Gli hotel per famiglie, sogno di chiunque abbia bambini al seguito, sono diventati ormai anche in Italia un’eccellenza, almeno al pari, se non di più, di quelli dei mitici paesi nord-europei, da sempre primi per qualità ed efficienza dei servizi. Basti pensare ai pluridecorati – secondo Trip Advisor – La Grotta di Vigo di Fassa, Piz Galin di Andalo, o Gambrinus Mare di Cattolica. Per non parlare del Cavallino Bianco di Ortisei, da tre anni giudicato il migliore del pianeta per la sua categoria: family hotel. Proprio lui, quest’anno, ha inserito nella propria mission l’apertura a tutte le famiglie contemporanee: “Accogliamo famiglie same sex con bimbi al seguito, sia con due mamme, sia con due papà. O famiglie ricomposte, o allargate, o monogenitoriali. In tutto il mondo il concetto di famiglia si è da tempo ampliato, ed è ora che anche l’Italia ne ridefinisca l’identità”, dice Ralph A. Riffeser, il creatore del nuovo Grand Hotel, nato dalle ceneri del Posta Hotel, di proprietà del padre.

Una scelta coraggiosa, visto che oltre il 70 per cento delle cento famiglie ospitate nelle cento stanze del Cavallino Bianco sono italiane, ossia provenienti da un paese che ad oggi ancora non riconosce per legge i diritti delle famiglie omogenitoriali, né rende possibile la monogenitorialità. “Per me è un orgoglio – continua Riffeser, un vero vanto poter ospitare formazioni familiari differenti: la diversità è sempre un dono immenso, un trampolino per ogni evoluzione”. Sfida non banale: stiamo infatti parlando di un’icona mondiale in quanto a rappresentazione della famiglia italiana, luogo d’élite dove le élite si incontrano e si confrontano, sorta di prova generale di convivenza tra famiglie di diversa provenienza, dal profondo sud al nord d’oltralpe. Per immaginarlo però bisogna raccontarlo.

A differenza di quanto si potrebbe pensare, ciò che caratterizza questo luogo non è l’onnipresenza dei bambini, le risa o i pianti, i giochi ovunque, le pappe sempre, e un mondo esclusivamente a loro dedicato. No. Il protagonista indiscusso è il piacere dei genitori. Un piacere fatto di lusso, di sfizi, di eccellenze, e soprattutto di pace e serenità. A cominciare, s’intende, dalla serenità dei figli. Ed è questa la filosofia del Cavallino, che lo differenzia da tutti gli altri kinderhotel (per dirla alla tedesca, indiscussa patria del genere): un posto dove genitori e figli, insieme, possano provare emozioni positive senza sacrifici e senza fatiche.

All’arrivo viene consegnato un albero di legno dove andranno attaccate le foglioline che il personale consegnerà per ogni iniziativa a cui si è partecipato: escursioni, trattamenti, aperitivi, spettacoli serali (c’è anche un piccolo teatro), giochi, etc. Le foglie hanno colori diversi a seconda che si tratti di una iniziativa pensata per la coppia, per il singolo, per il bambino, o per tutta la famiglia. “L’albero, che è il nostro simbolo, serve a stimolare un equilibrio familiare basato sulla soddisfazione di bisogni e desideri di ogni membro della famiglia, vista da ogni angolazione: il singolo, la coppia, i genitori, i figli”, spiega Riffeser. E in effetti le possibilità sono tante per tutti, e ben distribuite: dalla saletta riservata al lume di candela per una cena romantica mentre i figli giocano al Lino Land (il grande asilo del primo piano ha iniziative diverse a tutte le ore del giorno, fino alle 21), all’escursione guidata dall’esperto Markus (con passeggini sportivi in dotazione, o senza figli) nei sentieri o sulle piste più belle dell’Alpe di Siusi, del Sassolungo, dello Sciliar, dei monti Seceda e Rasciesa, o della Val Gardena; dagli spettacoli per tutta la famiglia al Teatro, ai trattamenti benessere in solitudine o in coppia; dalle piscine con gli scivoli d’acqua per bambini, a quelle con acqua calda all’aperto o in grotta; dai massaggi family, alle ventilazioni aromatiche in sauna; fino ai piatti dello chef, sempre curatissimi anche per i bambini, mentre eleganti camerieri servono con qualche sorriso in più per i piccoli portate locali e internazionali.

“Quando ci sono capitate famiglie omogenitoriali – racconta Emi Bonifacio, maitre d’hotel – tutto lo staff è stato pronto ad accoglierle con cura particolare, proprio per evitare che potessero sentirsi diverse dalla maggior parte delle altre famiglie. Con gli italiani è sempre un po’ più difficile perché di solito non si dichiarano. Per gli inglesi o i tedeschi invece è cosa normale, e non esistono imbarazzi di alcun tipo”. In effetti è bello pensare che un giorno, nel segnaposto del tavolo riservato ad ogni famiglia, possa comparire il doppio cognome delle famiglie same sex, proprio come adesso si trova scritto il cognome del marito.

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