Il 29 aprile 2017 inaugura una mostra destinata a trasformare molte delle nostre credenze sulla contemporaneità. E, trattandosi di arte, lo fa con profondità e leggerezza, ascissa e ordinata di qualsiasi cambiamento dell’immaginario senza ritorno. Ormai sappiamo che siamo (anche) creature digitali, che il confine tra natura e scienza (tecnologica) è quasi un nonsenso, che la prossima generazione avrà familiarità con le post verità e gli oggetti “untouchable”, ma mai fino ad oggi ne abbiamo fatto un’esperienza sensoriale immersiva. Quindi, subito in agenda: a Roma, dal 29 aprile al 10 settembre 2017, all’Ex Dogana (suggestivo spazio post-industriale) va in scena “Artfutura. Creature digitali“.

Ed ecco che, di colpo, ci si ritrova tra sculture cinetiche che creano olografie galleggianti, campi magnetici che generano forme di ferrofluido dinamiche, esperienze audiovisive immersive in cui sperimentare proiezioni virtuali sconosciute. Bravissimo il curatore, Montxo Algora, direttore dell’omonimo Festival internazionale ArtFutura (prodotto da MondoMostre Skira con il patrocinio di Roma Capitale e dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”), che ha selezionato il top dei protagonisti internazionali del discorso sull’arte multimediale: Paul Friedlander (UK), Esteban Diácono (Argentina), Can Buyukberber (Turchia/USA), Sachiko Kodama (Giappone), Chico MacMurtrie (USA) e il collettivo Universal Everything (UK) promettono effetti speciali (interiori ed esteriori)  e emozioni persistenti.

In mostra, anche opere provenienti dal festival internazionale ArtFutura che, dagli anni ’90, lavora proprio sul futuro dell’arte inteso come arte del futuro: “Nella continua ricerca di superare le frontiere della rappresentazione artistica digitale, come animazione computerizzata, video games ed effetti speciali, il festival ArtFutura ha presentato molti autori capaci di rappresentare le nuove tecnologie – spiega Montxo Algora – e per questa esibizione italiana ho riunito quegli artisti che hanno percorso in parallelo il cammino tra arte e scienza, incrociandosi su traiettorie nuove”.

Strepitose le istallazioni della fisica giapponese Sachiko Kodama, abile nel manipolare i ferrofluidi, sostanze con proprietà visive allucinogene, quasi magiche, che reagiscono alla prossimità di campi magnetici, vibrando e cambiando forma. In mostra la scultura più pesante del mondo: 4 tonnellate. Ma anche i lavori di Can Buyukberber, abile mixer di mezzi tecnologici, dalle proiezioni a mappatura, alle realtà virtuali, alle cupole geodetiche, che qui espone installazioni immersive dove il visitatore interagisce e si ritrova “dentro l’opera”. L’argentino Esteban Diacono, motion-graphics designer di Buenos Aires, è invece specializzato nella creazione di animazioni surreali con soggetti che sfidano le leggi della fisica, mentre Paul Friedlander, fisico e matematico, inventore della “chromastrobic light”,  una luce che cambia colore più velocemente di quanto l’occhio umano possa vedere, presenta una scultura di luce cinetica site specific che lo stesso artista considera come la più spettacolare mai creata.

Altro nome di fama internazionale in mostra è Universal Everything, il collettivo inglese di designer e artisti digitali, che, tra suoi progetti, vanta le immagini filmiche dei Giochi Olimpici di Londra 2012. Qui la tecnologia è al servizio delle emozioni per evidenziare la relazione dell’umanità con la tecnologia. Ma le sorprese sono multiple, come ad esempio per le opere robotiche dell’americano Chico MacMurtrie/ARW, che superano i confini della fisica basandosi sul lavoro del suo team di artisti, ingegneri, musicisti e scienziati pionieri nell’uso di materiali tessili ultraleggeri capaci di creare grandi e soffici sculture dinamiche che evocano strutture molecolari metamorfiche. Un viaggio mozzafiato nel futuro di cui, sensa saperlo, siamo in effetti già protagonisti.

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