Che piaccia o no alle femministe, di fatto lo sono anche io, una cougar, donna adulta a cui piacciono i ragazzi giovani. Docet Samantha Jones di Sex and the City, che però è ormai superata dalle nostrane Ornella Vanoni con i suoi toy boy Colapesce e Di Martino, uscito oggi a ruota dopo Orietta Berti: regine assolute tra le GILF (acronimo di Grandma I’d Like to Fuck – nonna che mi vorrei fare – step successivo delle MILFMother I’d like to Fuck – mamma che mi vorrei fare) e icone dell’ageless, uno dei tanti nuovi scenari della contemporaneità, dove tutto è fluido e i ruoli, di ogni genere, diventano codici trogloditici, età compresa, sono le principali alleate degli innovatori Generazione Zeta.

Eccolo il video di Luca Guadagnino, genio italiano nel mondo con Chiamami col tuo nome, candidato a tre Golden Globe, quattro Premi BAFTA e quattro Premi Oscar, che ritrae con una sfilza di azzardati primi-piani un’autoirinicissima Ornella Vanoni vestita a lutto con tanto di velina che rifiuta la corte dei due ragazzi (“Il fuoco ormai si è spento, non è un argomento“) fino a – colpo di scena – cambiare idea all’ultimo momento (“Qualche cosa magari si può fare“).

Prodotta da Federico Nardelli e Giordano Colombo, scritta da Colapesce e Dimartino insieme a Ornella Vanoni, la romantica e ironica Bossanova di Toy Boy è un viaggio d’amore tra le Isole Eolie ispirato alle atmosfere di La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria, l’album della Vanoni pubblicato nel 1976 nato col poeta brasiliano Vinicius de Moraes e il chitarrista Toquinho, che ha segnato la storia della musica italiana. I ragazzi stanno andando forte dopo Musica Leggerissima, già certificata triplo Disco di Platino e per 7 settimane consecutive in vetta alla classifica FIMI, dei singoli più venduti (ma anche Earone, uno dei brani più trasmessi dalle radio): riusciranno a battare Mille, del trio Fedez-Lauro-Berti, che sta torturando tutti, dato che non è possibile non sentirsela in testa h24?

Ma dato che questo non è un blog di critica musicale, torniamo alla riscrittura dell’immaginario in ottica di relazioni: il concetto di cougar, oltre ad essere una categoria del new porno, è stato utilizzato molto spesso in spettacoli televisivi, pubblicità, siti web e film dai primi anni 2000: la pellicola Cougar Club, distribuita nel 2007, ad esempio, così come il reality show del 2009 The Cougar o telefilm Cougar Town, in onda a partire dal 2009. Anche Tinder e le App di dating hanno dato una grande mano al fiorire di quella che oggi è diventata una vera e propria categoria di gusto, tanto da acquisire autorevolezza nel sempre più vasto panorama della “libertà di sentire”, slogan indiscusso della Generazione Zeta e delle nuove contemporaneità.

Post femminismi, anti sessismo, ageless, gender fluidity, non-binarismo: siamo nel grande mare del possibile dove canoni, codici, stereotipi, pregiudizi, standard, tradizioni, conformismi, convenzioni non sono più punti di riferimento ma gabbie da mettere in discussione, rovesciare, riscrivere. Come? Con l’attivismo ma anche con l’arte, la moda, la pubblicità e, appunto, le performance musicali, come quelle di questa calda estate 2021. Aiutano, naturalmente le categorie del kitsch e del camp, che mettono al riparo dal grottesco e dal ridicolo e, anzi, rilanciano con stile, aprendo l’immaginario a nuove proposte estetiche che sono, fortemente e inevitabilmente, anche socioculturali e “politiche”: per un mondo nuovo.

Sono molto felice che le nonne di oggi si alleino coi loro nipoti e li sostengano nella loro rivoluzione valoriale, oltre, come dicevo in apertura, al trovare personalmente molto vantaggioso lo sdoganamento dell’amore di noi tardone per quel fior fiore di gioventù in cui la linea tra ombelico e bendiddìo ancora non si è incurvata e viaggia, fiera, esattamente perpendicolare al suolo.

Continua a leggere su ReWriters Magazine.