Le donne lavorano gratis, si sa. Da sempre e quasi tutte. La maggior parte, almeno. Lavano, stirano, mettono a posto, cucinano, apparecchiano, curano i bambini, stendono i panni. Di solito contemporaneamente. E non solo. Si chiama lavoro invisibile, ed è anche il titolo del percorso multimediale alla Casa Internazionale delle Donne di Roma, inaugurato ieri e in scena fino al 28 febbraio, sul nuovo modo di lavorare nella contemporaneità.

Sono racconti ricostruiti dall’archivio di AAMOD attraverso le sue fonti storiche cinematrografiche – quasi tutte inedite. Fonti che interagiscono con suggestive installazioni di artisti multidisciplinari, mixando storia, e intrattenimento in una riflessione culturale, poetica, politica. Il lavoro di ricerca, ben rappresentato dall’interessante contributo dell’arte contemporanea, mette in evidenza come la femminilizzazione del lavoro sia un paradigma che ha trasformato il modo di lavorare dell’oggi e riflette come le richieste (o le pretese?) del mercato odierno sottolineino l’importanza del delle capacità multitasking delle donne.

“Cura, capacità di gestire le relazioni e risolvere problemi – spiega Cristiana Scoppa, ideatrice del progetto – spirito di sacrificio, gratuità, flessibilità, mobilità, multitasking sono oggi competenze richieste a tutte le persone, sia uomini che donne e provengono storicamente dal cosiddetto ‘lavoro di cura’ che le donne hanno sempre fornito – senza retribuzione – nella propria casa e per la propria famiglia. E che hanno portato nel mercato del lavoro, quando hanno cominciato a entrarvi in massa”.

Il progetto, promosso dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (AAMOD) in collaborazione con l’associazione “Per”, il magazine ondine “Babelmed” e la Casa Internazionale delle Donne di Roma è finanziato dall’Assessorato alla Cultura per offrire uno scorcio sul lavoro contemporaneo attraverso l’arte. L’artista Maria Chiara Calvani, ad esempio, percorre la città raccogliendo, registrando e mappando i gesti del lavoro di cura fuori dai luoghi domestici, mentre l’audio documentarista Andrea Giuseppini rintraccia le voci e i suoni del lavoro invisibile nei luoghi comuni. Sabato 31 gennaio e domenica 1 gennaio, invece, si svolgerà un laboratorio teatrale guidato da Olivier Malcor e Teresa Di Martino per allestire lo spettacolo di teatro-forum del 7 febbraio.

Interessanti anche le proiezioni di film riservate alle donne immigrate e il laboratorio audiovisivo curato da Antonio Venti e Carlo Antonicelli finalizzato alla produzione dei contenuti per una installazione in 3D mapping e realtà aumentata, dal 26 al 28 febbraio.

Prossimo appuntamento, intanto, il 5 febbraio, con “Volevo i pantaloni”: “ogni incontro – spiega Scoppa – permetterà di apprezzare uno o più film dell’AAMOD e un film documentario o un audio documentario di produzione recente, mentre il dialogo con il pubblico sarà affidato ad autori e autrici di romanzi, saggi e reportage giornalistici che hanno contribuito a svelare la trasformazione del mondo del lavoro da quando le donne vi hanno fatto ingresso”.

Venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 febbraio, poi, il clou: le pareti del cortile della Casa Internazionale delle Donne saranno animate da una proiezione in 3D mapping che remixa materiali conservati presso l’AAMOD e nuovi percorsi audiovisivi, per raccontare la trasformazione del lavoro dal punto di vista delle donne; una serie di QR codes, disseminati nei diversi ambienti della Casa, permetteranno di accedere ad altri racconti del lavoro invisibile attraverso smartphone e tablet, per una esperienza di realtà aumentata, mentre tre installazioni sonore a cura di Andrea Giuseppini nelle celle creeranno una suggestiva immersione nel lato nascosto del lavoro. Infine, una mappa interattiva, un video e un libro d’artista presenteranno il resoconto creativo delle perlustrazioni urbane di Maria Chiara Calvani.

Il sito, www.iraccontidellavoroinvisibile.it, darà conto di tutto il percorso creativo, rendendo visibile il fare dietro le quinte del progetto, come pure – attraverso uno speciale focus – il percorso di riflessione teorica e ricerca, delle donne e non solo, che oggi offre una prospettiva nuova per guardare alle trasformazioni del mercato del lavoro – e della vita – in corso.

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