannerizzarmi ed ecco che, volendo, in meno di cinque minuti posso trovarmi a bere un caffè con il tipo o la tipa che, a giudicare dal suo profilo, mi ha intrigato, incuriosito, interessato.

Maestro e antesignano della nuova pratica è naturalmente Facebook, ma anche Twitter e lo stesso WhatsApp lavorano in modo simile: connettono mixando un contatto virtuale con una possibilità reale. Per esempio, con Flirt Map si può vedere chi si aggira in zona e, con una geo-chat, chattare per conoscere gente. Con le notifiche push si può poi vedere chi guarda il mio profilo e con la Flirt bomb inviare un messaggio a chi si vuole incontrare, mentre con la funzione Radar scoprire tutto di chi mi interessa e, diventando Flirt star, apparire più in vista sulle mappe. Più banali invece le app sul dating classico come Date-me, iDate, Easy Flirt, Flurv +, mentre Scout è specializzato per individuare il party più vicino alla mia postazione. Trova I Miei Amici e Bugg sono ottimi per la privacy: basta un tocco per diventare trasparenti.

E poi ci sono le «gender app», ossia gli aggregatori LGBTQ (Lesbiche, Gay, Bisex, Trans e Queer) come Grindr, Scuff, Growlr e Gaydar (Me2 è invece specializzata per persone bisessuali): «La cosa più divertente – racconta Alessandra – è stato scoprire che la mia vicina di casa che abita un piano sotto al mio e che incontro ogni mattina è omosessuale! Non lo sapevo, l’ho trovata iscritta su Grindr! Quando il social network mi dava una vicinanza di 12,8 metri con una donna lesbica, sono veramente sobbalzata sul letto». Infine, per chi ama restare connesso ma non identificarsi con un «cacciatore di incontri», c’è Istagram, tra le app attualmente di maggior successo: una volta scattata una fotografie ed elaborata velocemente con vari filtri, diventa un elegante strumento di cyber-dialogo con gli sconosciuti: un modo più cool e chic per fare nuove amicizie.

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